Le parole della nonviolenza – Laboratorio di ricerca
Nonviolenza, obiezione di coscienza e disobbedienza civile, antibarbarie e satyagraha: quattro parole per un percorso di ricerca personale e collettivo che contribuisca alla trasformazione del singolo e della comunità. La proposta della Casa della Pace di Modena, Movimento Nonviolento e Casa delle Culture.
Scriveva Aldo Capitini che la nonviolenza è affidata ad un metodo che è aperto ed è sperimentale.
Metodo perchè, al contrario delle costruzioni ideologiche, la nonviolenza non è prima teorizzata e poi praticata, ma è prima vissuta come mezzo di azione e di cambiamento di singoli e popoli; poi studiata, approfondita e di nuovo sperimentata nell’azione.
Metodo aperto perchè nessuno è custode di una dottrina, di un corpus di norme definitivo, ma ciascuno può portare nuove aggiunte sia sul piano del pensiero che dell’azione.
Metodo sperimentale perchè è creativa e trova sempre nuovi modi di attuarsi, è inesauribile e non può essere attuata perfettamente, ma in continuo avvicinamento; e perciò ci diciamo “amici della nonviolenza” più che “senz’altro nonviolenti” (A. Capitini).
Il “laboratorio di ricerca” è perciò un modo efficace per avvicinarsi alla nonviolenza e cercare, insieme agli altri, il proprio modo di essere e dirsi “amico della nonviolenza”.
Il laboratorio sulle parole della nonviolenza consente di affrontare i temi fondamentali con i quali il metodo nonviolento si è misurato e si misura, usandole come segnavia che aiutino a tracciare il sentiero lungo il quale si dipaneranno la riflessione e la ricerca collettiva.
Il cammino nonviolento si inserisce in un orientamento che è, contemporaneamente, personale e politico. Ciascuna delle parole indicate ha infatti un doppio versante, individuale e collettivo, perchè riguarda sia la trasformazione del singolo che quella della comunità, in una continua e necessaria reciprocità, in cui non si dà l’una senza l’altra.
Lavorare con le parole consente inoltre il confronto diretto – e “compresente” direbbe Capitini – con coloro che hanno sperimentato consapevolmente il metodo nonviolento nelle diverse dimensioni delle relazioni sociali, apportando una personale, significativa, aggiunta al pensiero ed alla prassi della nonviolenza.
Infine, questo elenco di parole consente un approccio introduttivo a ciascuna di esse, e attraverso di esse a quell’agire sociale che definiamo nonviolenza, ma non ne può evidentemente esaurire la profondità e la complessità di ciascuna di esse. Rimanda, perciò, alla necessità di un approfondimento ulteriore, personale e/o collettivo, in una ricerca che non ha fine e coincide, tendenzialmente, con la vita stessa che si fa laboratorio.
Non a caso Gandhi intitolò la sua biografia Storia dei miei esperimenti con la verità.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!