Caschi Bianchi Moldavia

Storie di formiche orse

In occasione della Festa delle Donne dell’8 marzo, una riflessione sulla femminilità delle donne moldave, conosciute in Italia per lo più per il ruolo di badanti.

Scritto da Sara Ruffo

A volte mi sembra che una parte della nostra società sia come dimenticata e che la nostra attenzione non possa posarsi un attimo su di essa: parlo delle badanti.

Se andiamo a trovare la nonna, o la vicina, la badante è colei che ci prepara il caffè e che, spesso, parla un misto di dialetto e russo con un tono di voce quasi assordante.

Da quasi 4 mesi sono venuta a trovare le badanti a casa loro, in Moldavia e ogni mattina, quando esco di casa, le trovo per strada: sono le mie nuove compaesane, le mie colleghe, le mie vicine di casa, le mie venditrici. Qui a casa loro sono io quella straniera.

Ora che con la lingua me la cavo, riesco a parlare bene con queste donne così, un po’ formica un po’ orso, laboriose e forti, con pochi sorrisi e mani che conoscono il freddo.

Parliamo di cosa vuol dire donna in Italia e cosa vuol dire in Moldavia, e ci troviamo d’accordo sul fatto che qui, molto più che da noi, la donna sa bene cosa vuol dire “fatica”: c’è chi deve badare alle bestie, mungere la mucca e fare le faccende di casa, senza acqua in casa, solo all’aperto, al pozzo; c’è chi abita in un’unica stanza con tutta la famiglia, con il bagno all’aperto, ma trova il tempo di decorarsi le unghie con smalti colorati; c’è chi ha tre figli piccoli, un marito alcolizzato e due lavori, per racimolare qualcosa; c’è chi, laureata in lettere, è fuggita in Europa da clandestina, su un treno merci e ha trascorso il primo mese in un giardino pubblico; c’è chi ha cercato fortuna in Germania, raggiungendo la Romania a piedi, ma è stata presa dalla polizia e rimandata a casa quand’era a pochi kilometri dal confine; c’è chi ha trascorso un intero anno lontana da casa, dai figli, dal marito, a lavorare all’estero. E poi ci sono le future donne, le nuove generazioni, ragazze che, a passeggio per Chisinau sembrano sfilare in passerella, e bambine che sognano di diventare come Hanna Montana*, lontane anni luce dalle loro madri e, ancor di più, dalle loro nonne, che vedono come un sogno l’Europa, l’Italia, la ricchezza, ma che devono fare i conti con un Paese, il loro, che sembra così politicamente infangato da non offrire un futuro vero.

Non voglio cadere nel banale, mitizzando un paese diverso dal mio, ma vorrei che nei momenti di difficoltà noi donne italiane ci ricordassimo di questa forza femminile moldava, dove le donne sono spesso anche l’uomo di casa. E che imparassimo da queste donne soprattutto una virtù, originariamente così femminile, ma purtroppo ora in via d’estinzione: l’ospitalità.

Qui l’ospitalità è davvero gratuita e senza confini: si può stare a casa di qualcun altro  anche giorni interi e ciò non viene percepito come un disturbo. E soprattutto l’ospitalità che qui si usa è autentica perché sa aspettare (quando, invece, da noi si ha fretta di ricambiare!).

Per cui, quando la badante della nonna o della vicina ci prepara il caffè, lasciamoci “ospitare”: magari ci racconterà, in un misto di dialetto e russo, cosa vuol dire per lei essere donna!

Note:

* La protagonista di una sitcom prodotta dalla Walt Disney, trasmessa in tutto il mondo dal canale Disney Channel. La serie racconta di Miley, una ragazza che va a scuola, si diverte con gli amici e fa tutte le altre cose che fanno le sue coetanee, ma che nasconde un grande segreto: di notte si trasforma in Hannah Montana, una famosa pop star con milioni di fan.

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