“Buoi che tirano l’aratro, cavalli che pestano il grano per la battitura, mi lavo con l’acqua riscaldata sulla stufa e cammino ore per spostarmi da un luogo all’altro, anche di notte – io con la pila, le ragazze dell’Università vedono al buio. Giuro, anche quando non c’è la luna. A Illauro ci si entra attraverso una porta spazio temporale che ti riporta ad una vita semplice. Ho zappato patate, sgranellato mais, lavato vestiti a mano, tagliato legna, trasportato pietre assieme alle ragazze dell’Università, oltre che aver insegnato loro inglese.
Edenith, Juliet, Neomicia, Dalicia, Naida, Maribel, Marina, Katia, Santa, Clara, Evelin, Liz, Susanna, Reyna, Adely, Yeri, Gina, Flora. Tutte hanno storie speciali. Sono per me amiche quando ridiamo insieme, studentesse quando continuano a pronunciare la “e” iniziale in ogni parola che invece in inglese inizia per “s”, e sorelle quando pazientemente mi aspettano su per una salita, ed io aspetto il mio fiato che resta un po’ più in giù di me”
Mi sono fermata a Illauro per circa un mese e mezzo, questo piccolo paradiso che oltre ad essere un balcone affacciato sulla Cordilliera Blanca, è uno dei poli didattici dell’Università ULADECH.
La casa è abitata dalle 17 studentesse, dalle due assistenti, da una professoressa e dalla responsabile: madre Maria. Le ragazze provengono da parti diverse del Perù, chi dalla vicina Pomallucay, chi dalla più lontana e calda Pucallpa, chi dalla più conosciuta Cusco.
Ore 5.00 sveglia e studio, ore 6.30 meditazione, dalle 7.15 alle 8.00 si cucina per pranzo e cena, ore 8.00 colazione. Da qui si inizia la classe, fino alle 12.30, ora di pranzo. Dopo aver lavato piatti e spazzato, un’ora di gioco, per poi tornare o in classe, o a fare il doposcuola con i bambini della primaria, o nel taller di cucito. Questo fino alle 16.30, quando hanno le ultime 2 ore di lezione della giornata. Ore 19.30 si cena, ore 21.30 si spengono le luci. Il giovedì è il pomeriggio dedicato all’aiuto ai poveri, ognuna va in una casa del pueblito e fa quel che c’è da fare. Il sabato e la domenica si parte per l’oratorio nei caserios “vicini”: c’è chi cammina per 4 ore, chi per 2, chi per 5. Il lunedì si ricomincia.
Dopo giornate così, io già alle 20.00 iniziavo a sbadigliare, battendo ogni record quando una sera sono crollata a letto alle 20.56.
Il primo giorno in cui ho insegnato inglese in classe, ero molto agitata. Sfogliando quaderni degli anni precedenti, leggo che hanno già studiato i verbi al passato, al futuro, la forma in ing. Dopo 3 mesi che il mio cervello si sforzava di parlare spagnolo, non mi uscivano parole in un’altra lingua. Poi arriva l’ora del primo test, pensato per poter capire da dove iniziare, e mi rendo conto che a fatica le ragazze riescono a ricordare frasi di presentazione e pronomi personali, dopo due anni di studio.
Questa è già una fotografia dell’attuale condizione educativa nelle aree rurali del Perù, nonostante l’Università gestita dall’Operazione Mato Grosso sia di livello nettamente superiore rispetto ad altre scuole sparse nella Sierra della regione di Ancash.
Visitando diverse scuoline e chiedendo informazioni a professori e personale scolastico, noto che c’è una netta differenza tra la qualità dell’educazione in Costa e Sierra, questa differenza contribuisce ad aumentare la distanza che già esiste tra le due realtà e favorisce lo “sviluppo” ed il sovrappopolamento di una – la Costa – e l’abbandono e la poca valorizzazione dell’altra – la Sierra.
Il metodo di insegnamento è improntato sull’apprendimento mnemonico, che può essere vantaggioso per alcune materie, ma che per esempio nell’imparare una nuova lingua, risulta decisamente sfavorevole.
Molti bambini provengono da famiglie dove non si parla spagnolo, ma quechua. Questo rende difficile la comunicazione in classe e la comprensione da parte degli studenti di consegne e spiegazioni.
Tanti professori non rispettano gli orari scolastici ed alcuni arrivano in classe ubriachi.
Molte famiglie hanno bisogno che figli e nipoti lavorino il campo, portino al pascolo gli animali, taglino legna. Questo fa si che la frequenza scolastica sia discontinua e che gli venga oltretutto data poca importanza.
Il polo didattico di Illauro ospita il corso di Educazione Primaria, quelle 17 ragazze diventeranno maestre.
Il primo giorno del corso di inglese, ho chiesto di scrivere sui rami di un albero disegnato le loro aspettative, sulle radici le loro paure, e sul tronco quello che possono fare per superare le paure e raggiungere ciò che desiderano. Leggendo le loro risposte: le paure erano tutte identiche, le aspettative e gli obiettivi erano alti, ed il tronco era ben solido e determinato. Sono gli strumenti e le opportunità che vanno cercati e create, ma si è sulla buona strada.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!