Brasile Caschi Bianchi

Le persone non hanno colore, le persone hanno una storia

Ricordando la morte, nel 1695, del leader Zumbi dos Palmares, fondatore e capo di uno dei più importanti quilombos, le comunità di schiavi fuggitivi le comunità afrobrasiliane celebrano il 20 Novembre il giorno della Coscienza Negra.
Una occasione preziosa per promuovere diritti di tutti e per tutti.

Scritto da Redazione Antenne di Pace

Il 20 novembre si celebra in tutto il Brasile la festa della coscienza negra. Viene commemorato un passato fatto di sofferenza e di lotta per la libertà, portata avanti dagli schiavi africani durante e dopo la colonizzazione, per il riconoscimento di un diritto di uguaglianza che va oltre le sfumature della nostra pelle. 

L’obiettivo della festa della è far conoscere la storia di persone a cui fu rubata la vita, deportati con la forza, strappati dalle loro famiglie e dalle loro terre d’origine in Africa, per lavorare come schiavi nelle immense terre brasiliane, ricche di oro, diamanti e materie prime. L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in Brasile, attraverso il lavoro fatto nell’Espacio Creativo, un asilo nido dove bimbi di 2 -3 anni, ogni giorno vivono insieme crescendo nella convivenza, nella condivisione, cerca di gettare il seme della pace in queste giovani vite, guardando ai bambini come la chiave di volta su cui costruire un futuro che non assomigli al passato.
All’interno dell’asilo si prova a portare una carezza alle loro anime che, cresciute nelle differenze, possano in futuro vederle come risorse anche all’interno di un conflitto, trasformandole in una potente alternativa alla violenza.
La rimozione delle cause che generano e hanno generato problemi di discriminazione razziale immensi sembra, davanti a questi bambini, una cosa possibile, un evento prossimo. Lo scambio che si crea nello stare insieme, nel giocare, del condividere la propria giornata può creare ponti e stabilire connessioni profonde.
Eventi come la celebrazione della coscienza negra potrebbero sembrare superati da alcuni o considerati inutili da altri. L’importanza e la rilevanza che dobbiamo dargli non dipende da chi li guarda come eventi esterni ma da chi vive sulla propria pelle le discriminazioni e ci si dovrà battere finché ci sarà anche solo una persona che subisce o soffre violazioni dei diritti per qualsiasi tipo di pregiudizio.
Così come scrive Joaquim Barbosa, primo giurista nero in Brasile e fino a giugno 2014 presidente del Supremo Tribunale Federale «in Brasile il razzismo è nascosto, sottile, non dichiarato nella sua espressione, mascherato e sottovalutato dai media, e rimane però estremamente violento».
La schiavitù in Brasile venne abolita nel 1888, ma la verità è che persistono molte forme di discriminazione razziali.
Qui quello dei “primo mondo” per molte persone non è solo un mito: in tanti ci credono veramente, parlano dell’Europa in questi termini e hanno un forte senso di inferiorità verso il “nord del mondo”.
Dati alla mano l’analisi viene ancora più facile e si capisce quanto le disuguaglianze siano radicate nel tessuto economico e sociale: un nero guadagna in media la metà di un bianco; il salario di una donna di colore è mediamente un quarto di quello di un uomo bianco; nelle favelas di Rio de Janeiro più della metà degli abitanti sono neri, nei quartieri chic appena il 7%. Il 90% degli iscritti all’università pubblica è bianco anche se negli ultimi anni grazie alle quote razziali si stanno aprendo alcune porte e si garantisce l’istruzione universitaria alla popolazione di colore. Alla televisione si può vedere una sola giornalista di colore durante i telegiornali e nelle telenovelas i ruoli ricoperti da attori neri sono principalmente quelli di aiutanti domestici. Le posizioni di potere sono riservate ai bianchi: 96% dei dirigenti, 95% dei parlamentari, 97% dei magistrati. Socialmente questo ha un peso molto alto, ricade dentro un mondo che viaggia alla velocità di internet, che vede cambiamenti rapidi, con l’economia dello Stato che cresce molto in fretta ma che lascia il distacco tra ricchi e poveri amplio e ben marcato.
Questo limita fortemente anche un rinnovamento nei settori più importanti dell’economia, dell’amministrazione e della politica, ma anche nella testa e nel cuore delle persone.
Il Brasile rientra nel BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) acronimo che raggruppa dei paesi emergenti, in via di sviluppo, con una economia che cresce a ritmi elevati, politiche economiche che spingono a forti cambiamenti, spesso necessari e anche positivi rispetto ai bisogni delle fasce più povere della popolazione. Il paese si sta formalizzando molto a livello burocratico e amministrativo, cerca di portarsi alla pari con i livelli del mondo occidentale, così come viene chiesto anche dalle Nazioni Unite. Gli indicatori di sviluppo sociale migliorano ma il problema fondamentale rimane nella comprensione da parte delle persone che vivono lo Stato, che lo animano. Una legge può essere formalmente e moralmente perfetta ma se il livello di coscienza non riesce a farla propria, non la comprende, questo porta più risvolti negativi che positivi.
Come scrive Augusto Boal, brasiliano, fondatore del teatro dell’oppresso “in ogni cultura, le verità sono testimonianze autoaffermative di ciascun settore sociale e momento storico, con tutte le contraddizioni possibili.”
La violenza e le discriminazioni presenti in Brasile facciano pensare, riflettere su quanto sia difficile una crescita armoniosa e unita e non solo guardare al Brasile come una terra da sogno, piena di bellezza e immensa ricchezza.

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