“Opportunità” di servizio nel senso piu’ nobile del termine, secondo l’ideale evangelico, sull’esempio di Gesù che “è venuto per servire” e condividere la vita con gli ultimi.
Come dire al fuoco: “non bruciare! ” o all’acqua: “non dissetare!” Non puoi dire all’uomo: “non amare!” perché noi veniamo dall’Amore!
Ed ecco che laddove c’è la perversione di questa natura, germe di ogni ingiustizia, ci è dato di essere “segno di contraddizione” per portare alla luce tutto il bene che c’è. Opportunità di costruire una pace che viene dalla scelta di servire il mondo nella giustizia e nel riscoprire in essa la nostra vocazione.
“Bella”, perché non c’è niente di più bello dell’Amore che si conferma nelle opere, affinché tutte le informazioni che ci vengono date non si riducano a una vuota filantropia, ma si trasformino in Vita! In quella Vita che nella condivisione genera la gioia. Per ricordarci che siamo una Chiesa “in uscita” verso l’altro.
Poiché come in tutto il mondo, anche qui, “certe strade” non verranno mai a bussare alla tua porta, alcune hanno troppa vergogna del loro fango, ma sperano ancora di essere visitate; altre, denudate della loro dignità, preferiscono essere dimenticate, forse fino a quando non sapranno che c’è qualcuno disposto a ricordarsi di loro per sempre.
Dall’inizio della mia permanenza qui in Brasile ho svolto il mio servizio nel centro diurno per sordi, in un quartiere periferico di Coronel Fabriciano, Corrego Alto, nel quale sono presenti anche altri progetti dell’associazione.
Quello che ho potuto notare è stata la carenza di interrelazione tra i vari progetti e di integrazione con l’esterno. Come Caschi Bianchi siamo chiamati ad essere “operatori di pace”. Da qui l’idea di instaurare una relazione tra il “dentro” e il “fuori”, e stimolare questa volontà anche nelle realtà circostanti alla nostra, per scavalcare ciascuno le proprie convinzioni, facendo il salto dall’apparire all’essere, perché al di là dei nostri preconcetti tutti cerchiamo e abbiamo bisogno della pace, che non puo’ prescindere dalla condivisione!
La pace che si realizza su un prototipo non comune alla logica umana, la quale sperpera le attese che scandiscono la crescita di ogni uomo e il processo di ogni popolo verso la libertà, la stessa che si costruisce non a partire dal tetto ma scavando le fondamenta fino a raggiungere l’Indispensabile.
Il Natale andava approssimandosi, e quale tempo più propizio per invitarci alla pace! Così è nata l’idea di realizzare un incontro che vedesse partecipi le realtà del territorio.
Non è stato semplice scuotere le assopite coscienze in loco, sedimentate in un clima di faziosità, tra cui la comunità evangelica. Ma poi è stato bello vedere tutti quanti contribuire, affinché tutto fosse possibile!
La messa in scena si è svolta nella chiesa “San Guido Maria Confort”. Il luogo è stato provvidenziale, quasi a favorire questo innesto tra interno ed esterno, rivelatosi anche ecumenico, per cui l’Associazione usciva per andare incontro alla comunità che, a sua volta, l’accoglieva.
Abbiamo realizzato la messa in scena di Natale con costumi cuciti a mano, e con il coinvolgimento di tutti gli abitanti del territorio, appartenenti a diversi gruppi e comunità. Dalla scuolina, pastori ed angeli sono partiti in processione per giungere al cortile della Chiesa, dove hanno trovato il sacerdote, i cantori e Maria e Giuseppe con il Bambino. Al termine della celebrazione, caratterizzata da elementi, gesti e canti di adorazione e riflessione, le famiglie sono state invitate ad avvicinarsi al braciere, segno dell’ardente carità di Dio, dove simbolicamente hanno gettato un cuoricino di cartone in dono, ed hanno acceso una candela. Dopo l’invito del sacerdote a curare nella quotidianità il fuoco e la luce condivisi, la festa è continuata nel cortile della Chiesa, dove molte persone avevano portato del cibo per tutti. Un bel momento ed una bella soddisfazione per essere riusciti ad unire più realtà differenti, con lo spirito di innesto tra “interno” ed “esterno” che si interscambiano.
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