Caschi Bianchi Ecuador

Compost organico? Forse manca qualcosa…

Le parole di una ragazza ecuadoriana a un corso teorico sul riciclaggio diventano lo spunto per riflettere maggiormente sul fatto che per trasmettere valori bisogna far sacrifici e sporcarsi le mani con gli altri e per gli altri.

Scritto da Paola Cigna, Casco Bianco a Salinas de Guaranda,

Ieri ho assistito al secondo incontro di un corso teorico sul riciclaggio e sulle pratiche di compostaggio a Guaranda. Siamo in Ecuador nel centro delle Ande, in un piccolo paesello chiamato Salinas, immerso nel verde e con paesaggi che solo ti possono affascinare. Qui sto facendo il mio servizio civile, ma oggi si scende a Guaranda per il grande evento.

Sono stati invitati professoroni, grandi ingegneri, gente che ha esperienza, tutti incravattati presentano i loro lavori, dati su dati. Certo il metodo scientifico l’hanno capito in pieno: tabelle e ancora numeri, qualche esperienza pratica e poi ancora parole che trasmettono poca passione, ma tanta competitività e una visione imprenditoriale. In un mondo in cui l’obiettivo principale è fare soldi, la maggior preoccupazione è essere aperti e accettati dalla società che altro non fa che chiedere alla gente di produrre e non fermarsi mai, perché più si produce più si è ricchi.

Questo era il messaggio predominante, giustificato dal fatto che se è vero che “i soldi non fanno la felicità figuriamoci la miseria…”

Finalmente arriva a presentare la sua esperienza pratica una ragazza di 26 anni che si chiama come me e comincia a parlare.Ha gli occhi pieni di voglia di fare anche se non è per nulla facile, è un po’ agitata perché deve essere una delle prime volte che racconta il suo lavoro. Lei si occupa di permacultura urbana, lavora soprattutto nell’ambito educativo con i bambini delle periferie delle città e ora si è abbastanza stabilita a Quito sua città d’origine. Usa parole forti e ci spiega come sia importante essere appassionati del proprio lavoro. Ci racconta che per imparare e trasmettere i valori bisogna sporcarsi le mani insieme, avere pazienza e crederci davvero.

I suoi occhi brillano, non parla per frasi fatte, non parla perché le conviene o per far soldi, parla perché  ci crede, perché sta lottando per una cosa e non si è fatta influenzare dal pensiero comune o dalla maggioranza. Proprio al termine delle sue parole mi faccio mille domande sul perché di tante cose, sulla voglia che ho anche io di sporcarmi le mani e dal continuo pensiero che potrei farlo di più, ma spesso in posti come questo non è facile cC vorrebbe più collaborazione da parte degli autoctoni! Poi mi rendo conto di star vedendo e interpretando la realtà con i miei occhi europei che qui a volte bisognerebbe mettere da parte e cercare di interpretare i fatti con più curiosità e pazienza. La ragazza con la sua ultima frase mi colpisce e mi fa riflettere ancora un po’…dice che il futuro è nelle nostre mani, e sotto una foto di due mani lavoratrici, di una persona semplice, che sa che cosa significa la vita del campo, sa cosa significa sporcarsi le mani e sporcarsele tutti i santi giorni che si abbia voglia o no! E’ una questione di sopravvivenza forse per alcuni, ma per altri è la pura normalità fatta di gesti faticosi, ma quotidiani, è così perché è sempre stato così, e perché forse si pensa che sia giusto così e che nulla possa cambiare.

La mia testolina comincia a pensare e sempre più forte corre e passa da un pensiero all’altro come impazzita, non si riesce più a fermare…Perché io posso scegliere della mia vita, mentre loro la vita è come se la ricevessero e basta; non si sceglie nulla, forse solo se andare a Messa la domenica oppure no, ma a volte neanche questo si può scegliere…E così la ragazza giovane e sognatrice mi fa pensare, mi da la carica per provare a raggiungere quel sogno che ho scoperto da un po’, ma che sempre più forte si sta facendo sentire. Tutto ciò che faccio mi porta lì, ma ancora c’è da lavorare molto e mai smettere di sognare…e in tutto questo Salinas, questo pueblo campesino con la sua gente semplice e con le mani rovinate dal lavoro dei campi e macchiate da questa terra, nera, che entra dentro a poco e che lascia un segno forte…

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