Brasile Caschi Bianchi
Trafficanti d’acqua
Il Rio San Francisco come tutti i bacini idrografici del sud America è fonte di vita per milioni di persone che pescano, si lavano, puliscono vestiti, bevono, viaggiano e coltivano grazie all’acqua.
Scritto da Federico Bondioni
Dal 27 di Novembre Frei Cappio, Vescovo della Diocesi di Barra (quartiere del centro storico di Salvador) è entrato in sciopero della fame contro la privatizzazione e del Rio San Francisco. Il Rio San Francisco è il fiume più lungo del Brasile. Nasce nello stato di Minais Gerais e finisce nello stato di Ceara, passando per vari stati tra i quali la Bahia. E come tutti i bacini idrografici del sud America è fonte di vita per milioni di persone che pescano, si lavano, puliscono vestiti, bevono, viaggiano e coltivano grazie all’acqua.
Il problema è che il Ministerio de Integraçao Nacional ha approvato questo progetto che prevede la privatizzazione del Rio e la costruzione di due canali: uno industriale che destinerà l’acqua a un distretto industriale di Fortaleza; l’altro agricolo che attraverserà il Pernambuco fino alla città di Campina Grande per la produzione di canna da zucchero nel serto. Il progetto è di un totale (di realizzazione) di 6,6 milioni di Reais e sembra fondamentalmente un accordo con la grande borghesia industriale dello stato di Ceara e con quella agricola di Pernambuco, che per l’occasione ha comprato 100.000 ha a lato del canale! Come accade in altri paesi e contesti, anche il governo Lula ha preferito i suoi grandi sponsor ai milioni di poveri che avevano presentato una controproposta. Questo progetto sociale era sponsorizzato dai comuni locali, dalla chiesa e da un ministero governativo, l’Agencia Nacional de Aguas proponeva una spesa di 3,6 milioni di R$ e risolverebbe il problema dell’accesso all’acqua potabile per tutti i comuni della zona Semi arida dell’immenso centro brasiliano. Con l’aggiunta di un milione di reais si garantirebbe la presenza di cisterne di acqua familiari sufficienti per 5000 famiglie delle zone aride. E con la utilizzo di filtri si risolverebbe il problema anche per la città di Campina Grande.
Il problema però, come dice Frei Cappio, è che si preferisce difendere i diritti di imprenditori amanti di grandi infrastrutture e di progetti che trasformano l’acqua in una risorsa economica, piuttosto che quello di decine di migliaia di famiglie “campesinas” e povere che con l’acqua ci vivono.
Riguardo alle mie considerazioni personali, posso aggiungere che il Brasile è un paese molto sviluppato e con infrastrutture che non hanno nulla da inviare a quelle che ci sono in Europa (con un livello migliore rispetto a Grecia, Portogallo e Sud Italia) e che l’incredibilmente alto numero di poveri vive in condizioni molto migliori rispetto a quelle di altri paesi sud-americani (le favelas di Salvador sono decisamente migliori rispetto ai cerros di Lima), inoltre investe una gran quantità di denaro in tutti i paesi vicini. Io credo che non si possa considerare un paese del “terzo mondo” (termine a mio avviso orribile). Il problema più grande è che il Brasile è consapevole di non essere da “terzo mondo”, per questo fa delle scelte politiche assurde: come nascondere il problema degli orfani e tutto ciò che “puzza” di povero e degradato. Il governo Lula sicuramente avrà fatto grandi cose e migliorato le condizioni di vita del paese, ma sta facendo la peggior cosa che facevano i paesi dell’ est europa: mascherare la realtà. In un paese sviluppato è poca la gente che vive grazie al fiume, che si lava i panni nel fiume, che si sposta in balsas sul fiume: per questo il fiume si può privatizzare.
Intanto a rischio di privatizzazione è anche il Rio Madeira per la produzione di energia elettrica, e la stessa cosa sta succedendo con il Rio Vale; domani forse succederà con il Rio Amazonas?! Senza parlare del gigantesco bacino idrografico sotterraneo che c’è tra Brasile, Uruguay, Argentina e Paraguay scoperto da una multinazionale svizzera, la Syngenta, che il Brasile ha espulso dai propri confini (forse per “rubargli” l’affare?). Si parla che in un futuro prossimo si privatizzi questo bacino per la produzione e la vendita di acqua potabile. Dopo la corsa al sale, argento, oro, diamanti etc. oggi sta cominciando la corsa alla privatizzazione all’acqua. Prepariamoci a comprare bottigliette di aria per respirare!
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