• Cb Apg23, 2009

Caschi Bianchi Russia

Ritratto di un’emigrazione silenziosa

440.000 persone se ne sono andate dalla Russia negli ultimi 5 anni. Non se ne vanno per fame, ma per prendere respiro.

Scritto da Traduzione a cura di Mirella Zanon

Uno dei segni manifesti della crisi odierna è il deflusso di capitale finanziario dalla Russia verso l’estero. Ma ancor prima degli sconvolgimenti economici, la situazione demografica degli ultimi cinque anni è diventata talmente critica da dare motivo agli esperti di indicare un tale fenomeno di massa come un deflusso di capitale umano nei paesi dell’Europa e dell’America. Se ne vanno i connazionali più intelligenti, più talentuosi ed intraprendenti, che potenzialmente potrebbero proporre al Paese soluzioni valide per uscire dalla crisi e dare stabilità all’economia.

Come mostrano le statistiche

e come dicono gli stessi emigranti,

essi sono pronti in tutta consapevolezza a diventare

l’élite intellettuale e culturale di altri paesi,

ma non sono intenzionati a ritornare in Russia.

L’economista Michail Delaghin ha definito

il fenomeno “emigrazione silenziosa”,

cioè de facto la partenza dei migliori

(de iure molti non tagliano

i ponti dietro di sé, come succedeva ai tempi dell’URSS).

Egli denuncia in questo modo una diagnosi seria:

“Per la Russia l’emigrazione è una catastrofe,

come per qualunque società che non sia pronta a questa.

Se ne vanno dal Paese in primo luogo i cittadini più attivi, il che conduce ad un degrado di chi resta”.

La particolarità di una tale emigrazione velata consiste nel fatto che questo fenomeno si presta difficilmente all’analisi statistica. Per esempio, le persone cominciano a vivere in due paesi, dopo aver acquistato beni immobiliari all’estero. Tuttavia esiste anche un altro gruppo non indifferente di emigranti: quelli che se ne vanno dalla Russia per sempre, ma che inizialmente partono con un visto di studio o di lavoro, mantenendo perciò la cittadinanza russa.

Il nostro nuovo studio riguarda quelli che se ne sono andati dalla Russia negli ultimi anni e non sono intenzionati a rientrarvi. Gli ultimi lavori seri dei sociologi, destinati ad un gruppo ristretto di lettori, sul tema dell’emigrazione dalla Russia, appartengono al 2002. Nella maggioranza dei casi i dati del Rosstat (Servizio federale di statistica) sull’uscita dal paese, connessa all’emigrazione, sottintendono un’immediata perdita della cittadinanza della Federazione Russa. Ciò è possibile, ed è per questo che la statistica ufficiale è così ottimista: secondi i dati del FMS (Servizio federale sull’emigrazione) della Federazione, negli ultimi sei mesi hanno perso la cittadinanza russa in tutto 6 (!) persone (dati del novembre 2008). È chiaro che questa statistica non include 251 individui usciti dalla Russia e diventati nel corso di quest’anno cittadini dei Paesi Bassi, dov’è ammessa la doppia cittadinanza.

Secondo tale approccio, le statistiche non contano nemmeno coloro i quali hanno lasciato la patria con un visto di lavoro o di studio, o che hanno richiesto asilo politico. La maggioranza di chi ha lasciato la Russia negli ultimi anni ha mantenuto finora la cittadinanza della Federazione Russa de iure, sebbene de facto stabilmente viva, lavori e paghi le tasse in Europa, America o Australia. Semplicemente non ricadono nel computo del Rosstat, che comunica che negli ultimi 4 anni se ne sono andate dalla Russia verso paesi esteri 110.950 persone. Questo significa che le cifre reali dell’emigrazione dalla Russia possono rivelarsi due o tre volte superiori.

Per dare più chiarezza a tutto ciò, è necessario cambiare la metodica e conteggiare gli emigranti dalla Russia secondo il numero di quanti entrano in altri stati: a questo scopo, ci siamo rivolti ai ministeri, ai servizi d’immigrazione e ad altri elenchi di stati diversi. Ci è sembrato che la Russia negli ultimi cinque anni sia entrata tra i primi cinque stati fornitori di risorse umane ai paesi sviluppati del mondo.

Dal novembre 2004 solo nei paesi europei, dell’America settentrionale e in Australia se ne sono andati 218.230 individui, ottenendo residenza definitiva, e più della metà di questi, 163000 russi, hanno lasciato la Russia negli ultimi 2-3 anni. In questo periodo, solo in Belgio, Norvegia e Repubblica Ceca l’incremento totale dei nostri connazionali è di 24.600 persone, delle quali il 14% ha acquistato una nuova cittadinanza. Un quinto degli emigranti sono giovani tra i 20 e i 24 anni, e un emigrante su quattro ha tra i 35 e i 40 anni. Questi ultimi sono in tutto 57.626.

Com’è emerso, a lasciare la Russia sono soprattutto giuristi, uomini d’affari, studiosi, ma anche specialisti qualificati in diversi ambiti, soprattutto in quello tecnico. Proprio adesso in una bacheca per la ricerca di lavoro, per esempio in Australia, si può trovare un annuncio di questo tipo: “Stanislav – cerco lavoro in Australia come tecnico dell’uranio arricchito. Alta formazione – Istituto Politecnico di Tomsk, facoltà tecnico – fisica. Laurea con lode nel 1999. Esperienza di lavoro: dopo la laurea, 5 anni come capo del reparto tecnologico. 42 anni, spostato, 2 figli”.

La prossima tappa, per gli autori di questo articolo, è costituita dal contratto e dal visto di lavoro, simili a quelli ottenuti da 85.600 persone, che negli ultimi due anni se ne sono andate in Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Corea del Sud e Portogallo. Dopo aver lavorato per un periodo così consistente, queste persone ricevono così la carta di soggiorno (o permesso di residenza permanente, il vid na zhitelst’vo, che ha carattere quasi definitivo ed è ben diverso dal permesso di soggiorno temporaneo, il vremennoe prozhivanje, NDT).

13.409 dei nostri connazionali hanno già ottenuto cariche di specialisti altamente qualificati in compagnie importanti e lavorano in Gran Bretagna, Polonia, Grecia, Francia, Spagna e altri paesi. 11.297 persone si occupano di scienze applicate in dieci paesi: Canada, Repubblica Ceca, Australia, Svezia, Austria, USA e altri. Inoltre, 6.223 persone in questi paesi conducono studi di base, mentre nella sfera tecnologica lavorano 6.863 individui. Infine, le qualifiche e le capacità hanno portato 5.217 persone ad occupare cariche di top-management in compagnie straniere in Ungheria, Svizzera, Gran Bretagna. Al momento attuale i senza lavoro sono meno dell’10% degli emigranti russi, e infatti nella maggioranza dei casi si tratta di coloro che, al momento della partenza, non avevano un’alta istruzione. Un terzo degli emigranti al momento della partenza aveva già una qualifica post-universitaria, oppure l’hanno ottenuta in quel paese, dove si sono trasferiti. In tutto il 44% di questi è ora impegnato nella sfera della scienza e della tecnica.

Occupano una grossa fetta degli emigranti dalla Russia anche i rifugiati o coloro che hanno fatto richiesta di difesa o di asilo in un altro paese. Solo dall’inizio di quest’anno (dati del settembre 2008), secondo le statistiche dell’ONU, 11.098 persone uscite dalla Russia hanno ricevuto lo status di rifugiato o è stata comunque fornita loro un’abitazione. Confrontando il loro numero con il periodo analogo del 2007, si nota una crescita di 2.012 unità. Ci sono più rifugiati dall’Iraq e dalla Cina.
Due terzi dei rifugiati russi dell’anno in corso vivono ora in Polonia, Austria, Francia e Belgio (in tutto, 7.720). Per esempio, un sesto vive in Norvegia, Svezia e Germania (1.812 persone), i restanti in Canada, USA, Australia e Nuova Zelanda. In totale negli ultimi due anni e mezzo si sono rivolte ai paesi occidentali con richiesta di asilo 48.632 persone. Tra queste, al momento attuale 44.443 hanno già ricevuto il nuovo status in 37 paesi del mondo.

Il terzo gruppo di emigranti russi per consistenza è costituito da coloro che sono partiti per studiare e poi si sono fermati a vivere e lavorare nel paese dove hanno ricevuto la formazione. Così, ogni anno dalla Russia alla Gran Bretagna se ne vanno con visto di studio più di 30.000 persone, oltre a più di 5.000 studenti diretti in Germania, Francia, Canada e Australia. Le statistiche degli anni passati mostrano che circa il 30% non fa ritorno.

Ad esempio, un terzo dei russi dice di avere all’estero parenti o conoscenti che hanno lasciato la Russia: sono questi i dati dell’inchiesta del fondo “ Opinione sociale”, condotta in 44 entità amministrative della Federazione Russa nel 2007. Inoltre, il 14% degli stessi intervistati avrebbe voluto andarsene per risiedere stabilmente in un altro paese, e tra questi il 3% ora sta adottando misure attive per farlo.

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