La percezione sociale del problema della tossicodipendenza e dell’alcolismo nel territorio di Castanhal (Parà, Brasile)
Confronto con la situazione italiana
Prima di iniziare qualsivoglia tipo di analisi sul problema della tossicodipendenza in un dato territorio e in un dato momento storico, penso sia utile delineare quella che è la sua “percezione sociale”. Interrogarsi cioè su come il fenomeno sociale della tossicodipendenza e dell’alcolismo venga percepito dall’opinione pubblica, di come venga trattato e delle eventuali misure messe in atto per prevenirlo.
Nell’analisi che segue ho quindi cercato di definire le peculiarità del contesto socio-culturale brasiliano (nello specifico quello dello Stato del Parà e di Castanhal) e della percezione sociale del fenomeno tossicodipendenza-alcolismo, attraverso il confronto con la realtà italiana.
Ogni civiltà ha la propria “droga storica”, la quale sempre gode di privilegi di accettazione e una forte resistenza a essere estromessa oppure controllata. Gli esempi in questo senso sono molteplici. Significativo è quello della marijuana in India, dove è un ingrediente della pasticceria o dei miscugli per il tè. La lunga tradizione che accompagna l’uso della marijuana in India ha creato resistenze analoghe a quelle dell’alcool nella nostra società facendo in modo che i derivati della canapa indiana in quel Paese abbiano connotazioni alimentari e culturali assolutamente non legate alle problematiche dell’abuso.
Non c’è dubbio che l’alcool etilico sia la più antica “droga” del mondo occidentale e la cultura dell’alcool, specialmente quella del vino, è profondamente radicata nel nostro Paese. A mio modo di vedere la principale caratteristica della nostra società è, a questo proposito, l’ambiguità. Mentre esalta il bevitore occasionale o moderato, punisce ed emargina l’alcolista, cioè chi usa l’alcool in modo continuativo. L’apparente saggezza di una società che spinge all’uso moderato dell’alcool si scontra con le caratteristiche stesse di questa sostanza che induce il meccanismo perverso del “bere sempre di più”. La nostra società ha nello stesso tempo impedito che altre sostanze (le nuove droghe) venissero assunte anche solo in piccole dosi. Mentre trova assolutamente coerente impedire un qualsiasi uso, anche moderato, dei derivati della canapa indiana (tra i quali la marijuana), trova perfettamente coerente e saggio stimolare all’uso di dosi moderate di alcool.
E l’ambiguità non si ferma qui: non sussiste difficoltà per la maggior parte degli italiani nel considerare l’alcool, in quanto sostanza chimica, una droga. Ma la difficoltà diventerebbe notevole quando si trattasse di definire tale il vino o la birra, la grappa o il whisky. Eppure se è vero che le bevande alcoliche sono per certi aspetti differenti tra loro, è altrettanto vero che esse sono simili riguardo agli effetti che producono sull’individuo, dal momento che questi sono dovuti all’alcool in esse contenuto. Se dovessimo in definitiva delineare schematicamente quella che è la percezione sociale del popolo italiano circa droghe e alcool, potremmo senza dubbio concludere che l’alcool ancora gode di una certa accettazione sociale mentre la tendenza circa le altre droghe è quella di considerarle tutte sullo stesso piano, e di rinnegarle rigorosamente, senza distinzioni.
Approcciandomi alla realtà brasiliana ho da saputo cercato di capire se anche qui l’alcool gode della stessa velata accettazione sociale e della stessa posizione privilegiata rispetto alle altre droghe. Per scandagliare le differenze tra Italia e Brasile mi sono avvalso della collaborazione di Socoro, operatrice della Comunità Terapeutica “SS. Trinidade” dove presto servizio. Lei, pur essendo nata e cresciuta in Brasile, ha vissuto un’esperienza di un anno in Italia, per cui conosce bene il nostro Paese e la nostra cultura. Riporto le sue parole:
“In Brasile l’alcool non viene generalmente consumato durante i pasti, in particolare qui la cultura del vino è molto meno radicata rispetto all’Italia. In Brasile, e specialmente nelle aree tropicali come quella del Parà, si preferisce la birra, perchè è una bevanda più fresca e quindi più adatta al clima caldo. Qui si beve nelle feste di famiglia, nei compleanni, nelle ricorrenze. In ogni occasione di ritrovo l’alcool, e in particolare la birra, non manca mai. Durante queste occasioni è facile che qualcuno esageri nel bere, ma il tutto rientra nella normalità, nessuno si scandalizza se qualcuno alza un po’ il gomito. Anche le donne bevono senza troppe inibizioni.”.
Per approfondire ulteriormente l’argomento, ho fatto la stessa domanda a 3 accolti di età e stato sociale differente che stanno affrontando il programma di recupero in comunità terapeutica e a un quarto ragazzo che ha terminato il programma terapeutico e ora collabora con gli operatori. Riporto le loro risposte:
Igor (19 anni, da 10 mesi in trattamento): “In Brasile la gente comune tende a non distinguere tra le varie tipologie di droga. Tutte vengono considerate allo stesso modo. Un consumatore di cocaina è visto allo stesso modo di un consumatore di cannabis. La gente tende a condannare chi si droga, mentre è più permissiva nei confronti di chi beve. Per fare un esempio: il servizio militare esclude i candidati con problemi di droga, ma accetta quelli che bevono.”
Raimundo (54 anni, da 10 mesi in trattamento): “La gente è portata a giustificare chi abusa di alcool, ma non chi si droga. Se uno ha il vizio del bere è quasi compatito, mentre il drogato viene discriminato e escluso.”
Everton(27 anni, da poco ha il programma terapeutico di 12 mesi): “E’ certo che esiste una condanna sociale per quanto riguarda le droghe, anche se nel Paese ci sono diversi gruppi e movimenti a favore della liberalizzazione delle droghe, a partire da quelle leggere.”
In definitiva si può concludere che anche in Brasile l’alcool gode di una certa accettazione sociale e di una posizione privilegiata rispetto alle altre droghe. Anche in Brasile sembra diffusa tra l’opinione pubblica la tendenza a non fare distinzione tra le varie tipologie di droga, che sembrano godere della medesima condanna sociale, senza distinzioni. Personalmente mi colpisce il modo di trattare consumo e dipendenza da alcool. La mia personale sensazione è che la nostra società si muova su due poli diametralmente opposti: da una parte esalta l’alcool etilico se lo si considera nella benevola maschera degli incontri conviviali e nelle sottili descrizioni dei sommeliers, dall’altra lo condanna pesantemente quando il consumo diventa dipendenza e quindi alcolismo. In Brasile invece, l’esaltazione del consumo di alcool come elemento di convivialità non sembra essere contrapposta ad una tanto pesante condanna sociale dell’abuso.
Leggi la prima parte dell’approfondimento – Il mondo della droga in Brasile – Introduzione
Leggi la terza parte dell’approfondimento – I fattori di rischio alla tossicodipendenza di Castanhal
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