Via istituzionale alla pace
In occasione del trentesimo compleanno del Gruppo Autonomo di volontariato civile in Italia, il fondatore riflette sulle iniziative del passato che segnano la strada verso una cultura di disarmo integrale e di autorità sovranazionali, passi verso una possibilità di giustizia e pace per tutti i popoli.
Il GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia), in questo 2010, compie il trentatreesimo anno di vita.
Tale periodo è stato caratterizzato da continue difficoltà con le pubbliche istituzioni:
prima per l’OBIEZIONE di COSCIENZA al SERVIZIO MILITARE; poi per i continui tagli del Governo ai fondi per il servizio civile, il che ha ridotto il numero dei giovani in tale servizio dai 40.000 iniziali ai 18.000 attuali, nonostante la disponibilità dei giovani resti sempre alta.
A causa di ciò, è capitato più volte, in questi anni, che l’una o l’altra delle tre sezioni del GAVCI (Bologna, Modena, Padova) sia rimasta senza nemmeno un giovane in servizio civile, il che rende assai difficoltosa l’attività dell’ente.
Ciononostante, il GAVCI ha sempre tenuto alto il livello culturale di pace e nonviolenza. Anche recentemente ha svolto convegni locali e nazionali su tale tematica, approfittando della recente enciclica papale “CARITAS IN VERITATE”, che sull’economia e sulla pace contiene delle prese di posizione chiare e forti, fino ad auspicare un “disarmo integrale” e una vera autorità sovranazionale che garantisca giustizia e pace per tutti i popoli.
Su questa cultura il GAVCI gode di una rinomanza sociale notevole, della quale ho prove continue e che persino mi meravigliano. Certo vi è anche il contrario e in molti ambienti prevale lo scoraggiamento e l’impressione che tale ideale sia velleitario.
Ritengo invece che il GAVCI debba moltiplicare il suo impegno per uno sviluppo culturale e sociale futuro più umano e fraterno. Suggerisco due esempi del passato, che valgono anche per il futuro.
Nelson Mandela
Personaggio del Sud Africa, che ha lottato con metodi nonviolenti per la fine dell’apartheid (separazione sociale tra bianchi e neri).
Ha lottato con metodi nonviolenti, senza riuscire a risolvere il problema. Ciononostante ha continuato. L’hanno messo in prigione e vi è rimasto 27 anni. Chissà quante volte gli avranno detto: “Ma cosa speri ancora?”
Ebbene: dopo 27 anni l’hanno tolto dal carcere e lo hanno messo a capo del Governo: e ha fatto subito la legge con la quale ha abolito l’apartheid.
Giuseppe Dossetti
Nella Costituzione italiana, fatta dal Parlamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, l’articolo 11 dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Contribuì molto a promuovere questo articolo l’onorevole Giuseppe Dossetti, che in seguito fu ordinato prete dal card. Lercaro di Bologna.
Un giorno andai a trovano, mentre era ammalato, e mi incoraggiò molto a lottare per la “VIA ISTITUZIONALE ALLA PACE”, iscritta appunto nella seconda parte dell’articolo 11, ma che i vincitori della seconda guerra tradirono quando crearono l’ONU: crearono l’assemblea dei rappresentanti di tutti i paesi del mondo, che però non possono votare nessuna legge. Votano delle dichiarazioni; al massimo delle raccomandazioni, ma che non possono obbligare nessuno.
Inventarono il “Consiglio di sicurezza”, del quale fanno parte i rappresentanti dei cinque Stati vincitori della seconda guerra mondiale, unico ente che può decidere qualcosa, ma con il diritto di veto singolo che, ad esempio, può inviare dei soldati in varie parti del mondo.
Oggi i problemi sono mondiali e non possono essere risolti che da un parlamento
e un governo veramente democratici. Anche il parlamento europeo è senza vero potere sovranazionale. Invece occorrerebbero veri parlamenti e governi continentali e l’ONU dovrebbe avere un vero Parlamento e Governo mondiali, con rappresentanti, non dei singoli Stati, ma dei vari Parlamenti Continentali (come suggerito dall’on. Giovanni Bersani di Bologna per un Parlamento mondiale vero, ma più leggero).
L’ONU attuale non funziona, come scrisse in un articolo di giornale il segretario
– generale ONU Boutros Boutros Ghali. Le istituzioni internazionali che dovrebbero garantire giustizia e pace per tutti i popoli,sono allo stato poco più che embrionale”. In pratica non funzionano. Occorre costruire una vera via istituzionale alla pace. Su questa via il GAVCI dovrà lavorare molto insieme agli altri enti per la pace e la nonviolenza.
Anche la via istituzionale alla pace non è utopia. Senza una vera autorità politica democratica internazionale, il potere mondiale non è politico, ma economico. finanziario.
Tanti oggi si fanno belli a dire che il mondo è diventato un “villaggio planetario”. Ma io dico che tale villaggio è ancora senza consiglio e senza sindaco comunale.
E questa non è velleità. L’Italia, prima dell’unità nazionale, era piena di eserciti: uno contro l’altro. Fatta l’unità: via tutti gli eserciti. Basterebbe un vero corpo di polizia internazionale. Basta volerlo. Qui, però, occorre una distinzione essenziale tra esercito e polizia, distinzione che io appresi direttamente dal Gen. Bruno Loi che se ne intendeva di missioni di pace in Libano, in Somalia… Disse: “Non si possono mandare gli eserciti a fare azioni di polizia internazionale. L’esercito, per struttura ed addestramento, va allo sbaraglio: “O io sbaraglio te, o tu sbaragli me. E il soldato deve essere addestrato ad uccidere e ad uccidere bene. La polizia invece non ha scopo di uccidere. Anzi: dovrebbe essere dotata di armi intrinsecamente non letali”.
In effetti, una volta fatta l’unità politica dell’Italia, sono spariti tutti gli eserciti cittadini o regionali.
Oggi il mondo è divenuto un villaggio planetario. Basta istituire un vero governo mondiale e, di conseguenza, far sparire tutti gli eserciti del mondo e dotarlo invece di un corpo di polizia internazionale, suddiviso in gradi nazionali, regionali e comunali, secondo il principio di sussidiarietà.
Il GAVCI oggi è impegnato nel servizio civile locale in tante forme; ma contemporaneamente promuove la cultura di pace e nonviolenza in dimensione globale, in modo particolare la “VIA ISTITUZIONALE alla PACE”, secondo il detto: “AGIRE LOCALE – PENSARE MONDIALE”
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