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I fattori di rischio alla tossicodipendenza di Castanhal

Nella terza parte dell’approfondimento sulle dipendenze realizzato da Fabio, Casco Bianco in Brasile, analizziamo alcuni fattori di rischio che possono portare all’abuso di sostanze

Scritto da Fabio Donini, Casco Bianco Apg23

I fattori di rischio alla TD e all’alcolismo: peculiarità del contesto socio-geografico-sociale di Castanhal (Parà, Brasile)

Il problema della tossicodipendenza è estremamente complesso perché ogni suo tentativo di analisi non può prescindere dal considerare l’insieme integrato di tre fattori: la sostanza, il consumatore e l’ambiente geografico-sociale nel quale il fenomeno si inserisce. Il “fattore sociale” non va mai isolato dagli altri per evitare che un problema poliedrico e di così difficile analisi sociologica come quello della tossicodipendenza venga ridotto ad un’analisi di tipo meramente sociale, che si limiti a tracciare un identikit del tossicodipendente sulla base delle caratteristiche proprie dell’ambiente in cui avviene l’abuso di sostanze. Questo approccio riduzionistico era tipico del periodo in cui il problema tossicodipendenza, già riconosciuto come malattia, veniva analizzato secondo gli schemi classici della medicina e quindi a ricercarne la causa. Un’ipotesi per cui, dato un evento (causa) necessariamente si aveva il fenomeno tossicodipendenza. Tuttavia ogni studio che veniva fatto a questo proposito mostrava l’impossibilità di fare un identikit del tossicodipendente e l’esistenza di fattori diversi che, pur non essendo sufficienti a determinare la tossicodipendenza, vi contribuivano. Al concetto di causa clinicamente inteso, si è così sostituito quello di “fattore di rischio”. E’ possibile distinguere tra fattori di rischio individuali e sociali.

L’analisi che segue non ha la presunzione di porsi come studio completo e attendibile del problema tossicodipendenza nel territorio di Castanhal (Parà, Brasile), ma si limita a tracciare quelli che sono i lineamenti caratteristici dell’ambiente socio-geografico-culturale in esame, ponendo l’attenzione sui due dei principali fattori di rischio sociali per le nuove generazioni: il fattore di rischio “famigliare” e il fattore di rischio “scolastico”.

Una delle caratteristiche che comunemente si rivelano nel mondo giovanile, al di là delle apparenze e delle impressioni immediate è la paura. Uno stato di incertezza, di insicurezza che fa percepire vissuti di inadeguatezza e quindi di incapacità. Vista in quest’ottica la realtà di Castanhal, con la mancanza di prospettive lavorative, l’assenza di una figura paterna o, comunque, di una famiglia che valorizzi e rispetti ogni suo componente, induce molti giovani ad entrare nel mondo del crack e dell’alcool.  Non ci sono dati chiari sul fenomeno, ma il problema della delinquenza, soprattutto legato allo spaccio di droga, è molto presente. Vediamo di analizzare più nel dettaglio i due fattori di rischio alla tossicodipendenza presi in considerazione per la loro particolare incidenza nel mondo giovanile di Castanhal.

Il fattore di rischio “famigliare”

In Italia la famiglia ha subito molte modificazioni negli ultimi 30/40 anni. E’ aumentato il numero delle famiglie mononucleari, nelle quali manca l’esperienza del fratello, della sorella e dei nonni. Le separazioni e i divorzi lacerano l’unità delle figure genitoriali e le mutate condizioni di lavoro di ambo i genitori fanno sì che i figli passino molto tempo soli a casa. La socializzazione primaria di questi bambini è spesso affidata alla TV, al computer, ecc. La conclusione è che molti adolescenti hanno una casa, ma non una famiglia. In assenza di punti di riferimento precisi e coerenti, l’adolescente non riesce a formarsi regole di vita e saldi principi sui quali fondare il proprio futuro i persona adulta. E’ in questo contesto di “squilibrio” che la famiglia diventa forte fattore di rischio alla tossicodipendenza.

Analizziamo ora le peculiarità del “fattore di rischio famigliare” tipico dell’area di Castanhal.

Di seguito riporto l’intervista fatta a Socoro, operatrice della Comunità Terapeutica “SS. Trinidade”  che si occupa principalmente di gestire i rapporti con le famiglie dei tossicodipendenti in trattamento terapeutico.

Quali sono le caratteristiche più comuni delle famiglie di origine dei TD in trattamento terapeutico?
Generalmente la famiglia dei TD che abbiamo accolto in questi anni è composta da madri che, giovanissime, si sono ritrovate sole con sulle spalle figli avuti da diverse relazioni. La figura del padre è quasi sempre assente.

Si tratta di una famiglia matriarcale quindi. Parlaci del ruolo della madre…
I brasiliani sono molto “mammoni” e hanno un rapporto molto intenso con le madri. Queste donne per poter mantenere i figli lavorano dalla mattina alla sera e sono sempre fuori casa. Il loro pensiero fisso è quello di soddisfare tutti i bisogni materiali dei figli, ma la loro scarsa presenza in casa le porta a trascurare la crescita dei bambini. Sono madri molto protettive e permissive che concedono tutto e non sanno porre limiti ai figli. Proprio per questo risultano facilmente manipolabili dai figli TD. Ricordo di una madre che per mesi e mesi aveva permesso al figlio di vendere tutto quello che avevano in casa: televisione, elettrodomestici, mobili, ecc. solo perchè le mancava il coraggio di opporsi.

Quali sono le reazioni della madre alla scoperta della TD del figlio?
Inizialmente sono piene di vergogna e sensi di colpa. Non si capacitano di come sia stato possibile dato che loro hanno dato tutto a quel figlio. Hanno grandi difficoltà ad accettare la realtà e proprio questo a volte le spinge a difendere e a voler proteggere il figlio anche quando questi inizia il programma terapeutico.

Approfondimento: l’assenza/eclissi della figura paterna come fattore di rischio alla TD

Uno dei fattori di rischio evidenziati da Socoro è quello dell’assenza della figura paterna nel contesto famigliare tipico di Castanhal. In Italia la situazione è sicuramente diversa perché non si può parlare di vera e propria “assenza”. E’ indubbio però che anche da noi negli ultimi decenni si sia registrato un progressivo mutamento del ruolo del padre all’interno della famiglia: una “eclissi” della figura educativa paterna che ha portato alla rottura di quegli equilibri consolidati che caratterizzavano la famiglia patriarcale.

Si è assistito ad una progressiva omogeneizzazione del ruolo dei genitori con una accentuata paternalizzazione della funzione materna. Un fenomeno di questo tipo porta i figli ad avere difficoltà a relazionarsi correttamente con i genitori perché sviluppano un atteggiamento narcisistico accentuato che soffoca la nascita e l’affermazione della loro identità, li rende incapaci di essere responsabili e di instaurare relazione sociali positive. Il giovane che non riesce ad uscire da sé e ad assumere le responsabilità e i comportamenti maturi richiesti dalla fase evolutiva, cerca di liberarsi dall’ansia e dal disagio fuggendo di fronte ai problemi e cercando rifugio in piaceri effimeri e illusori, tra i quali la droga. Va inoltre sottolineato che la maggior parte dei tossicodipendenti è, non a caso, di sesso maschile. Questo perché oggi i maschi hanno molto più bisogno di approvazione sociale per sentirsi uomini di quanto non ne abbiano le femmine per sentirsi donne. Ciò è dovuto allo sconvolgimento di quei punti di riferimento che fino a qualche decennio fa facevano sentire “uomo” il ragazzo, sin dalla giovane età. Sicuramente il discorso fatto circa le mutazioni avvenute intorno alla figura educativa del padre, hanno contribuito a determinare questa situazione. Penso sia interessante notare come, nonostante le differenze nella caratterizzazione della figura paterna all’interno della famiglia, un padre che non svolge la sua funzione rappresenti in Italia come in Brasile, un considerevole fattore di rischio alla tossicodipendenza dei figli.

Il fattore di rischio “scolastico”

Può sembrare un paradosso ma la scuola, pur essendo una basilare istituzione educativa, è una piccola società di soli giovani in cui si possono evidenziare o stimolare comportamenti che promuovono l’uso della droga. Proprio per la sua missione educativa non è possibile che esistano problemi dei giovani che non siano anche della scuola, soprattutto quando la si voglia intendere nelle sue tre componenti: insegnanti, genitori e studenti. La scuola non può avere compiti terapeutici, ma si deve organizzare e occupare solo di prevenzione. La scuola ha quindi un ruolo nella prevenzione del fenomeno attraverso lo strumento proprio dell’educazione. Non deve occuparsi della molteplicità dei fattori di rischio, ma solo di quelli che in modo diretto o indiretto sono a essi collegati. Sarebbe inutile stilare un elenco dei fattori di rischio legati all’ambiente scolastico. Bisogna infatti evitare l’idea che esista un manuale dei fattori di rischio valido in ogni luogo e in qualsiasi momento. Proprio perché il fenomeno della tossicodipendenza è variabile, anche le condizioni che lo favoriscono sono notevolmente mutevoli, quindi vanno sempre verificate nella realtà concreta in cui la scuola opera. Proprio in funzione di questa esigenza riporto l’intervista fatta a Diego, giovane insegnante di una scuola primaria privata.

I dati sull’incidenza del fenomeno alcolismo tra i bambini brasiliani è preoccupante. Secondo le stime del SENAD (Segreteria nazionale delle politiche sulla droga), nel 2011 il 7% dei minori brasiliani risultava dipendente alcoolico. Qual è la situazione nella scuola primaria di Castanhal dove insegni?
Nella mia scuola la maggior parte dei ragazzi proviene da famiglie abbastanza benestanti. Molti di questi ragazzini sono abituati ad ottenere tutto e subito dai genitori, questo li deresponsabilizza e li fa crescere incapaci di accettare la conquista faticosa. Penso che il fenomeno dell’abuso di alcool non sia così diffuso tra gli under 14, anche se molti di loro hanno senz’altro già avuto le prime esperienze di consumo. Quello che colpisce e lascia perplessi è che a volte sono gli stessi genitori o parenti a iniziare all’alcool i ragazzi…

Le azioni preventive vengono attuate sin dalla scuola primaria?
Sì, nella scuola dove insegno vengono programmati degli incontri e delle attività informative sulla prevenzione in cui vengono illustrate ai ragazzi le principali conseguenze dell’abuso di alcool e droga. In particolare vengono coinvolti i ragazzi della settima e ottava classe (seconda e terza media).

Le attività di informazione e prevenzione sono gestite da voi insegnanti, o sono delegate ad esperti esterni all’ambito didattico?
Le attività vengono gestite e coordinate direttamente da noi insegnanti. Difficilmente vengono invitati “esperti” esterni all’ambiente scolastico.

La prima parte dell’approfondimento – Il mondo della droga in Brasile – Introduzione

La seconda parte dell’approfondimento – La percezione sociale della tossicodipendenza a Castanhal

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