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Bolivia Caschi Bianchi

Referendum in Bolivia: vince il “NO” alla ricandidatura di Evo Morales

Il “No” appariva molto più sporadicamente sulle facciate delle case, per non parlare della poca frequenza con cui veniva “sponsorizzato” dai mass media. Tommaso da La Paz ci aggiorna sul “clima” e sui fatti legati al Referendum che in questi mesi ha scosso la Bolivia.

Scritto da Tommaso Sartori, Casco Bianco Apg23 a La Paz

Il 22 gennaio 2006 Evo Morales Ayma e Alvaro Garcia Linera diventano rispettivamente Presidente e VicePresidente della Repubblica di Bolivia. Attualmente sono ancora in carica, dopo aver cambiato la Costituzione nel 2009, e aver cambiato il nome del Paese in “Estado Plurinacional di Bolivia”. Sono quindi 10 anni che i due politici ricoprono le cariche piu’ alte dello Stato e avendo vinto per la seconda volta consecutiva le elezioni nel 2015 rimarranno al governo fino al 2020.

Dalla fine del 2015 il Presidente “Evo”, come lo chiamano praticamente tutti i boliviani, ha lanciato una forte campagna per la modifica parziale della Costituzione. L’articolo in questione è il numero 168 della Costituzione. E’ stato cosi indetto un referéndum che si e’ tenuto il 21 febbraio. Si domandava ai boliviani: “¿Usted está de acuerdo con la reforma del artículo 168 de la Constitución Política del Estado para que la presidenta o presidente y la vicepresidenta o vicepresidente del Estado puedan ser reelectas o reelectos por dos veces de manera continua?.” *

Gia’ da novembre la questione ha iniziato ad animare l’opinione pubblica e in tutte le città sono apparsi scritte sui muri, volantini, poster favorevoli o contrari alla modifica. La mobilitazione per il “Sì” però è stata molto piu’ forte e continua. Il governo in tutte le sue uscite pubbliche ha sottolineato l’importanza del Referendum e del “Sì”. Giornali, radio e televisioni hanno passato con maggiore frequenza il messaggio della necessità di mantenere una continuità politica per la stabilità del Paese. Il “No” appariva molto piu’ sporadicamente sulle facciate delle case, per non parlare della poca frequenza con cui veniva “sponsorizzato” dai mass media.

Parlando con la gente però si percepiva una necessità di cambiamento, una perdita di consenso da parte delle autorità, una consapevolezza che 20 anni di governo composto dalle stesse persone, avrebbero potuto portare la Bolivia alla situazione che precedente al primo governo Morales, ovvero una dittatura mascherata. I boliviani ricordano bene cosa accadde. Non dimenticano l’ottobre nero di “El Alto”, città che si era sollevata per prima contro il Presidente-dittatore Gony e che aveva vissuto sulla sua pelle una fortissima repressione che aveva portato anche a parecchi morti. I boliviani, ed in particolare gli “altenos”, avevano però lottato e nonostante grandi sofferenze erano riusciti a costringere Gony alla fuga negli Stati Uniti, Paese che aveva sempre appoggiato quel governo deplorevole, non prima però di aver ritirato dal “Banco de Bolivia” milioni e milioni di dollari.
Molti boliviani quindi temevano un eventuale ritorno al passato, invece di appoggiare gli slogan del MAS (Movimento Al Socialismo, il partito di Evo Morales) che facevano della continuità l’unica forma per procedere verso un futuro migliore.

Negli ultimi mesi inoltre il partito di governo ha compiuto diversi errori politici da non sottovalutare.
Tra questi, fondamentale il non aver compiuto le promesse fatte al popolo potosino. Era stata infatti stipulata una lista di progetti per il Departamento di Potosi’, ma non ne è stato messo in pratica nessuno. Anche per questo motivo il “NO” avrebbe raggiunto circa l’80% in questa regione boliviana.
Un altro grande problema sorto per il Governo Morales è stato quello legato al “Fondo Indigena”, da cui sono scomparsi oltre 70 milioni di bolivianos e ci sono state varie indagini per corruzione che hanno coinvolto membri del MAS.
Ultimo invece a livello temporale, ma non per importanza, l’assalto da parte di alcuni soggetti appartenenti al MAS, infiltrati tra i padri di famiglia che protestavano per la condizione delle scuole, nell’Alcaldia di “El Alto”. L’attacco è stato premeditato e sono morte nell’incendio della struttura 6 persone e ferite oltre 20. Tutto ciò per far scomparire alcuni documenti rilevanti per le indagini che si stanno compiendo contro alcuni membri del MAS.

Detto questo, arriviamo al giorno fatidico del referendum, domenica 21 febbraio.
Le città ed i villaggi boliviani hanno vissuto senza mezzi di trasporto questo giorno fondamentale, essendo proibito l’utilizzo di qualsiasi mezzo a motore nelle giornate di voto. L’affluenza è comunque stata altissima, oltre 6 milioni e mezzo di persone.

Nonostante la presenza di diverse organizzazioni che controllavano la regolarità delle votazioni, vi sono stati diversi problemi. Per esempio a Santa Cruz sono state bruciate delle urne e delle “papeletas” (fogli su cui votare) perché avevano gia’ una X sul “Sì”. A La Paz invece sono stati trovati diversi fogli bucati, quindi da invalidare, e si sono verificati problemi vari nel conteggio, tra cui per esempio l’aver invertito nel risultato finale di un seggio i voti del “Sì” e del “NO”.

Dopo un paio di ore di tensione hanno iniziato ad uscire le prime statistiche e tutte davano come vincitore il “NO”, alcune con oltre 12 punti di distacco.
La mattina del 22 febbraio il VicePresidente Linera ha parlato di “pareggio tecnico”, sottolineando che il conteggio dei voti non era ancora terminato, si era arrivati al 72 % circa, ed era possibile un cambiamento radicale della situazione.

In serata dopo il conteggio di circa l’80% dei voti si è arrivati ad un 54% per il “NO”, contro un 46% per il “Si”.
Probabilmente il 6 marzo si dovranno ripetere le votazioni in alcune zone del Dipartimento di Santa Cruz.
Molti votanti per il “NO” temevano possibili rappresaglie da parte dei membri del MAS, in queste ore o anche in futuro. Fortunatamente però la situazione in questo momento sembra tranquilla. C’è anche chi ritiene che il problema si dovrà affrontare nel 2020, quando il Presidente Morales dovrà definitivamente cedere la sua carica.

*Lei si trova d’accordo con la Riforma dell’articolo 168 della Costituzione per permettere al/alla presidente ed al/la vicepresidente di essere rieletti per la seconda volta continuativa?

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