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Caschi Bianchi Guinea

Guidare in Africa: un mestiere affatto difficile

La storia di Yoseph: migliaia di chilometri percorsi e molti nuovi inizi

Scritto da Michele Pasquale – Casco Bianco Caritas Italiana

Ho conosciuto questo competente chauffeur quasi per caso. Durante gli spostamenti in città per le commissioni quotidiane, in via informale offrendogli una tazza di caffè italiano preparato con una vera moka o mangiando con lui un panino prima di una partenza per un suo viaggio di lavoro. Gli ho domandato se volesse raccontarmi la sua storia. Ha subito accettato l’intervista. 

Yoseph è nato due volte. In Costa d’Avorio nel 1980, in Guinea nel 1979. Se possiedi già una carta di identità, in Guinea non hai diritto ad avere la doppia nazionalità. «Non c’è problema, un solo anno non fa differenza», gli suggerì suo padre, proponendogli di nascondere i documenti originali per ottenerne di nuovi. Suo padre è arrivato nel 1999, lui nel 2003. Yoseph oggi usa solamente il documento guineano, tutti i suoi documenti seguono quelle indicazioni. Yoseph ha due nomi. Koumbali Yoseph in Guinea, Yoseph Dobanga in Costa d’Avorio. Ma tutti lo chiamano Joe.
Ha studiato all’école première per 7 anni ed ha in seguito appreso il mestiere di meccanico d’auto per 2 anni. Sua madre, musulmana di etnia Konianké, sposò suo padre, cristiano di etnia Kono. Un fratello della madre li raggiunse dalla Liberia per impedire quell’unione con un non-musulmano. Per questa ragione, suo padre volle convertirsi, ma gli fu impedito. Per tre anni il cognato la allontanò, fino a farla divorziare. Suo padre sposò un’altra donna impostagli dalla sua famiglia, accettando. Anche sua madre si risposò, senza obbligo, con un uomo dello stesso villaggio. La nuova compagna del padre, tuttavia, non lo accettò e fu molto dura con lui: era invidiosa dei suoi buoni risultati a scuola e non lo voleva in casa. Per questa ragione Yoseph cercò di apprendere il mestiere di meccanico presso un centro professionale. Dopo aver ottenuto la licenza di guida trovò lavoro presso una società di trasporti come autista di bus da 60 posti. Suo fratello lo raccomandò per un impiego in una famosa azienda per fare delle consegne nella capitale ed in seguito un conoscente gli propose di cominciare a lavorare in una piantagione di caucciú in Guinea. Qui rimase a lavorare per sei anni ma, per i forti dolori alle ossa causati dal clima e dal grande sforzo, dovette lasciare. Arrivò a N’Zérékoré nel 2001/2002. Il direttore di una ONG gli propose prima un posto come guardiano ed autista occasionale, in seguito come primo autista. Viaggiò per Kankan, Labe, Conakry e N’Zérékoré. La ONG decise, per volere del direttore, di avere personale esclusivamente di etnia Peulh; tuttavia, dal momento che nessuno sul campo poteva comprendere ciò che veniva detto da altre etnie, cominciò ad avere dei problemi. «Con un programma di finanziamento internazionale, la mia ONG riuscì ad ottenere una macchina per le missioni sul campo, ma non bastò. Nel 2002 mi sposai, ma lei mi lasciò perché non avevo più un salario». Incominciarono le difficoltà e la voglia di ripartire. Dopo aver tentato di raggiungere Cadiz su una piroga a motore con altre 25 persone, pagando una grossa quota e rischiando la vita tra le onde dell’oceano, dopo pochi giorni viene rimandato in Senegal dalle autorità spagnole. A Dakar comincerà a fare il durissimo lavoro del pescatore per 12 ore al giorno per circa un mese. Fu allora che il responsabile del programma internazionale conosciuto in Guinea gli propose di stilare un diploma che dimostrasse la sua formazione come autista. Gli venne assegnato un posto come chauffeur nella regione forestale: si trattava di accompagnare due collaboratrici europee che lavoravano nel sud del paese. Yoseph decise di lasciare il suo vecchio posto ove non riceveva il salario da un anno intero ed iniziò a lavorare per la nuova organizzazione nel febbraio 2009. Le difficoltà private continuavano. Dopo il primo divorzio, sposò la sua recente moglie. «Io non volevo farlo, avevo due figli dalla prima compagna e volevo prima di tutto trovare un’occupazione. Mi sono risposato nel 2009. Ho accettato per rispetto a mia madre, ma mio padre era d’accordo con me per aspettare e prender tempo». Dopo due anni di collaborazione lavorativa, venne consigliato come autista per un’altra ONG, ove tuttora lavora a N’Zérékoré. Qui Yoseph trova per la prima volta contatto umano, interesse per la sua persona, la possibilità di mettere su una piccola casetta e di comprarsi una moto, orgoglioso del suo lavoro. Dopo mille viaggi e difficoltà, i suoi sforzi sono stati ripagati e la sua competenza è stata apprezzata.


Da quanti anni fai l’autista?

Circa 15 anni, dal 1999.

In quali paesi dell’Africa Occidentale hai viaggiato?
Ho viaggiato in Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Burkina Faso, Benin, Sierra Leone, Liberia, Ghana, Togo, Senegal.

Qual’è il paesaggio più bello, la città più affascinante che hai visto?
I paesaggi della Costa d’Avorio, la sua foresta ed il suo clima. Anche la capitale è molto ben costruita. Il Ghana è molto bene organizzato, pulito.

Hai mai sognato di viaggiare ma non per lavoro?
Vorrei scoprire l’Italia, conoscere le persone, capire se tutti gli europei si adattano alla vita africana. Anche gli Usa o l’Australia, ma i racconti di alcuni clandestini riferiscono cose ben diverse dalle immagini in TV…

Abbiamo fatto colazione insieme diverse volte, ma abbiamo gusti un pò differenti. Qual’è il pasto migliore prima di una lunga traversata?
Non amo molto mangiare mentre lavoro. Affatica, assopisce. Se faccio colazione di solito non mangio più se non poche cose come caramelle, biscotti. Amo la viande de la brousse (selvaggina della foresta), ma per le grandi traversate non è consigliabile mangiare troppo, solo cose leggere…

Che tipo di automezzo preferisci per lavorare?
Toyota Land Cruiser, una vettura adattabile a tutti i terreni asfaltati e non. Ha 6 cilindri e ruote motrici che stabilizzano molto l’auto. Segue Toyota Prado, 6 cilindri, poi Toyota Hilux, 4 cilindri.

Preferisci il fascino di una strada battuta o una comoda, lunga distesa asfaltata?
Preferisco le strade asfaltate, ma qui non ce ne sono molte. Ho imparato a guidare sulla terra battuta a scuola ma anche quando facevo consegne nelle campagne. Qui ho appreso la tecnica, fatto esperienza.

Il tuo è un lavoro molto faticoso. Hai mai pensato di fare qualcos’altro nella vita?
Se avessi i mezzi farei dei viaggi, ma fare l’autista rimane il mio lavoro. Potrei fare agricoltura, ho un po’ di esperienza in quel campo…creare un piccolo commercio, trasportare la mia merce. Amo molto il mio lavoro, guidare, perché faccio scoperte, vedo posti nuovi, mi vengono nuove idee.

Rifaresti le stesse scelte? Cambieresti qualcosa?
Avrei voluto continuare a studiare, imparare, ma non ho avuto la possibilità. Oggi vorrei usare internet, conoscere l’informatica per mantenere i contatti, creare delle relazioni, cercare impieghi. In Guinea non sono importanti i diplomi ma le relazioni.

I soldi che guadagni sono sufficienti per mantenere la tua famiglia?
No, non sono sufficienti. Mia moglie non lavora, cresce mio figlio più piccolo avuto con lei. Gli altri due vivono uno con mio padre al villaggio forestale, dove va a scuola, l’altro con la mia prima moglie.

Hai tempo per curare e vivere con la tua famiglia?
Non ho molto tempo, solo la sera e durante i week-end se non sono in viaggio per lavoro.

Come descriveresti l’attuale situazione lavorativa in Guinea? Ti ritieni fortunato rispetto ad altrepersone?
Oggi è difficile, occorre avere delle relazioni ma anche dei mezzi per poterle mantenere, farsi conoscere e consigliare. Se non conosci qualcuno, se non hai conoscenze, qualcuno ti chiederà almeno un milione di franchi per assumerti. V’è pochissimo impiego, ed i responsabili ti chiedono grosse cifre per trovare un’occupazione.

Come pensi che sarà il tuo futuro? Sei speranzoso di poter migliorare col tempo la tua situazione?
In questo momento non ho dei mezzi, non avendo un buon salario non posso fare progetti. Però vorrei lavorare al trasporto di ferro nel sud del paese, è molto ben pagato.

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