Ieri sera, 23 agosto 2012, Gijn Gurj è stato ucciso, nel piccolo villaggio di Bardhaj, per “vendetta di sangue”… (l’onore perduto, a causa di una lite o per l’uccisione di un parente, deve essere pagata con un altro omicidio) …
Aveva 20 anni e insieme alla sua famiglia era in stato auto reclusione (cioè vivevano chiusi in casa per rispetto alla famiglia rivale e per la conseguente paura di essere uccisi) da quando, 4 anni fa, il cugino di Gijn, Pllumbë, in seguito ad una rissa, ha ucciso un altro ragazzo ed è stato arrestato.
La sua morte si aggiunge ad una lunga lista di omicidi per vendetta che negli ultimi due mesi conta oltre 10 vittime.
Ci sembra impossibile che ancora oggi in Albania, dopo vent’anni di cammino verso un pieno stato di diritto, e in corsa per l’entrata nell’Unione Europea, non si affronti il fenomeno in maniera coordinata ed efficace.
Chiediamo che il silenzio e la minimizzazione di questo orrendo fenomeno finiscano.
La giustizia non è un fatto privato che si paga col sangue. La gjakmarrje (“vendetta di sangue” in albanese) è violenza e morte.
Chiediamo che lo Stato Albanese prenda parte alla lotta a questa mentalità criminale e si faccia garante dei diritti delle persone, perché la giustizia sia uguale per tutti attraverso interventi più incisivi negli ambiti educativi e sociali, collaborando con tutte le realtà della società civile albanese che lottano contro questo fenomeno.
I volontari continuano a mantenere la loro presenza a Shkoder e a lavorare contro il silenzio e la violenza che contraddistingue il fenomeno delle “vendette di sangue”, per creare una cultura di nonviolenza e riconciliazione.
Come Operazione Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII, ci schieriamo apertamente contro questo meccanismo perverso di giustificazione degli omicidi compiuti per la salvaguardia dell’onore.
Chiediamo anche al Governo Italiano, in particolar modo al Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi e al Ministro per la Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi, visti i rapporti di amicizia e vicinanza con lo Stato Albanese, caratterizzati nel corso degli anni da un importante impegno nella cooperazione bilaterale finalizzata allo sviluppo di tutta la società albanese, di esprimere una posizione chiara contro il fenomeno delle “vendette di sangue” e a sostenere il Governo Albanese nell’adozione di tutti quei provvedimenti necessari a tutelare i propri cittadini e a porre fine ad un fenomeno violento che è motivo di lacerazione per tutta la società.
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