Bangladesh Caschi Bianchi

Bashandolon: la voce di un popolo

L’unificazione di una lingua può diventare una forma di oppressione e di controllo su di un popolo. Riappropriarsene significa riprendere voce e poter esprimere la propria visione del mondo.

Scritto da Daniele Bagnaresi e Francesca Reggidori, Caschi Bianchi a Chalna

L’UNESCO ha proclamato il 21 febbraio “Giornata internazionale della lingua madre” su proposta del Bangladesh, dove il 21 febbraio viene ricordato il sacrificio dei martiri della lingua. Festività nazionale tra le più importanti, il Bashandolon (movimento della lingua), ha visto il Bangladesh protagonista di una delle più importanti vittorie contro il  dominio pakistano.

L’origine della vicenda ha inizio nel 1947, quando il Tammuddun Majlis(1) stampa un opuscolo intitolato: Lingua stato del Pakistan: Bengali(2) o Urdu(3).
Dopo mesi di discussioni il Governatore Generale del Pakistan, Mohammad Ali Jinnah, in visita a Dhaka, nel Pakistan Orientale (l’attuale Bangladesh), dichiara che l’Urdu sarebbe stata l’unica lingua nazionale e che chiunque si fosse opposto a questo disegno di unificazione sarebbe stato considerato nemico del Pakistan. Gli studenti continuano a protestare, ma la questione non viene sollevata ulteriormente.

La seconda ondata di proteste avvolge il Bangladesh qualche anno dopo, nel 1952, a seguito di una dichiarazione pubblica del Primo Ministro Nazimuddin, il quale dichiara nuovamente che l’Urdu sarebbe stata la nuova lingua di stato del Pakistan. Dopo agitazioni e proteste, si arriva alla fatidica data del 21 febbraio 1952. Studenti, professori e scrittori decidono di non rispettare il divieto di protestare davanti all’Assemblea Provinciale.
La polizia lancia lacrimogeni e nel pomeriggio comincia a sparare. Diverse persone vengono uccise. La notizia ha un effetto esplosivo sugli altri cittadini, che si riversano come un fiume in piena per le strade a protestare. Il giorno dopo a seguito di altre manifestazioni, la polizia apre nuovamente il fuoco uccidendo altre persone.
Il Ministro Nurul Amin, spinto dalla situazione, suggerisce la mozione raccomandando all’Assemblea Costituente che il Bengali poteva essere una delle lingue di stato del Pakistan. La mozione passò all’unanimità. Per la prima volta un numero di votanti musulmani votò a favore di un emendamento mosso dall’opposizione.

Il 23 febbraio dello stesso anno venne eretto nella capitale del Pakistan Orientale dagli studenti di Dhaka una sorta di monumento memoriale, il quale venne distrutto tre giorni dopo dalle forze di polizia pakistane. In seguito lo scultore Hamidur Rahman costruì vicino al luogo del massacro lo Shaheed Minar (statua dei martiri), che venne distrutto durante la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971 nell’Operazione Searchlight: un genocidio causato dall’esercito pakistano durante il quale persero la vita 50.000 civili. Il monumento venne ricostruito definitivamente al raggiungimento dell’indipendenza nel corso dello stesso anno.

Al fine di ottenere ulteriori informazioni abbiamo intervistato S., un ragazzo il cui padre ha partecipato a questi scontri:
“I partiti che erano ai vertici del potere cinquant’anni fa erano sostanzialmente quelli che ci sono ora. Oami League, BMP e Jamata Islam. La Jamata Islam ovviamente era d’accordo a cambiare la lingua, il BMP non si era esposto e la Oami League, che ha vinto queste ultime elezioni, voleva che il Bangla fosse lingua ufficiale. Diceva che avrebbero combattuto con tutte le proprie forze per questo. Prima che iniziasse il conflitto, i pakistani avevano già iniziato ad uccidere qualcuno e la J.I. collaborava con loro. Ora sembra che il partito al potere, la O.L. voglia fare chiarezza sui fatti di quell’anno attaccando gli oppositori della J.I…Ora comunque tutti i membri dei partiti rispettano questa festa.”

Questo è tutto per quel che riguarda la parte storica dell’ekushi february (della festività del 21 febbraio). Ora vediamo più da vicino quello che accade durante queste giornate.
S. racconta:
 “Questa è una manifestazione molto solenne in rispetto di chi ha dato la vita per la Patria. E’ una delle feste nazionali più importanti. Dura un giorno. Inizia alle ore 24 del 20 di febbraio con una processione a piedi scalzi in rispetto per chi ha versato il proprio sangue per terra.”
Queste processioni vengono organizzate da diversi gruppi e vengono portate corone di fiori o composizioni in onore ai caduti in quel giorno fino al luogo di destinazione: altari della patria decisi sul momento ove sono stati piazzati simboli del Paese.
“Le processioni avvengono in tutto il Bangladesh. La notte del venti vi partecipano il sindaco e i vari rappresentanti, mentre la mattina del giorno dopo sono coinvolte le scuole. Non vengono fatti canti o balli come in altre feste, ma piuttosto discorsi patriottici.”

Alle ore 6.30 del 21 iniziano le processioni scolastiche. Abbiamo potuto constatare questo fatto in quanto ci siamo ritrovati in ritorno da Dhaka e abbiamo avuto la possibilità di vedere celebrazioni in città e villaggi.

Da sempre gli Stati si appellano all’unificazione della lingua come mezzo per sincronizzare gli intenti dei dominati a quelli dei dominanti. Basti pensare al divieto di parlare catalano fino alla fine della dittatura franchista, oppure alle ragioni del perché lo spagnolo e l’inglese e l’arabo siano tra le prime madri lingue più parlate al mondo (4)
Certamente bisogna tenere conto dei pregi comunicativi di questo processo, ma non bisogna dimenticare che si tratta anche dell’annichilimento del linguaggio stesso, di togliere la voce ad un popolo. Una strategia per eliminare il retaggio culturale, di cancellare la memoria  del conquistato attraverso un altro stile di vita, altre tradizioni, altre parole. Si tratta di cancellare la rabbia di chi è oppresso modificando il modo di concepire il mondo attraverso le parole.

Le parole difatti possono avere significati diversi a seconda della lingua utilizzata per esprimerle. Esse possono assumere toni dispregiativi o sfumature diverse a seconda della cultura che ha prodotto tale linguaggio.
La distruzione di un linguaggio è la premessa per ogni futura distruzione.

Note:1. “Società Culturale” organizzata da studenti, scrittori e giornalisti orientati all’ideologia islamica
2. La lingua bengalese chiamata bangla, deriva dalla famiglia indoiraniana ed è discendente dal Sanscrito. Lingua nazionale del Bangladesh, seconda lingua più parlata in India, si classifica tra le prime cinque o sei lingue più parlate al mondo.
3. La lingua Urdu (parola di origine turco-mongola il cui significato è “accampamento”), lingua nazionale del Pakistan, nasce nel XIII sec. d.C. in un’area geografica situata all’interno dell’odierno territorio nazionale indiano da influenze persiane, turche e arabe.
4. Ethnologue: Ethnologue contiene statistiche di 6.912 lingue nella quindicesima edizione, realizzata nel 2005.

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