Né la pioggia caduta incessantemente per tutta la mattina, né le temperature polari (3 gradi) hanno potuto fermare la moltitudine che ieri, nuovamente, è scesa in piazza per manifestare il suo rifiuto alle proposte fatte fino ad ora dal Governo rispetto al tema dell’educazione.
Centomila persone in Santiago e altre duecentocinquantamila tra Valparaiso, Concepción, Talca, Temuco, Copiapó, Puerto Montt, Valdivia, La Serena, Antofagasta hanno ribadito che una parte del Cile vuole un educazione statale, libera, gratuita e di qualità.
A differenza delle ultime manifestazioni, quella di ieri nella capitale cilena ha avuto un finale differente. Non si sono visti i consueti scontri tra le forze speciali della polizia e gruppi di giovani incappucciati, che per lo più non partecipano al movimento studentesco, ma provengono da settori periferici e marginali della città e approfittano della situazione per rompere, rubare, bruciare e manifestare la propria rabbia, proprio come fanno quando c’è
una vittoria calcistica o qualsiasi altro evento che richiama migliaia di persone in piazza. Ieri gli stessi studenti che manifestavano si sono più volti interposti tra chi lanciava pietre e la polizia, invitando alla calma, creando cordoni di protezione, discutendo con i giovani incappucciati.
Per la prima volta da quando sono incominciate le manifestazioni i mezzi di comunicazione non hanno potuto parlare della violenza e dei tafferugli provocati da un gruppo ridotto di persone e hanno dovuto mostrare la forza, senza se e senza ma, di questa manifestazione che è caratterizzata da caffè e sopaipillas, le frittelle di zucca, tenute tra le mani per scaldarsi e non dai manganelli, dalle pietre, dai lacrimogeni.
Anche se molti hanno manifestato soddisfazione per la tranquillità della manifestazione la situazione rispetto al tema educativo resta invariata: da un lato il Governo ribadisce che non farà nessun altro passo oltre a quelli che ha già fatto e non cederà all’intransigenza degli studenti . A questo proposito il Presidente Piñera ha dichiarato che ” il Cile conosce il cammino dell’intransigenza che lo ha portato a un crollo della democrazia, con terribili conseguenze” alludendo, si direbbe, alla situazione precedente al Colpo di Stato del 1973.
All’inizio della settimana il Ministro dell’Educazione ha presentato un nuovo progetto del Governo che sostanzialmente contempla 4 punti:
1- si riduce dal 6% al 2% la tassa del “Credito con aval del Estado”, il prestito che alcuni studenti contraggono con lo Stato per il pagamento delle tasse universitarie, e si garantisce l’avvio di un progetto di legge che riprogrammi i debiti di chi ha già contratto debiti per pagarsi l’università;
2- si stabilisce un sistema combinato di borse di studio e crediti per aumentare dal 40% al 60% la copertura economica degli alunni maggiormente vulnerabili;
3- rispetto alla de-municipalizzazione dell’educazione, poichè in Cile il sistema educativo è gestito dalle singole municipalità, viene annunciato un progetto di legge che permetterà la creazione di organismi pubblici decentralizzati, i cui dirigenti saranno eletti dal sistema dell’Alta Direzione Pubblica e che saranno formati da rappresentanti delle comunità locali e del Ministero dell’Educazione. Inoltre nel 2012 si presenterá un progetto per migliorare le sovvenzioni per le famiglie della classe media
4- rispetto al tema del profitto economico si ribadisce che esiste una legge che vieta il lucro nelle Università [1] e che pertanto è solo necessario applicare la legge e creare un ente che controlli che le Università siano conformi a questa legge [2].
La Marcia del 18 Agosto, Santiago del Cile, Cile, 2011 Dall’altro lato gli studenti, che pur riconoscono l’importanza della riduzione delle tasse di credito, ritengono che le proposte fatte continuino ad essere generiche e non affrontino i temi centrali del modello educativo cileno che da più di tre mesi contestano, chiedendo a viva voce che venga modificato nelle sue fondamenta, attraverso cambi legislativi e costituzionali.
Rispetto al profitto, che è uno dei temi “caldi” della discussione, la presidente della Confech (Confederazione degli studenti della Universitá del Chile) Camila Vallejo ha dichiarato che la proposta fatta dal Governo non e’ risolutiva e ha ricordato che lo stesso Ministro ha più volte manifestato, in altre circostanze, quanto per il Governo la presenza di capitali privati nel mondo educativo sia fondamentale. E’ interessante ricordare che il 16 di Agosto i rappresentanti del movimento studentesco hanno partecipato a una seduta della Commissione di Educazione della Camera alta nel dibattito sul tema del profitto nell’educazione. In quella occasione i rappresentanti hanno ribadito che non hanno fiducia nella istanza di dialogo proposta dal Governo, che li aveva invitati a partecipare al processo della riforma educativa al Congresso, sostenendo che le risposte reali al problema sono nella mani dell’Esecutivo, l’unico a poter dare garanzie in materia.Il braccio di ferro continua e intanto 5 studenti sono ancora in sciopero della fame (due di loro da alcuni giorni stanno facendo una sciopero anche dei liquidi) e il presidente non ha pronunciato una sola parola a questo proposito.
Le pentole continuano a suonare nell’inverno di Santiago e la pioggia sembra innaffiare i sogni di chi crede in un Cile differente.
Note:
[1] Legge del 1981 che stabilisce che le Università devono essere senza fini di lucro. Nonostante la legge il Cile ha un numero elevatissimo di Università private che generano utili milionari che solo in parte vengono re-investiti in educazione. Un parte sostanziale degli utili rimane nelle mani dei proprietari di queste Università.
[2] Si veda: http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2011/08/18/estudiantes-consideran-que-ultima-propuesta-del-gobierno-tiene-vacios-y-siguen-movilizados/
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