Caschi Bianchi Perù

Fumi di piombo e venti di cambiamento

Dall’esperienza di servizio civile nella valle del Mantaro a tutela dell’ambiente, la denuncia dell’industria mineraria straniera Doe Run Company che sfrutta e avvelena il Paese e la vita delle persone della valle.

Scritto da Marcello Abate, Casco Bianco FOCSIV

Nella regione centrale del Perù, un’enorme valle offre le sue fertili terre alla vita andina.
É la Valle del Mantaro, dove si producono numerose varietà di patate e pregiata é la produzione di carciofi, che si esportano anche in Europa.
Per millenni la vita nella Valle é stata resa possibile dalle acque del fiume Mantaro, che nasce nella regione di Junín e si incontra con il fiume Apurímac, per poi sfociare nel fiume Ene, regione di Ayacucho.

Ma le acque del Mantaro sono oggi fortemente contaminate. Il Mantaro é diventato un fiume senza vita, che trascina a valle i residui tossici delle attività minerarie ubicate nell’area.
Dovuto alla debolezza della normatività peruviana in questioni ambientali ed alla corruzione dell’apparato statale centrale e non, le industrie estrattive, qui, dettano legge. E contaminano nella più assoluta impunità.
A partire dagli anni ’90, in Perù, il settore minerario si espande con l’ondata di privatizzazioni operata dall’amministrazione Fujimori (1990 – 2001). E da allora, il capitale straniero viene tutelato anche contro interessi statali, come più volte dimostrato dal caso Doe Run Perù (DRP).
Nel 1997, la nordamericana Doe Run Company (successivamente DRP) acquisisce dallo Stato peruviano la miniera di rame di Huancavelica ed il complesso metallurgico de La Oroya.

Ubicata a 3750 m.s.l.m., La Oroya*, ad inizio del secolo scorso, é un piccolo conglomerato di case abitate da contadini ed allevatori di bestiame. Poi, in seguito alla costruzione nel 1920 del complesso metallurgico di proprietà della nordamericana Cerro de Pasco Cooper Corporation, si espande e cresce grazie all’immigrazione di lavoratori provenienti dalle regioni limitrofe.

Con la stipula del contratto, la Doe Run Company si impegna a realizzare una serie di interventi volti a mitigare la contaminazione a La Oroya. Interventi costosi che, a lungo andare, ridurrebbero il beneficio economico dell’attività metallurgica. Perché il complesso risale, appunto, al 1920 e perché si presenta il problema della gestione dei rifiuti, in particolare dell’acido solforico.

In ben quattro occasioni, sin dal suo insediamento a La Oroya, la industria ha sollecitato proroghe e modifiche al compimento del Programma di Adeguamento e Gestione Ambientale (PAMA). L’ultima risale al 2009, quando lo Stato peruviano emana un decreto ad hoc para la DRP.

Per favorire un’industria metallurgica, per difendere il capitale straniero che investe nel Paese, lo Stato peruviano continua a permettere la contaminazione della Valle del Mantaro e, piú direttamente, della popolazione de La Oroya. immagine dell’industria Doe Run Company a lo Oroya, Perù, uno dei 10 territorio più inquinati della terra.
Ma la protezione della salute di queste persone non é un interesse prioritario di Stato? Ovviamente sì, così come lo ricorda la Corte Interamericana di Diritti Umani che a marzo di quest’anno ha imposto allo Stato peruviano una serie di interventi in favore della salute de La Oroya. E non é forse un interesse statale prioritario la difesa dell’ambiente? Ovviamente sì, così come ripetutamente denunciato dalle organizzazioni non governative e perfino dall’area ecclesiastica della società peruviana. Allora perché tanto appoggio a questa industria irresponsabile e contaminante?

La corruzione giustifica in gran parte il comportamento dello Stato. Basti pensare che José Mogrovejo Castillo, ex Direttore Generale per le Questioni Ambientali Minerarie del Ministero di Energia e Miniere, nel 2000 rinuncia al suo incarico e passa ad occupare il posto di Vice Presidente per le Questioni Corporative della DRP. Probabilmente un premio per il buon lavoro svolto dall’ex ministro, dato che l’industria era riuscita ad ottenere la prima e discussa modifica del PAMA grazie alla sua mediazione. In un’altra occasione, la posizione contraria ad un nuovo ampliamento da parte dell’Ing. Maria Chappuis, funzionaria del Ministero di Energia e Miniere che aveva questionato i privilegi alla DRP, costò l’allontanamento dell’ingeniera dal suo incarico.

Ma non é solamente la corruzione il problema. La DRP controlla l’informazione a La Oroya, quella scritta e quella trasmessa via radio. E conta con l’appoggio di un’organizzazione sindacale che viene attivata ogni qual volta l’industria esige un trattamento più “flessibile” da parte dello Stato peruviano. Sotto pressione per la paura di perdere il posto di lavoro, i sindacalisti si attivano: bloccano la strada che da La Oroya porta verso la capitale Lima, bloccando di fatto un Paese intero.  É così che la DRP “regna” a La Oroya. La popolazione oroina é totalmente divisa tra chi difende il diritto al lavoro e chi lotta per la salute. Pochi, in realtà, gli attivisti di quest’ultimo gruppo, che nel passato ha ricevuto minacce di morte, come la forma più estrema delle pressioni subite.

É così che il capitale straniero controlla un Paese corrotto e diviso, promettendo senza mai mantenere, impune grazie a un profuso clientelismo.

Nell’ottobre del 2009, in coincidenza con i termini di scadenza di realizzazione del PAMA, la DRP si dichiara in una crisi economica che la obbliga a sospendere le attività metallurgiche a La Oroya. Sull’onda della crisi internazionale, il prezzo del rame sul mercato cala, causando una riduzione del 43% del beneficio economico dell’industria. Dopo oltre 90 anni di attività ininterrotte, la ciminiera del complesso metallurgico si spegne. Per il bene della popolazione de La Oroya, contaminata da elevati tassi di piombo nel sangue, e per il male dei lavoratori e dell’economia di questa città, in larga parte dipendente dalle attività metallurgiche e dal commercio che esse generano.

Che ne sarà del complesso metallurgico, della città de La Oroya e dei suoi lavoratori? E del fiume Mantaro? Che ne sarà della Valle?

Probabilmente non cambierà molto. Il complesso metallurgico de La Oroya tornerà a contaminare con i suoi fumi di piombo ed i suoi residui tossici versati direttamente nel Mantaro, senza praticamente trattamento. Perché il Perù é un Paese minerario che ha bisogno di fondere i metalli estratti e perché qui arrivano da ogni dove concentrati polimetallici la cui fusione è vietata nei luoghi di provenienza. Sono concentrati chiamati “spazzatura” proprio per il trattamento altamente contaminante richiesto.

Magari la DRP continuerà le operazioni o magari chiuderà i battenti e dopo di lei si insedierà un’altra firma. Poco importa. Quello che conta è che adesso nessuno crede più nella multinazionale nordamericana. Nessuno crede che non ci sia disponibilità di capitale, quando Ira Rennet, il proprietario al 98% della sede centrale della Doe Run, continua a navigare nell’oro. Nemmeno i lavoratori, che non sanno più che azioni portare a termine per riavere il lavoro, credono alle continue dichiarazioni dell’industria.

Sarà, questo, il momento più opportuno per riunificare una città – La Oroya – e per sommare così una forza di pressione nei confronti di un’industria chiave per il Paese, perché sia responsabile con l’ambiente e la salute di tutta la Valle del fiume Mantaro? Sarà questo il momento opportuno per fare pressione anche sullo Stato, visto che, come sottolineato, la protezione della salute e dell’ambiente sono sue priorità?

Può darsi ed, anzi, questo si spera. Intanto osserviamo la crisi di un modello di sviluppo malato, che favorisce con i suoi guadagni solamente un ristretto numero di persone senza scrupoli. Un modello che avvelena l’ambiente e contamina la vita umana, un modello al quale bisognerebbe opporsi in ogni dove e con tutte le forze a disposizione, perché, purtroppo, il pericolo di abusi di potere di questo tipo é presente in ogni angolo del globo.

Note:
* La cittadina è nella top ten list dei 10 luoghi più inquinati della terra!

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