Allora, ci siamo, immaginiamo di essere in un bel ristorante che, nel suo ricco menù offre del buon pesce, proprio ciò di cui oggi abbiamo così voglia! E allora…via con le ordinazioni!!
Finalmente arrivano i nostri antipasti, belli fumanti e succulenti, e, mentre degustiamo vongole e cozze, polpi e calamari, è possibile che ci capiti tra le mani un appetitoso gamberetto da inzuppare nella salsa rosa!
Buono vero? Ora avremo una voglia matta di passare ai primi, visto che l’antipasto ha appena creato un’enorme voragine nel nostro stomaco, invece… fermiamoci un attimo… fermiamoci a quei buonissimi gamberetti che abbiamo appena divorato con gusto. Da dove verranno? Bhè, sicuramente il nostro ristoratore di fiducia li avrà presi da un pescatore fidato e certamente li avrà pescati seguendo tutte le norme per una pesca sostenibile ed ecologica… OK… ma se non fosse proprio così? Se per caso il nostro bravo ristoratore avesse comprato questi preziosi crostacei da qualche importatore?
E se per caso questi gamberetti venissero da un piccolo paese dell’America Latina chiamato Ecuador? E più precisamente da una cittadina chiamata Muisne?
Bhè…che male ci sarebbe? In questo mondo globalizzato si esporta di tutto da ogni parte… ok, allora a questo punto è bene che vi racconti la storia di Muisne e della sua comunità.
Muisne è una bellissima e selvaggia isoletta che si trova alla foce di un fiume nella costa nord dell’Ecuador, provincia di Esmeraldas. Il clima che vi si respira è affascinante: case (per lo più baracche) di legno e palafitte perché quando c’è l’alta marea spesso mezzo pueblo è sott’acqua, spiaggia praticamente incontaminata con una verdissima vegetazione tropicale, palme da cocco, alberi e piante mai viste prima, vacche e tori che girano liberi e si spingono fino alla spiaggia condotti da improbabili mandriani e cavalli che trottano pigramente sull’arenile. Effettivamente Muisne sembra davvero un paradiso, ma… attenti alle apparenze!
Quello che può sembrare come uno dei tanti meravigliosi luoghi dell’Ecuador non è altro che il simbolo di una delle più gravi devastazioni ecologiche dei nostri tempi. A Muisne vivono circa 6000 persone, e in tutto il cantone circa 25000. La popolazione è soprattutto afro-ecuatoriana, ovvero discendente degli schiavi africani che hanno fatto le fortune dell’occidente e la sfortuna del Sud America. Queste persone vivono per lo più sfruttando le innumerevoli risorse che offrono degli alberi incredibili chiamati MANGROVIE ¹. mangrovie ecuador
Vi basta sapere che sono alberi in grado di vivere con le loro radici affondate in acqua salata e che riescono a creare incredibili e fitte foreste, barriere naturali al mare, e che creano un ricchissimo ecosistema fondamentale per tutte le aree costiere tropicali.
Da sempre le popolazioni che vivono vicino a mangrovieti, grazie a raccolta di granchi, di conchiglie, taglio regolamentato di legna e altro ancora sono riuscite a vivere degnamente e a sviluppare importanti economie rurali. Ma qualcosa è andato storto… da circa una ventina di anni sulle mangrovie hanno messo gli occhi i camaroneros. In spagnolo camaron vuol dire gambero. Questi industriali (per lo più americani ed europei) hanno abbattuto e stanno tuttora abbattendo ettari ed ettari di mangrovie, in maniera totalmente illegale, supportati da dollari, euro e pistole per far posto ad allevamenti di gamberi.
Ad oggi il 75% (!!!!!) delle mangrovie del Cantone di Muisne è stato distrutto. Al suo posto, lungo il fiume e sulla costa, si trova un’unica fila di mangrovie che serve a nascondere dalla vista queste grandi vasche in cui vengono allevati i gamberi. Ovviamente le condizioni di allevamento sono pessime: tonnellate di agenti chimici e antibiotici vengono messi preventivamente in acqua allo scopo di evitare l’insorgere di malattie. La tossicità di queste sostanze è così alta da causare malattie cutanee alla popolazione delle comunità che vivono nei dintorni. Dopo essere stato allevato nella vasca, il gambero viene sottoposto a trattamenti chimici che gli permettono di assumere quel colore rosso che a noi piace tanto ed anche diminuire la durezza del suo guscio cosicché possiamo sbucciarlo senza troppa fatica.
E purtroppo non è tutto. Il ciclo di vita di una camaronera (le piscine di allevamento) è abbastanza breve. Dopo una decina di anni devono essere abbandonate e il terreno che lasciano è così inquinato che non si riescono nemmeno a piantare nuovi alberi.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma ho pietà di voi e aggiungo solo che le 6000 famiglie (per un totale di circa 30000 persone) che prima vivevano grazie alle mangrovie ora quasi muoiono di fame, con un aumento incredibile d’indigenza, furti e delinquenza. E purtroppo Muisne è solo un esempio. Questa situazione la sta vivendo tutta la costa dell’Ecuador e il futuro non è roseo visto che il governo Correa² ha intenzione di legalizzare le camaronere.
Bene… ora dopo questa “piccola” parentesi… torniamo al nostro bel piatto di gamberetti…che facciamo? Lo mangiamo? Sì, certo, a patto che… non provenga dall’Ecuador !!
Ma è soprattutto al supermercato che dobbiamo fare attenzione, visto che la maggior parte dei gamberetti entra nella catena del freddo del pesce.
Quindi occhio agli ingredienti e buona cena di pesce !!
Note:
¹ Tranquilli, non mi metterò a fare un trattato su queste piante, vi voglio troppo bene, ma se desiderate avere più informazioni provate a leggere qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Mangrovia e sul sito dell’Ente presso cui svolgo servizio: http://www.fundecol.org/
² Rafael Correa è l’attuale Presidente dell’Ecuador in carica dal 2007.
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