Una riflessione sulle condizioni della figura femminile qui in Sri Lanka l’ho cominciata per colpa… dei miei capelli e dei miei modi fare così occidentali.
Me ne sono accorta camminando per strada, qui a Ratnapura, il piccolo villaggio dove vivo e presto servizio. Qui i capelli corti, come quelli che ho io, li hanno solo le bambine, le donne li portano lunghissimi, e comunque almeno fino all’altezza delle spalle. Le prime volte che sono andata nel villaggio molti mi guardavano con facce sorprese: una donna bianca e per di più con i capelli cortissimi.
Una differenza che superava le tradizioni e le abitudini culturali che riguardano molte ragazze e donne in questo paese.
Le madri già quando aspettano un figlio, spesso preferirebbero avere dei maschi: le bambine devono essere molto più protette perché spesso sono vittime di abusi, in età adolescenziale e anche prima e inoltre è piuttosto diffuso un certo maschilismo.
La scuola inizia all’età di quattro anni e in tutto il percorso scolastico le classi sono quasi sempre miste. Al massimo può capitare che ci si divida all’interno delle classi con le ragazze tutte da una parte e i ragazzi tutti dall’altra. Arrivati al college esistono anche scuole divise per sesso.
Ad ogni età, si indossa l’uniforme. Per le bambine e ragazze, anche crescendo, non cambia: è sempre un vestito bianco con la gonna sotto al ginocchio e, se si hanno i capelli lunghi vanno raccolti in trecce legate da fiocchi neri ed al collo una piccola cravatta nera. Non si possono indossare orecchini pendenti, collane, braccialetti e smalto per le unghie.
Le scuole statali sono frequentate senza distinzioni dalle diverse confessioni religiose presenti nel paese (buddista, cristiana, musulmana, induista) anche se ciascuna, come in altri paesi, è libera di avere degli istituti propri.
Lo Stato aiuta le famiglie più povere fornendo il materiale necessario per permettere ai figli di frequentare la scuola come scarpe e uniformi, ma non i libri e i quaderni.
Non tutte le ragazze hanno la possibilità di proseguire negli studi e arrivare, ad esempio, all’Università. A questo contribuiscono non solo ragioni economiche, che comunque incidono. A parità di possibilità i maschi hanno la precedenza. Di solito è il padre, il capofamiglia, che decide che le ragazze, già dopo i 13 anni, rimangano a casa e comincino a prendersi cura della casa, si occupino delle faccende domestiche e accudiscano la famiglia. Nelle famiglie più ricche, e in special modo in quelle di cultura musulmana, spesso i genitori scelgono comunque di far rimanere in casa la figlia pagando un insegnante privato che le faccia lezione.
In passato spesso queste ragazze si sposavano molto giovani, già a 14/15 anni, mentre oggi il Governo ha fissato l’età minima per il matrimonio a 18 anni.
Come mi ha raccontato Dinusha una ragazza del villaggio in cui mi trovo, l’età media in cui ci si sposa va dai 22 ai 24 anni. Esistono ancora matrimoni precoci e in questi casi a decidere è la famiglia, non certo le ragazze.
Anche sull’abbigliamento le donne devono avere alcune attenzioni. Evitano di usare i pantaloncini corti. Li utilizzano per fare attività sportiva e la maggior parte li porta sotto il ginocchio o mette direttamente pantaloni della tuta lunghi.
Al tramonto, quando il buio prende il sopravvento, in città, le donne, le ragazze e le bambine, sembrano scomparire, come volatilizzate. Sono pochissime quelle che si vedono in giro per via dei pericoli che incombono: il rischio di essere aggredite e abusate da persone alterate dal consumo di alcol e droghe o anche solo con dei problemi mentali.
Sono diffuse anche alcune credenze che le madri tramandano alle figlie, come quella del fantasma. Raccontano che con il calare della sera e del buio appare un fantasma che le segue e può far loro del male e non sono poche le ragazze che, per superstizione, credono a questa storia.
La donna qui deve subire ancora molte limitazioni: la maggior parte rimane in casa prendendosi cura anche della famiglia.
Molte delle opportunità che una ragazza può avere dipendono dalla famiglia in cui vive: in quelle in cui c’è una certa libertà viene meno l’obbligo di stare in casa e non uscire la sera o addirittura scegliere se sposarsi o no, nelle famiglie più “severe” invece può essere deciso dal capofamiglia chi dovrà essere il marito e non è possibile opporsi a questa decisione. In generale le famiglie musulmane tendono ad essere un po’ più rigide rispetto a quelle di altre culture.
Per le ragazze di religione buddista è molto sentito il passaggio da bambine a donne. Questo rito mi è stato spiegato da una ragazza secondo quella che è la tradizione del suo villaggio e che si tramanda di famiglia in famiglia, per questo alcune cose, come il numero dei giorni che la ragazza deve stare chiusa in camera, può variare. Tutti questi giorni e tutto questo rituale viene dettato da un chiromante. Dal giorno in cui hanno raggiunto la maturità non possono uscire di casa dai cinque fino ai dieci giorni dopo e non possono farsi vedere da nessuno tranne che dalla madre. Per tutti questi giorni non può lavarsi, mangiare cibi fritti ne carne, pesce e uova. Passati quei giorni la madre lava la figlia con una brocca in terracotta con dentro l’acqua e le fa cadere addosso anche dei fiori. La ragazza va all’entrata della casa e mette delle foglie per terra davanti all’ingresso poi prende una noce di cocco e la deve scaraventare a terra per aprirla e deve ripeterlo fino a quando non riesce a dividere il cocco in due. Dopodiché la ragazza entra in casa e mette una specie di stuoino a terra dove ai quattro angoli ci sono le candele, una per ogni angolo e al centro un piatto con della frutta e dei fiori, questa però non viene mangiata! La ragazza deve spegnere le candele facendo un battito di mani che con l’aria che provoca fa spegnere la fiammella se non riesce deve ripeterlo fino a quando non le ha spente tutte. Tutti questi gesti hanno un valore simbolico ed augurale: perché si abbia una vita fortunata, con un futuro felice, una bella famiglia con figli da cui sia allontanato il malocchio. Dopo questa esecuzione va davanti al Buddha e chiede la sua benedizione. Tutti questi procedimenti hanno dei tempi molto precisi che vanno seguiti. Infine si prepara la tavola e si mangia con la famiglia e parenti stretti; da li inizia la festa che prosegue con musica e banchetti per due giorni.
Questo è un evento importante e molto bello per tutta la famiglia.
Incontrando le donne qui spesso mi hanno ripetuto “Fatti crescere i capelli” e io ogni volta ho dovuto rispondere “Mi dispiace, questi sono i miei capelli e rimangono di questa lunghezza”, anche perché sono già un po’ più lunghi di come erano in Italia.
Tra qualche anno una cosa del genere, in un paese che si adatta sempre più velocemente all’occidente, sarà normalissima ma oggi, in questo piccolo villaggio ancora molto chiuso e tradizionale, mi piace che sia anche un mio piccolo segnale di libertà.
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