Il lungo percorso che porta le giovani vittime alla sede di Generatia Tanara (GTR), dalla strada o dalla prigionia in appartamenti nelle varie città del Paese o all’estero, attraversa varie tappe.
Un internship a Oradea organizzato da Mariana Petersel, la Presidente di GTR, è stato illuminante per comprendere le dinamiche della lotta al traffico degli esseri umani e i protagonisti dell’anti-tratta. Infatti, per noi caschi bianchi la conoscenza di queste dinamiche si è rivelata fondamentale per la comprensione della vastità del fenomeno, della legislazione in atto in materia penale, delle partnership tra enti, istituzioni e organizzazioni.
Per quanto riguarda l’anti-tratta, GTR collabora con molte organizzazioni e diversi enti istituzionali sia in Romania che all’estero, in quanto la lotta al traffico ha un raggio d’azione internazionale, essendo un fenomeno globalizzato.
L’internship si è svolto presso alcuni enti ed istituzioni rilevanti della città di Oradea, capoluogo del distretto Bihor, al confine ungherese della Romania; un punto strategico per la lotta al traffico in quanto importante punto di passaggio per l’Europa Occidentale – e talvolta oltre oceano – nelle rotte dei trafficanti.
Arrivate ad Oradea, ci aspettava la Dott.ssa Aurora Elena Graviş – Docente alla Facoltá di Sociologia dell’Universitá di Oradea – che, oltre a curare una fase preparatoria a scopo formativo diretta ad approfondire sia le questioni giuridiche di Diritto Penale nell`ambito del Traffico di esseri umani[1] – attraverso un’analisi – sia le principali Istituzioni rumene che se ne occupano e il loro ruolo, ci ha fatto da “cicerone” in quei giorni intensi e pieni di incontri straordinari, guidandoci presso i seguenti Enti ed Istituzioni: il Commissariato di Polizia, presso il Dipartimento di Lotta alla Criminalitá Organizzata; la Procura, presso il Dipartimento Anti-Traffico e Anti-terrorismo (DIICOT); l’ANITP-Oradea.
Prima tappa: il Commissariato di Polizia.
Ad attenderci nel suo ufficio Valerian Şipoş, Commissario Capo del Dipartimento per la Lotta alla Criminalità Organizzata di Oradea (BCCO – Brigada de Combatere a Criminalitaţii Organizate – Serviciul de Combatere a Traficului de Persoane). Alto e magro, in giacca e camicia, visibilmente a disagio a causa della presenza di tre donne che lo guardavano negli occhi, aspettando che proferisse parola.
Dopo averci invitato con galanteria e imbarazzo a sederci, tra pochi convenevoli e sorrisi rompi-ghiaccio, ha iniziato a descriverci l’azione della polizia nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata, e più specificamente nella lotta al traffico degli esseri umani.
Il Dipartimento per la Lotta alla Criminalità Organizzata è un’unità specializzata dell’Ispettorato Generale della Polizia Rumena che svolge la sua attività operativa, investigativa e di perseguimento penale in collaborazione con le altre Istituzioni Rumene, quali DIICOT (di cui parleremo in seguito), DNA[2], DGA[3]. Inoltre, coopera con Istituzioni di altri Paesi e diversi Organismi Internazionali.
Il dipartimento è diviso in alcuni settori specializzati, tra cui il Servizio per la Lotta al Traffico di Persone.
Tutte le attività del suddetto Servizio si svolgono nel quadro della Legge 678 varata dal Parlamento Rumeno nel 21\11\2001 sulla Prevenzione e sulla Lotta al Traffico di Persone.
La legge 678\01 presenta nelle sue disposizioni generali l’Art. 1 che “ regola la prevenzione e la lotta contro la tratta di esseri umani – considerata quale una violazione dei diritti individuali e un’offesa alla dignità e all’integrità umana – e la protezione e l’assistenza alle vittime”.
Di seguito, l’Art. 2 espone i casi in cui si può parlare di sfruttamento di persona:
a) l’esecuzione di un lavoro o di prestazione di servizi in modo forzato, in violazione delle norme giuridiche in materia di condizioni di lavoro, salario, salute e sicurezza;
b) il mantenimento dello stato di schiavitù o di altre condizioni simili di privazione della libertà o di servitù;
c) l’obbligo alla pratica della prostituzione, a spettacoli pornografici volti alla produzione e diffusione di materiale pornografico, o altre forme di sfruttamento sessuale;
d) il prelievo di organi;
e) lo svolgimento di ogni altra attività che violi i diritti umani e le libertà fondamentali.
Per quanto riguarda i reati relativi alla tratta, in tutte le sue articolazioni, l’Art. 12 prevede in generale che la pena vada da 3 a 12 anni di reclusione e l’interdizione di alcuni diritti.
L’Art. 13 concentra la sua attenzione sul traffico di minori: se la vittima è un minore che ha un’età compresa tra i 15 e i 18 anni, la pena prevista rientra in un periodo di reclusione dai 3 ai 12 anni (assieme all’interdizione di alcuni diritti); tuttavia, se il minore ha un’età inferiore ai 15 anni la pena prevista aumenta in un arco che va dai 5 ai 15 anni di reclusione (idem per i diritti), ma in relazione a particolari aggravanti, la pena può essere ancora più pesante prevedendo un periodo di reclusione tra i 7 e i 18 anni e, in alcuni casi fino a 25 anni.
Il Commissario Şipoş non manca di sottolinearci come, nonostante il quadro legislativo appena presentato sia molto aggiornato e sul piano teorico sia un modello positivo, accade che la mancanza in Romania di giudici specializzati nella lotta alla tratta delle persone può inficiare il processo penale.
Inoltre, ci viene riassunto l’excursus del fenomeno della tratta ai fini della prostituzione, partendo dall’apertura delle frontiere della Romania nel 1989, quando iniziarono le prime ondate migratorie e, contestualmente, comparve un altro fenomeno: l’invio di giovani donne rumene in Turchia per farle prostituire. Il fenomeno migratorio è stato percepito dal grande pubblico come un’”esportazione di prostitute”, e ha creato lo sfondo per la confusione tra tratta e prostituzione a fine 1990. D’altra parte l’entrata in Unione Europea della Romania ha molto agevolato le attività dei trafficanti, che già dal 2002, ossia da quando i cittadini rumeni non avevano più bisogno del visto per entrare nei Paesi Schengen, riuscivano a manovrare più facilmente le rotte dei loro traffici, avendo a disposizione più strade “libere”.
Per concludere la nostra conversazione, si è rivelata molto interessante l’illustrazione di alcuni casi concreti di collaborazione tra le forze di polizia rumene e quelle italiane; il flusso del traffico tra i due paesi è molto grosso e indispensabile è il lavoro di squadra a livello internazionale.
[1] La Dott.ssa Gravis si è basata sull’analisi di alcuni punti della sua Tesi di Dottorato Aspecte Psihologice şi Juridice privind Traficul de Fiinţe Umane – Aspetti Psicologici e Giuridici riguardanti il Traffico degli Esseri Umani.
[2] DNA: Directia Nationala Anticoruptie – Direzione Nazionale Anticorruzione.
[3] DGA: Directia Generala Anticoruptie – Direzione Generale Anticorruzione.
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