Caschi Bianchi Cile

Nuovo tavolo di dialogo governo-Mapuche

Proseguono gli aggiornamenti sulla lotta nonviolenta dei Mapuche per la rivendicazione dei diritti di esistenza dei popoli originari: il governo annuncia un tavolo di dialogo da cui esclude i comuneros mapuche in sciopero della fame da 69 giorni. Continuano le tensioni e l’appoggio agli scioperanti da parte della società civile, delle chiese e di alcuni esponenti della politica e della cultura.

Scritto da Irene Antonietti, coordinatrice Caschi Bianchi per il servizio Giustizia e Pace di Apg23 a Santiago del Cile

Mentre le celebrazioni per il bicentenario incominciavano il  presidente del Cile Sebastian Piñera ha sorpreso la nazione intera, ieri, quando durante la cerimonia di innalzamento della grande bandiera del bicentenario ha annunciato la creazione di un tavolo di dialogo con le comunitá mapuche.

Il discorso del Presidente ha fatto riferimento a una situazione di conflitto che ha radici antiche dichiarando che lo Stato Cileno ha un debito con il popolo mapuche, debito che richiede interventi profondi perché si possa raggiungere un reale e profondo cambiamento nella situazione che le comunitá mapuche vivono da secoli. Il tavolo di dialogo, richiesto più volte dai Mapuche in sciopero della fame da 69 giorni, si colloca all’interno del piano denominato “Araucania” che il governo installerá la prossima settimana, una volta finite le celebrazioni, e che vedrá la partecipazione dei rappresentanti delle comunitá mapuche ma anche di rappresentanti delle chiese cattolica ed evangelica, e delle organizzazioni civili dell’Araucania e del Bio Bio.

Sorprende che il tavolo non contempli la partecipazione dei comuneros in sciopero della fame, nè dei loro portavoce. Di fatto il Presidente ha dichiarato che lo sciopero della fame è un gesto che  impedisce il dialogo e il confronto, e che pertanto finchè che i comuneros non desisteranno, il governo non dialogherà direttamente con loro.

Una posizione che è stata ribadida dal presidente oggi, 18 Settembre, in occasione del Te Deum ecumenico del Bicentenario, quando Piñera, intervistato rispetto alla situazione ha dichiarato che “non si deve confondere il popolo mapuche che sta partecipando a questo bicentenario con la situazione dei 34 mapuche che hanno optato per un cammino equivocato. Il paese che vogliamo lo costruiremo con dialogo, unitá e lavoro, non con violenza e tanto meno con scioperi della fame”

Dichiarazioni che hanno generato critiche anche per parte della ex Presidentessa della Repubblica Michel Bachelet, la quale ha dichiarato che sebbene il piano Araucania sia un progetto importante, resta il fatto che sará realizzato in tempi lunghi e che non può essere considerato una risposta efficace all’emergenza attuale, che necessita di risposte concrete a breve termine.

Durante l’ufficiale celebrazione religiosa in occasione della festa del bicentenario, Monisgnor Errázuriz nell’omelia ha ricordato che è necessario che da entrambe le parti si ritorni alla fiducia reciproca, è elemento imprescindibile per poter avanzare in un cammino di risoluzione del conflitto. Inoltre Errázuriz ha chiesto che i Mapuche abbandonino lo sciopero della fame, perché non si generino danni irreparabili.[1]

La situazione continua a essere tesa. Le promesse del governo, sembrano avere come obiettivo quello di ampliare la discussione rispetto al tema mapuche, portandola a un livello più generale, scelta che fa apparire i comuneros mapuche in sciopero della fame come una minoranza, che rifiuta il dialogo e il confronto.

Tutto questo senza considerare la lettera recentemente inviata da 34 al Presidente Piñera per sollecitare il rispetto degli accordi internazionali e l’eliminazione della legge antiterrorista[2], nè la manifestazione dello scorso 15 settembre, che ha visto più di tremila persone percorrere le vie di Santiago, fino alla storica Piazza de Armas in appoggio ai prigionieri mapuche in sciopero della fame. La manifestazione si eèsvolta in forma pacifica e ha visto la partecipazione di differenti dirigenti della comunitá mapuche, del mondo dei sindacati e delle universitá, nonché di numerosi fedeli della chiesa cattolica. In questa
occasione il sacerdote Francisco Belec della Pastoral Mapuche di Santiago, ha affermato: “come cristiani sentiamo che è importante appoggiare una lotta contro una giustizia falsa, come la è quella militare” e che “cosí come Gesú Cristo ha rischiato la vita per salvare il proprio popolo, allo stesso modo i Mapuche che sono ora in sciopero mettono a repentaglio la propria vita per il proprio popolo”[3].

Note:
[1] Notizia riportata dalle principali testate giornalistiche tra cui: http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2010/09/18/pinera-excluye-del-dialogo-al-movimiento-mapuche-mas-radical/
[2] http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2010/09/10/parlamento-europeo-pedira-a-sebastian-pinera-que-chile-no-aplique-ley-antiterrorista/
[3] Tra le varie testate giornalistiche che hanno riportato la dichiarazione, vedi: http://www.elciudadano.cl/2010/09/15/gran-manifestacion-exige-solucion-a-las-demandas-mapuche/

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