Se si domanda dove si trovi Villa Grimaldi, la maggior parte delle persone non lo sa.
Dubbiosa ti chiede: “ Sei sicura che sia qui a Santiago?”
Resto un attimo incredula, poi rispondo: “Certo che è qui a Santiago, zona Peñalolen”; la gente continua a muovere la testa, e io penso:”ma, possibile che non riesca a trovare nessuno che lo sappia?”
Poi arriva l’ autobus, quello giusto, l’autista mi dice” sì, sali ti indicherò io la fermata”.
Dopo un breve tragitto, arrivo in un grande parco. L’autista mi fissa un attimo e mi fa cenno con la testa. E’ qui.
Appena scendo, mi colpisce la folla che si trova su un ampio piazzale.
Qualcuno al megafono avverte che sta per iniziare la via crucis.
La via crucis che si svolge a Villa Grimaldi, luogo di tortura, luogo in cui durante la dittatura, chi vi entrava difficilmente riusciva a uscirne vivo, sarà una via crucis trascendentale.
Tutti i partecipanti avranno un ruolo attivo, avranno la possibilità di urlare le ingiustizie che ancora adesso affliggono la popolazione; ai nostri giorni, i Ponzio Pilato, i Giuda Iscariota, hanno altri nomi, indossano altre vesti, le fruste sono meno spesse ma feriscono sempre in maniera profonda. Si cade spesso, non sempre si riesce a risalire, tuttavia, almeno una volta abbiamo incontrato un Simone Cireneo che alleggeriva il peso della nostra croce, e una Veronica che ci asciugava le lacrime e dava dignità al nostro volto stanco.
Nello stesso luogo, quelle pochissime persone che sono riuscite a uscire da Villa Grimaldi, sono di nuovo qui, a ricordare che il Dio che s’è fatto uomo, sceso sulla terra a lasciare indelebile un messaggio d’ amore fraterno, universale, fu umiliato, torturato, ucciso ed è poi risorto. E loro, gli uomini e le donne che si sono fatti monumenti viventi di un luogo che oggi non esiste più e che tuttavia, grazie a loro, r-esiste ancora, sono qui a rinnovare lo stesso messaggio.
Memorabile. Chiaro.
In questa grigia mattinata piovosa che anticipa l’inverno, un’esile donna anziana, con i sandali e a piedi nudi sotto una croce di legno massiccio con la sua voce frizzante, da ragazzina, che inganna un viso cereo e rugoso, chiede a tutti i presenti di non guardarla e pensare: “ Questa donna è stata torturata” ma di guardarla e dire: “Questa persona ha lottato contro l’ingiustizia, contro la violazione dei diritti umani, per la libertà di questo paese”.
Il Dio che s’è fatto uomo, oggi s’è fatto testimone vivente. Oggi qui, a villa Grimaldi, il figlio dell’uomo è davvero risorto.
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