• Cb MLAL, 2008

Burkina Faso Caschi Bianchi

Il Burkina in piazza

Lo scorso 20 febbraio ha preso il via a Bobo Dioulasso, in Burkina Faso, una serie di manifestazioni seguita da scontri nelle strade. Motivo ufficiale delle sommosse l’aumento generale dei prezzi.

Scritto da Claudia Bentivoglio

Lo scorso 20 Febbraio a Bobo Dioulasso, in occasione dello sciopero generale proposto e sostenuto soprattutto dai sindacati dei consumatori e dei commercianti, la gente è scesa in strada per protestare unanimemente contro l’aumento generale dei prezzi, soprattutto degli alimenti base della cucina burkinabè. Claudia Bentivoglio, Scontri di Piazza a Bobo Dioulasso, Burkina Faso, Casco Bianco Mlal

Per esempio l’olio, condimento essenziale per qualsiasi piatto, che ancora in ottobre veniva venduto al litro 600/650 FCFA (1 euro), oggi si trova sul mercato a minimo 800 FCFA (1,20 €); il latte in polvere da Ottobre ad oggi ha subito un aumento ancora più massiccio: la latta costava 1.650 FCFA (2,50 euro) ed oggi si compra a 2400 FCFA (3,65 €). Un sacco da 100 Kg di mais, presente in tutte le corti del Burkina Faso, cereale con cui preparano il piatto base della cucina tradizionale, il TÔ, dal 2006 ad oggi costa 2 volte tanto, da 600 FCFA a 12000 FCFA; il sapone, essenziale per l’igiene quotidiana, in gennaio è aumentato da 250 FCFA a 350 FCFA.

Un malcontento generale all’origine di una mattinata difficile e pericolosa nelle strade della città, dal centro fino alle periferie. Tutti i semafori guasti, carretti incendiati ovunque, copertoni fumanti a mo’ di barriere per impedire la regolare circolazione dei mezzi che per 3 ore sono rimasti bloccati nelle vie principali della città.
Manifestazioni ci sono state in tutti i quartieri. Pacifiche e non, folle di gente arrabbiata con pietre alla mano e urla di protesta in bocca.
L’intervento della polizia è stato immediato ma non ha potuto fermare gli scontri per diverse ore, nonostante l’uso massiccio di lacrimogeni, i primi 2 manifestanti rimasti a terra perchè colpiti da colpi di arma da fuoco, almeno un ferito grave e molti arresti.
La popolazione è stanca di vedere i prezzi dei prodotti da esportare scendere e i prodotti necessari per il consumo locale aumentare in breve tempo e vertiginosamente. L’esempio più evidente è il cotone, primo prodotto d’esportazione burkinabè, per cui già l’anno scorso diversi coltivatori hanno rifiutato la coltivazione a causa della diminuzione del prezzo all’esportazione. Ora la gente aspetta la fine della raccolta, da poco iniziata, per vedere i risultati della produzione, e ha paura delle conseguenze negative che un’annata poco redditizia possa causare.
Per ora non sembra che nelle altre città, soprattutto nella capitale Ouagadougou, si sia verificato l’effetto boomerang della presa di posizione da parte dei civili bobolesi, un’iniziativa forte che da anni non aveva raggiunto un livello così.
Il malcontento è infatti generale, tutti sono concordi sulle motivazioni della protesta, stufi di una situazione che si protrae da troppo tempo, una situazione sempre più difficile da gestire a cui il Governo non pare voler porre rimedio a breve. Oggi i burkinabè si dicono stanchi di subire gli effetti della corruzione diffusa, di un sistema che sopravvive sulle spalle di una popolazione che soffre e che inizia a rivendicare il proprio diritto a mangiare e vivere degnamente. Una popolazione che non accetta più di avere sempre davanti agli occhi, anche dei più ciechi occhi, gli effetti di un arricchimento illegale di pochi a discapito di quello di tanti.
Tenendo presente che mediamente un operaio guadagna massimo 50.000 FCFA al mese (cioè 75 euro) e che la maggior parte dei burkinabè ancora oggi vive del proprio raccolto, non ci si può stupire della reazione avuta dalla gente alle dichiarazioni del Sindaco di Ouagadoudou, S. Compaorè, in cui si invitavano tutti coloro che non possono spendere 3.000 FCFA al giorno per la propria famiglia a lasciare la città. Le conseguenze degli avvenimenti di oggi possono essere molteplici, possono aggravarsi improvvisamente come calmarsi gradualmente, nessuno può dirlo. Molto dipenderà dalla reazione del Presidente, Blaise Compaorè, costretto a scendere a compromessi per mantenere il suo mandato e per non rischiare che una giornata di manifestazioni diventi il pretesto per un inizio di un cambiamento politico da molti richiesto e voluto e per evitare che gli spettri del passato riemergano con forza e che la storia burkinabè si ripeta.

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