1.120, per molti solo un numero, in realtá questa serie di cifre nasconde la vera essenza del Cile moderno. 1.120 sono infatti i milioni di dollari che i cileni spendono ogni anno per regali e feste nel periodo natalizio, ma questa cifra corrisponde anche a quanto il Governo ha stanziato complessivamente in investimenti e acquisto di attrezzature per la rete ospedaliera pubblica nel quadriennio 2007-2010.
Come é possibile che in poche settimane possa essere spesa nell’acquisto di beni, per lo piú inutili, la stessa cifra che viene destinata in quattro anni agli investimenti nella salute pubblica? Qual é lo stato del sistema sanitario Cileno?
Gli esempi di mala sanità certo non mancano; nello scorso mese di giugno il 77enne Oscar Neira Lagos e la 61enne Carolina Gómez Palma sono deceduti nella sala di attesa dell’ospedale El Salvador di Santiago, decessi che hanno contribuito a riaprire il dibattito sulla qualità del sistema di salute a livello nazionale.
Per capire meglio lo stato dell’arte della sanità cilena è bene ricostruirne la storia. Ad inizio del ventesimo secolo il sistema sanitario cileno era sostanzialmente quello istituito ai tempi della colonia: gli ospedali erano gestiti da organizzazzioni religiose che dispensavano i propri servizi in forma gratuita e caritativa ai “poveri”, mentre le classi dirigenti usufruivano di cliniche private altamente specializzate.
Questo sistema iniquo e classista inizia a essere smantellato a partire dal 1918 con la istituzione del Ministero di Igiene e Assistenza Sociale prima e del Servizio Sanitario Nazionale poi. A partire dal 1964 aumentano gli investimenti nel settore e nelle politiche sociali, con la costruzione di nuovi ospedali, l’assunzione di medici e paramedici e la progressiva centralizzazione nella gestione del sistema. Questo processo riformatore, che mirava a garantire il diritto alla salute per tutti, si interruppe bruscamente con il colpo di stato del 1973.
Con l’approvazione della legge DL. 2763/1979 (attualmente vigente), il regime militare dá vita alle ISAPRES (Istituti privati di assicurazione sanitaria) creando un sistema misto pubblico – privato. Nel 1980 la dittatura affida ai Comuni la gestione dei Consultori, le strutture che si occupano dell’assistenza medica di base, creando inevitabilente una differenza notevole tra le prestazioni offerte dalle strutture gestite dai Comuni piú ricchi e quelle amministrate dai Comuni piú poveri e marginali.
Con il ritorno alla democrazia i Governi della Concertación hanno aumentando sensibilmente gli investimenti nel sistema sanitario pubblico, senza peró modificarne alla radice il modello. L’unica riforma significativa realizzata dai governi di centro sinistra é l’introduzione nel 2004 del piano AUGE. Con questo sistema si stabilisce un elenco di 56 malattie gravi per le quali lo Stato, nel caso in cui le strutture pubbliche non fossero in grado di offrire terapie adeguate, garantisce il diritto di cura gratuita universale anche in strutture private di eccellenza. Una riforma indispensabile, ma che potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio. L’AUGE, pur rispondendo a una necessitá reale della parte piú povera della popolazione, é paradossalmente funzionale al progetto di privatizzazione della salute iniziato durante la dittatura. Il rischio infatti é che vi sia un trasferimento ingente di risorse verso le cliniche private, le cui prestazioni specialistiche sono molto care, risorse sottratte al potenziamento delle strutture ospedaliere pubbliche. In sintesi lo Stato sta progressivamente abbandonando la gestione diretta del sistema di salute limitandosi a creare piani di assistenza per i piú poveri.
Un ulteriore passo verso la totale privatizzazzione del settore é stato realizzato con la pubblicazione, lo scorso 20 di gennaio, della legge N˚20.410, la quale inserisce gli ospedali tra i progetti che possono essere dati in concessione ai privati (dalla costruzione alla gestione operativa). Di fatto anche gli ospedali “pubblici” si trasformeranno in imprese private che verranno gestite secondo criteri di efficienza ed economicitá.
La salute pubblica diventerá una “merce” come le altre, perdendo definitivamente il suo carattere di diritto umano universale.
La legge N˚20.410, proprio nell’anno in cui si festeggia il Bicentenario dell’indipendenza del Cile, sembra chiudere definitivamente il cerchio e riportare il sistema sanitario cileno ai tempi della colonia. Lo Stato sostituisce le istituzioni ecclesiastiche nell’elargire servizi caritativi ai “poveri”, mentre una elite puó godere dei servizi di alcune cliniche di avanguardia come la Clinica Las Condes[1], la Clinica Alemana[2] o la Clinica Santa Maria[3], vere e proprie aziende quotate in borsa, i cui azionisti e direttori appartengono alle famiglie piú ricche e influenti del paese[4].
Note:
[1] http://www.clinicalascondes.cl/
[4] L’attuale presidente della Repubblica Sebastian Piñera é stato costretto a vendere il suo pacchetto azionario del 10% della Clinica Las Condes prima di assumere l’incarico, mentre l’attuale Ministro della Salute Jaime Mañalich é stato dal 2005 al 2009 membro del Direttivo della stessa clinica.
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