Due occhi neri lucenti simili a perle rarissime pescate nelle acque del Golfo dell’Oman, che attirava mercanti di preziosi e spezie dalla Persia e dall’India, e un corpo di gazzella come quello delle tante donne ideali che animavano i versi del Sahara: una Laura o una Beatrice per i beduini del deserto. Non si chiama Leyla e nemmeno Emira, ma sembra ugualmente una principessa uscita dalle Mille e una notte. Non vive nel Qatar o in Medio Oriente.
Niomëza ha 21 anni e frequenta la Facoltà di educazione a Prizren, in Kosovo. E appartiene alla comunità degli egizi. Ci invita a trascorrere insieme ad altri amici (rom, turchi e albanesi), una giornata nella sua grande casa, dove i genitori ci accolgono con calore come se li conoscessimo da sempre. Si uniscono a noi due ragazzi tedeschi, giunti in Kossovo per una missione poco dopo il conflitto del 1999, e che hanno scelto nel 2008 di trascorrerci le ferie senza dimenticare di andare a trovare le persone rimaste nel cuore, tra cui i componenti di quella famiglia. Ascoltiamo il padre e Besim suo fratello che ama i Linkin Park e gli Hoobastanke, suona lo sharki, uno strumento tradizionale albanese a corde, e magiamo all’aperto, in una terrazza che dà su un frutteto e un piccolo orto curati con devozione e amorevole meticolosità. Non ricordo più chi, ma qualcuno una volta mi disse che non esistono luoghi belli e luoghi brutti, è il nostro cuore a decidere come renderli.
Appena fuori dall’uscio di quella casa, anche a Xerxe, piccolo centro abitato anonimo e dimenticato, ci sono strade non asfaltate, cumuli di immondizia, una rete ferroviaria in disuso, dove l’erba abbraccia binari arrugginiti che non sentono ormai da tanto lo sferragliare della parola treno. Anche lì trovi la polvere e povertà di un Kossovo che non riesce a ripartire, ma in quella casa mi sento quasi dentro un giardino dei tanti monasteri medievali, quelli dove i monaci coltivavano arance e mele profumate, mentre fuori c’erano la peste e la fame. Il prato verde della casa di Niomëza si trasforma sotto il calore di una giornata di sole primaverile in un angolo rigoglioso e unico di un Kossovo a volte sorprendente, se il nostro cuore riesce a scorgere la bellezza anche nella desolazione. Per lei il Kossovo è il posto più bello del mondo e non lo cambierebbe con nessun altro. E per qualche ora è diventato così anche per me. Ci raccogliamo tutti intorno a una tavola, dove insieme alla flija c’è la marmellata e i peperoni piccanti che qui non si teme di accostare, e si beve l’ayran, lo yogurt che accompagna spesso le pietanze in Kossovo.
La incontro tante altre volte al centro Fisnikët, dove due volte a settimana dà lezioni di giornalismo. Una di queste decide di raccontarmi qualcosa in più di sé e della sua gente.
Raccontami le origini degli egizi…
Non le conosco. Nessuno mi ha mai raccontato nulla sulle nostre origini. Mai racconti, mai favole legate alla nostra storia. Probabilmente nemmeno i miei nonni l’hanno fatto con mio padre. Ma lui qualcosa in più di me la conosce. Perché interessarsi troppo alle nostre origini? Io non ne sento la necessità. A cosa servirebbe? Sono egizi ma non ci penso, perché la mia vita non è diversa da quella dei ragazzi che non lo sono. Io esco con ragazzi albanesi, frequento l’università con i ragazzi albanesi. Faccio tutto con loro. Sono come gli altri. Per me quello che vale è l’essere umano, non se è egizi o albanese. L’essere umano e i suoi diritti.
Perché vi chiamate egizi?
Perché siamo arrivati dall’Egitto! Tanto tempo fa. Non so come, né quando.
Quali sono le vostre tradizioni?
Noi non abbiamo nostre tradizioni. Le nostre sono uguali a quelle degli albanesi. Parliamo albanese, mio padre e mio fratello suonano lo sharki, uno strumento tradizionale albanese, mia madre prepara la flija, un piatto tipico albanese. Abbiamo la bandiera albanese in salotto. Siamo egizi ma facciamo le stesse cose che fanno gli albanesi. Per questo mi domando perché siamo egizi, che differenza c’è tra noi e loro. Non lo so. Non me lo so spiegare. So che abbiamo la pelle più scura, gli occhi più scuri, che sembriamo arabi. Dovrei leggere, chiedere in giro per poterti rispondere. Non ho mai letto saggi e ricerche sul nostro popolo. Non ne vedo la necessità.
Quindi i rapporti con gli albanesi sono buoni?
Più che ottimi. Io vivo a Xerxe, tra Prizren e Gjakova. La mia e la famiglia di mio zio sono le uniche egizi del villaggio. Le altre sono albanesi. Mai avuto problemi. Mi padre lavora nella polizia del Kossovo, e ha avuto a che fare con tantissime persone albanesi ed internazionali. Ha studiato ed è opened mind! Ha un rapporto stupendo con gli albanesi. L’unica cosa è che una ragazza egizi non può sposare un ragazzo albanese. È così e basta. Non conosco le ragioni. È inutile chiedere spiegazioni, cercare di capire. Nemmeno chiedo. È così. So che nella mia famiglia si pensa così e non ha senso fare domande. Io ho avuto un fidanzato albanese. Siamo stati insieme per un anno. Poi ci siamo dovuti lasciare. Mio zio non era favorevole e io non avevo mai conosciuto la sua famiglia che non voleva conoscermi. Ricordo che quando gli dissi di essere egizi lui mi disse: “Dimmi che non è così, ti prego!”. Ci siamo dovuti lasciare per questo. Mi tremano ancora le gambe quando lo vedo. Mi manca tantissimo. Ho perso questo amore perché sono stata una debole e lo è stato anche lui. Non abbiamo avuto coraggio. Ma non voglio soffrire. La famiglia non accetterebbe che sposassi un albanese e questo mi farebbe stare male. La famiglia è importantissima e io la mia la amo. Pensa che mi sorella Mimosa ha sposato un ragazzo egizi, Valton, un cantante famosissimo in Kossovo e in Svizzera, dove tanti di noi sono partiti per lavorare. Solo il fatto che la mamma di lui parlasse la lingua dei rom ha causato problemi a mia sorella. Questa donna era di Prizren. Parlava turco e rom.
I tuoi che sono egizi non accettavano che la madre del ragazzo di tua sorella parlasse rom. Quindi rom ed egizi non hanno niente in comune?
Assolutamente no. I rom hanno la loro lingua e le loro tradizioni. Noi parliamo albanese e con gli albanesi condividiamo le tradizioni. Non so perché i miei non accettassero questo fatto. L’acronimo RAE, Roma, Ashkali, Egyptian a me non piace assolutamente, non ha senso! Gli ashkali hanno sì le stesse origini dei Rom, ma noi no! Pensa se inventassero un acronimo tipo SAT, Serbian, Albanian,Turkish?! È lo stesso paradosso.
Conosci qualche attivista egizi?
Sì, a Prishtina. Mi hanno chiesto di lavorare per loro, ma sinceramente preferisco terminare gli studi. Laurearmi. Si occupano di educazione. Fondamentalmente di questo, di donne e minori.
Qualche politico?
No. Non mi interessa.
Dimmi qualcosa di te che senti sia importante.
Posso dirti qualcosa della mia religione, che è l’Islam. Anche gli albanesi sono musulmani. Ad ogni modo, io amo la mia religione. La amo profondamente. Se fossi cristiana mi convertirei. Leggo spesso il Corano. La mia religione è pura, dà conforto. Prego tutti i giorni Dio, ma non come pregano tradizionalmente i musulmani. Prego la sera, prima di andare a dormire, prima di addormentarmi. Gli chiedo di realizzare i miei sogni. Li vuoi sapere? Te li dico?
Sentiamo…
Allora, il primo è di lavorare come insegnante con i bambini, perché io amo questo lavoro. Il secondo è di andare in Egitto e vedere se ci sono relazioni tra noi e gli egiziani, vedere se abbiamo qualcosa di loro. Sì, l’Egitto! Il primo posto dove andrei. Poi voglio andare in India. Mi piacciono i vestiti delle donne indiane. Sono bellissimi. Ne comprerei uno.
Lasceresti mai il Kossovo?
Mai. Amo il Kossovo e mai lo lascerei. Andrei in Italia per vedere Roma e Venezia.. bella Venezia! Andrei a Londra e a Parigi, ma solo per una visita. Per turismo. Ma prima vorrei andare in Egitto.
Una delle sei stelle della nuova bandiera del tuo paese porta la scritta RAE. Cosa ne pensi?
Sul serio dici che per rom, ashkali ed egizi c’è una sola stella? Ma non ci posso credere! Mi dici qualcosa che non sapevo. Io ero convinta che noi avessimo la nostra stella. Perché non hanno messo insieme gorani e bosgnacchi? Penso che i gorani nemmeno esistano e che siano dei semplici bosgnacchi. Non penso sia giusto. Siamo tre popoli diversi. Mio padre mi ha detto che sulla bandiera l’immagine del Kossovo rappresenta gli albanesi e le sei stelle rappresentano turchi, serbi, rom, ashkali, egizi. Bosgnacchi e gorani stanno insieme in una stella. Ad ogni modo, preferivo la bandiera con l’aquila, la bandiera rossa e nera, quella dell’Albania. Questo azzurro e queste stelle non mi piacciono. Se ho voglia di vedere un cielo stellato esco all’aperto la sera.
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