Caschi Bianchi Croazia
Un fuoco che non spegne l’impegno di una vita
L’incendio accidentale che ha distrutto parte della struttura di Veliki Prolog, cuore delle rete creata dall’Apg23 in Croazia, non fermerà l’impegno verso chi è in difficoltà.
Scritto da Tommaso Menna (Casco Bianco a Vrgorac, Croazia)
Il disco del contatore elettrico che si blocca, si ferma all’improvviso. Il calore aumenta a dismisura, fino a far surriscaldare il congegno. La cornice di plastica fonde. Parte una scintilla e in poco, pochissimo tempo, si sprigiona il fuoco. Questa, con ogni probabilità, è stata la dinamica che ha causato l’incendio che ha colpito la struttura di recupero per ex tossicodipendenti di Veliki Prolog (Vrgorac, Croazia) durante la notte tra il 13 e il 14 luglio scorsi. Solo la fortuita presenza di un antifurto a batterie, invece che di uno più comune alimentato a corrente elettrica, ha fatto sì che nessuno degli abitanti della struttura subisse ferite di alcun tipo: è stato il suono dell’apparecchio, infatti, a svegliare gli oltre venti residenti, consentendo loro di mettersi in salvo. Ma i danni, in ogni caso, risultano essere ingenti: pressochè l’intero piano terra della casa, infatti, è andato distrutto. Ingresso, salotto, corridoio, parte della cucina, sala da pranzo e soprattutto l’ufficio di Enrico Cavicchi, il responsabile della Comunità, sono andati in fumo. Naturalmente, proprio la distruzione di quest’ultima stanza è quella che ha provocato le maggiori perdite: il fuoco, infatti, ha portato via con sé documenti personali dei responsabili e degli accolti, computer, schedari cartacei pieni di dati e informazioni, libri e tanto altro ancora che testimoniavano e supportavano il lavoro quotidiano della struttura nella sua lotta alla tossicodipendenza. Oggi, ovviamente, è ancora presto per fare una stima, seppur approssimativa, dei danni: si scava tra la cenere e la plastica sciolta e poi indurita, cercando di salvare il salvabile, ed esultando se anche un solo cd è stato risparmiato dalla furia del fuoco. Intanto, la maggioranza degli accolti è stata momentaneamente trasferita in un’altra delle quattro strutture di recupero che compongono la rete croata gestita dall’Associazione Papa Giovanni XXIII, rete che purtroppo ha proprio nella struttura di Veliki Prolog il suo centro nevralgico. Presto è anche per ipotizzare i tempi di una completa ripresa dell’attività della struttura, anche perchè, se è vero che le fiamme hanno colpito e distrutto “solamente” le stanze del piano terra, il fumo e la fuliggine (aiutati dalle finestre aperte per il gran caldo) hanno invece colpito i piani superiori, coprendo pareti ed arredi di uno spesso strato scuro. In ogni caso, siamo sicuri che la forza di Enrico e di sua moglie Gordana, abituati al continuo alternarsi di sforzi e cadute tipico della lotta alla tossicodipendenza, saprà fronteggiare al meglio questa disgrazia. Perchè in poco, pochissimo tempo, il fuoco è capace di inghiottire e distruggere anche il lavoro di una vita. Ma quello di ‘certe’ vite, come quella di Enrico e Gordana e di tutti quelli che collaborano e hanno collaborato con la struttura di Veliki Prolog, è un lavoro troppo grande e importante per esser distrutto in una sola notte, da un solo fuoco.
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