Bosnia Erzegovina Caschi Bianchi

La difficoltà di costruire il futuro: criminalità minorile in Bosnia Erzegovina

Cresce la criminalità giovanile a Sarajevo. La gente, insicura e impaurita, ha manifestato di recente il proprio disagio con una serie di manifestazioni, chiedendo alle istituzioni di intervenire. Ma i problemi dei giovani rimangono, tra disoccupazione e sfiducia nel futuro.

Scritto da Maria Enza De Sario

Mercoledi’ 13 febbraio i cittadini di Sarajevo, la maggior parte giovani, si sono dati appuntamento davanti al palazzo del governo del Cantone per manifestare contro il Sindaco e il premier del Cantone chiedendo un maggiore intervento delle autorità contro la delinquenza minorile.

Anche il sabato precedente diecimila persone avevano manifestato pacificamente nel centro di Sarajevo. Ciò che ha scatenato la protesta sono stati gli episodi di violenza verificatisi nella città nell’ultimo mese.

L’ultimo fatto risale alla scorsa settimana. Il 5 febbraio 2008, D. un ragazzo di 17 anni, era sul tram per tornare a casa da scuola quando è stato aggredito da tre persone, tra cui un minorenne. Quest’ultimo ha colpito D. con un coltello all’addome, uccidendolo. Le modalità della tragedia, avvenuta senza motivo in pieno giorno e in pieno centro, sulla linea del tram tra la Bas Carsija e Marin Dvor, hanno scioccato la città.
Ma questo è solo l’ultimo in ordine di tempo. Due settimane prima tre quindicenni avevano cosparso di benzina e dato fuoco a una signora di 72 anni, deceduta dopo alcuni giorni per le gravi ustioni riportate. Alcuni ragazzi sono stati feriti all’uscita di un Pub. E c’è ancora una banda di ragazzi dietro alla bomba lanciata ad una fermata del tram, che ha avuto come conseguenza 3 feriti. Dopo un’ora le proteste sono degenerate: un gruppo di manifestanti ha lanciato uova e pietre contro l’edificio, rompendo alcuni vetri e un poliziotto e un agente della sicurezza sono rimasti feriti in modo non grave.

C’è un senso di insicurezza e di rabbia perché le istituzioni, di fronte ai fatti di cronaca dell’ultimo mese, non stanno adottando alcun provvedimento. Le persone qui a Sarajevo hanno paura di questa irrazionale violenza, della quale non si comprendono le cause.
Le manifestazioni che hanno raccolto i cittiadini nelle stade di Sarajevo vogliono denunciare questi fatti di criminalità minorile, e incoraggiare le persone a non assumere atteggiamenti omertosi di fronte ad atti di violenza. La polizia, infatti, spesso si scontra con il silenzio di coloro che assistono a questi eventi, e che per paura non intervengono o non ne denunciano gli artefici. Due o tre mesi fa, in una strada del centro della città, a meta’ pomeriggio, una persona è stata uccisa, ma non ci sono testimoni.

Questi fatti di cronaca, però, sono solo la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. La signora A. dopo la manifestazione, in lacrime mi ha spiegato << Non mi sento più sicura in questa città. Vorrei lasciare la Bosnia Erzegovina perché non riesco a vedere in questo posto un futuro per mia figlia.>> Parlava anche di un senso di “alienazione” che prova nel vivere in Bosnia, perché sente questo paese abbandonato a se stesso, incapace di risollevarsi, privato di una propria identità condivisa da tutti i suoi cittadini.

Non voglio fare ipotesi sui motivi di tali fatti, ma porre semplicemente l’attenzione sui giovani bosniaci, alla luce di quanto detto da questa mamma, e anche ricordando un po’ le parole di alcuni ragazzi. Si avverte la fatica di costruire il futuro, nonostante la forza, la vitalità e le capacità della popolazione giovanile bosniaca. A volte si può avvertire nelle loro parole un senso di scoraggiamento. I giovani si sentono abbandonati dalle istituzioni che tra le loro priorità non comprendono i loro problemi. Sembra che nulla venga fatto per cambiare la situazione, per risolvere problemi come la disoccupazione (il tasso di disoccupazione giovanile in Bosnia Erzegovina si attesta intorno al 40% (1).

Gli atti di cronaca sopra citati sembrano essere solo la punta dell’iceberg del disagio che i giovani vivono. La disoccupazione, la mancanza di possibilità per costruire un proprio fututo, rende i giovani vulnerabili e quindi più facilmente vittime delle dipendenze, della prostituzione e della criminalità.

Inoltre mancano strutture adeguate per affrontare questi problemi. Sulla questione carceraria, poi, ci sarebbe molto da dire, come è stato riportato anche da Amnesty International (2), gli istituti di pena mancano di risorse materiali, non hanno personale sufficientemente preparato e sono sovraffollati. Inoltre Amnesty International ha denunciato (3) maltrattamenti dei detenuti nelle prigioni bosniache. La situazione più preoccupante riguarda il reparto psichiatrico del penitenziario di Zenica. E per quanto riguarda i minori manca, o comunque è carente, una legislazione penale e un sistema penitenziario idoneo ad affrontare il disagio minorile.
Note:

1. http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Speciali/Bosnia/intro.htm.
2. Cf. Rapporto 2008 di Amnesty International “Meglio che stai zitto – maltrattamenti da parte della polizia e nelle carceri”
3. Cf. nota 2.

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