Indagine ISFOL sul Servizio Civile: dov’è finita la Pace?
L’indagine ISFOL sul Servizio Civile: un quadro su motivazioni e caratteristiche dei giovani che scelgono di fare domanda, ma la visione risulta parziale. Vediamo perchè.
Molte testate giornalistiche online hanno pubblicato, rilanciato e diffuso la settimana scorsa, a seguito della presentazione a Roma presso la Sala Stampa del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i risultati della prima parte di un’Indagine che ISFOL sta svolgendo sul Servizio Civile Nazionale: “Il Servizio Civile Nazionale fra cittadinanza attiva e occupabilità”, condotta su un campione composto da 1.000 giovani rappresentativi dei circa 28mila avviati nel bando nazionale 2015.
GIOVANI IN CERCA DI LAVORO, I PIU’ ISTRUITI E PROVENIENTI DA UN CETO MEDIO ALTO
I risultati riportati, fanno notare le percentuali dei volontari in base al genere (il 65,3 % sono donne), l’età (il 48.1 % tra i 22 ed i 25 anni), il ceto sociale di provenienza (la maggioranza dei volontari proviene da un ceto medio-alto), la propensione alla
mobilità (l’86% vorrebbe spostarsi), il titolo di studio (si legge nel comunicato diffuso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che i volontari in Servizio Civile sono “più istruiti rispetto alla media della popolazione”: il 28,7% ha conseguito una laurea contro una media generale del 25%, il 35% sta seguendo un percorso formativo ed il 95% dichiara di conoscere almeno una lingua straniera a livello base) e soprattutto in base alle motivazioni: ben il 44,2% dei giovani che aderisce al SCN lo fa per accrescere le proprie competenze ed avvicinarsi al mondo del lavoro. Il comunicato sottolinea come, per quanto riguarda le motivazioni, ben il 23,5 % dei giovani sceglie il scn spinto dal “desiderio di aiutare le persone che hanno bisogno”. Vengono poi riprese e sottolineate nuovamente le esperienze lavorative, con il 46% di giovani che ne hanno già avute ed il 30% che non ha mai svolto alcuna attività lavorativa. L’86% dei volontari partecipa alle elezioni politiche, il 59% segue l’attualità. Per quanto riguarda il futuro, per il 33% dei giovani la tematica “lavoro” è prioritaria, a seguire la sanità (19%) e la scuola (16%).
DOV’E’ FINITA LA PACE?
Il questionario propedeutico all’Indagine, è composto di 6 moduli, con domande e risposte per la maggior parte a scelta multipla pre compilate. Un intero modulo è dedicato alla voce “Occupabilità”, alla voce “Cittadinanza attiva” 6 domande su 11 riguardano l’immigrazione e la discriminazione razziale, etnica e religiosa e solo una volta in tutto il questionario è menzionata la parola “Pace”, inserita tra le voci di cittadinanza attiva nella stessa “casellina” con protezione ambientale e diritti degli animali.
“Obiezione di Coscienza”, “Nonviolenza”, “Disarmo” sono voci assenti.
Anche alla luce dei risultati dell’Indagine, è sempre più evidente come il Servizio Civile Nazionale si avvicini sempre di più al mondo del lavoro e perda gradualmente il suo legame con le sue radici storiche e valoriali. Troviamo questi risultati parziali, in quanto anche quei pochi giovani che hanno fatto una scelta di obiezione di coscienza, di nonviolenza, di formazione, non hanno avuto la possibilità se non attraverso la voce “altro” di renderlo noto.
La relegazione alla voce “altro” di alcune delle radici portanti del Servizio Civile, è uno dei tanti dati, assieme alla burocratizzazione eccessiva e le contraddizioni che stanno caratterizzando anche la sperimentazione sui Corpi Civili di Pace, che ci rendono ancora più determinati nella nostra missione di Antenne di Pace e di Caschi Bianchi: dare voce a chi non ha voce. Diamo voce a chi ha scelto il percorso di servizio civile oltre che per tutte le buone ragioni riportate dall’Indagine, anche per una scelta di formazione alla nonviolenza, alla conoscenza ed al rispetto dell’altro, all’incontro con l’altro. Diamo voce a chi, anche se non fa parte del 28,7 % più istruito, trova il coraggio di intraprendere un cammino non facile di consapevolezza di sé e dei propri limiti, cammino che diventa scelta, giorno dopo giorno. A chi non conosce nemmeno un’altra lingua straniera ma si interroga sulle diverse modalità di comunicazione.
A chi, in quella voce “altro”, ha scritto la sua volontà di costruire la Pace.
LEGGI DI SEGUITO LE TESTIMONIANZE DIRETTE DEI VOLONTARI
“Era meglio se facevi il militare invece del casco bianco!”. Lì per lì mi ha fatto incavolare la sua affermazione, per cui ho risposto un po’ arrabbiato: “Perché?”. “Perché tra un pò ce ne sarà bisogno, se arriverà la guerra”. (Per quello che ho da fare) Faccio il militare – Andrea
“Pacifista può essere solo chi ha vissuto un conflitto” – dice – “un conflitto di qualsiasi genere, anche personale”
“Cosa significa vivere la nonviolenza?” Pasqua, nonviolenza, non-lasciar-morire” – Damiano
“Abbiamo anche sentito l’esigenza di raccontare ai bambini il perché della nostra presenza in Romania, inoltre il nostro desiderio era di spiegar loro chi sono i Caschi Bianchi e i valori nei quali crediamo.L’ultima settimana di scuola abbiamo quindi dedicato una lezione alla gestione nonviolenta dei conflitti”. Una scatola magica per educare alla nonviolenza – Martina
“La mia stessa esperienza di Servizio Civile è frutto di uno storico perchè?, di un dubbio che si è concretizzato in una scelta con conseguenze anche terribili per chi l’ha presa prima di me, la scelta di non armarsi contro un altro essere umano.” “Un diritto in un perchè” – Ilaria
Caschi Bianchi oltre le vendette GUARDA IL VIDEO |
Ricordiamoci da dove veniamo, guarda i video
23 marzo 2015 – Servizio Civile, video TG1
1995 – Intervista Maurizio Costanzo Show, si parla per la prima volta del servizio civile volontario e dell’istituzione del corpo dei Caschi Bianchi.
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