Argentina Caschi Bianchi
Una giornata storica per la Bolivia?
Impressioni e dubbi sul referendum per l’approvazione del nuovo progetto costituzionale boliviano da Buenos Aires
Scritto da Marco Belloni
Il tanto atteso 25 gennaio a La Paz risulta essere una tranquilla domenica estiva dove la maggioranza della popolazione scende in strada per incontrarsi e celebrare un giorno di festa.
Ridotti i mezzi di trasporto per raggiungere la capitale, potenziati i controlli e la presenza delle forze dell’ordine nel paese, la giornata si svolgerà in un clima ben più leggero di quanto si spettassero le istituzioni.
Questo per lo meno nei quartieri residenziali di La Paz, roccaforte del potere di Evo Morales dove si registrerà una percentuale del Sì alla nuova costituzione popolare dello stato boliviano tra le più alte del Paese.
Il panorama è ben piú complesso se si guarda alle altre province: ben 4 su 9 hanno rifiutato la nuova proposta costituzionale di Evo Morales (specie la popolata provincia di Santa Cruz, la seconda più grande del paese dopo La Paz), nella provincia di Chuquisaca il No sembra aver 1,2 punti percentuale rispetto al Si, dove il margine di errore é stimato attorno al 3%. Elevato l’astensionismo riguardo alla seconda proposta del referendum riguardo alla limitazione a 5 mila ettari per la proprietà terriera, misura che “la coscienza del popolo boliviano” ha approvato comunque con un buon margine di vantaggio, a favore più del 70% dei votanti.
Curioso vedere le foto e sapere dell’atmosfera in Plaza Murillo alla sera: ad attendere i risultati del referendum e le parole di Evo ci sono molti argentini, cileni, viaggiatori stranieri di passaggio e giornalisti occidentali. Meno della metà in confronto i boliviani, molti dei quali presenti in piazza per vendere sciarpe, berretti, bandiere e generi alimentari di ogni tipo ai “turisti” di Evo.
Il referendum ha messo in evidenza le spaccature in seno alla politica interna boliviana: le parole pronunciate dal presidente: “Finalmente Bolivia é una luna piena” non rispecchiano la realtà, poiché la cosiddetta mezza luna orientale (Pando, Beni, Santa Cruz, Tarija) si é schierata compatta per il No alla nuova costituzione.
Morales appare in piazza con un certo anticipo rispetto alla divulgazione dei risultati e proclama una nuova era per il popolo boliviano, la chiusura definitiva con il passato coloniale e l’inizio di una Bolivia dove tutti i boliviani potranno godere della ricchezza del paese.
Importantissimi i provvedimenti costituzionali a tutela dei beni naturali del paese, che con il nuovo progetto dovranno necessariamente portare introiti al Paese e non più a corporazioni straniere: un provvedimento che dovrebbe essere preso a esempio anche dagli altri stati latino americani, la vicina Argentina in primo luogo.
Restano dubbi sulla tanto cantata fine del latifondo, poiché la nuova proposta di legge non prevede la retroattività e quindi i grandi proprietari terrieri non dovranno preoccuparsi del cambio.
A livello sociale e culturale la nuova costituzione si avvicina molto di piú alle esigenze della società boliviana e in particolar modo delle comunità indigene, riconosciute lingue ufficiali tutte quelle dei popoli nativi (36) più lo spagnolo, la foglia di coca non solo è riconosciuta legale ma anche patrimonio culturale del popolo boliviano, viene stabilita la laicità dello stato rispetto a qualsiasi religione, ridisegnato a livello costituzionale il ruolo etico dei mezzi di comunicazione nei confronti della società civile.
Fortunatamente le elezioni si sono svolte in tutto il paese senza nessun tipo di problema, anche se il panorama politico rimane assai caldo: mentre nella città di La Paz Evo festeggiava con tutti i suoi compagni di governo e gli stranieri da tutto il mondo presenti in piazza Murillo, nelle province del No si festeggiava con lo stesso entusiasmo il risultato opposto.
É necessario che si giunga a un compromesso e che non si adotti un atteggiamento disfattista per quanto riguarda i “prefetti ribelli” e soprattutto che Evo e i suoi siano disposti ad “aprire spazi di dialogo con l’opposizione”, così come richiesto da Ruben Costas (prefetto di Santa Cruz), senza perdere allo stesso tempo l’appoggio fondamentale di La Paz, senza i cui voti la costituzione non sarebbe mai passata.
Il popolo boliviano ha scelto il cambiamento, una nuova Bolivia sta nascendo da oggi stesso: ora spetta a Evo mantenere le promesse e le aspettative del suo popolo, esattamente come ha detto egli stesso in chiusura del suo discorso in Plaza Murillo “Cuando, carajo?” – “Ahora!”
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