Brasile Caschi Bianchi

La realtà dei lavoratori sem terra in Brasile

Il “Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra”, la più grande organizzazione contadina latinoamericana, è oggi presente in quasi tutti i 26 stati del Brasile. Nasce nel 1985 su tre obiettivi fondamentali: la lotta per la terra, la riforma agraria e un’ampia trasformazione sociale.

Scritto da Matthias Schupfer

Dopo circa due mesi di permanenza in Brasile, nello stato di Bahia, lavorando nel progetto della fazenda A Partila, nel comune di Pojuca, sono venuto a conoscenza di una importante realtà, tipica e presente in tutto il Brasile a livello nazionale: il movimento dei Sem Terra e la loro gente.

Questo proprio perché la fazenda, immersa nel verde della “Mata Atlantica”, confina con i terreni occupati da questi contadini, i quali non avendo casa e soldi, si costruiscono delle semplici baracche e coltivano per il proprio sostentamento pezzi di terra, altrimenti abbandonata dai ricchi proprietari e latifondisti che non la utilizzano.
Il movimento negli ultimi anni è riconosciuto ed ha aumentato la sua importanza, ma gli scontri con i proprietari latifondisti sono sempre tragici. La strada che conduce alla nostra fazenda è in comune con altri fazenderos e con questa gente, i loro pezzi di terra sono di fianco ai nostri; quello che mi ha colpito di più è che vedendo i bambini ed i ragazzi dei sem terra, con cui a volte giochiamo a calcio e con cui ci si saluta sempre, si riceve una impressione del tutto opposta a quella delle favelas, appare una realtà piena di solidarietà, di dignità e senza violenza al proprio interno.
Il Brasile è un paese da conoscere, scoprire e vivere, per la sua immensità e ricchezza geografica, la sua varietà e spettacolarità paesaggistica, le bellezze naturali, il mare cristallino, le bianchissime spiagge, la sua cultura, le tradizioni, la storia, la musica, la danza, il potenziale umano, la sua multietnica popolazione. Il Brasile, inoltre, è un altro importante laboratorio in cui stanno avvenendo fatti rilevanti per la storia dell’umanità, come la presenza di importanti aggregazioni sociali che, come il Movimento Sem Terra, stanno alimentando la ricchezza degli strumenti di ricerca necessari per riprendere a camminare verso la costruzione di un altro mondo possibile.
Dotato di un enorme potenziale di risorse umane e naturali, il Brasile è il più importante Paese dell’America meridionale, ma è anche quello in cui più compiutamente si esprime la storia sudamericana, con le sue marcate dipendenze sia dall’Europa sia dagli USA. Un paese meraviglioso ma pieno di contraddizioni: sua caratteristica peculiare è che la concentrazione della ricchezza è sempre stata nelle mani di una esigua élite. Una società estremamente disuguale, di esclusione sociale, nella quale 85 milioni di brasiliani su 160 sono sotto la linea di povertà, cioè hanno un reddito mensile inferiore a 150 reais (circa 75 euro). Il 28,7% degli abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. L’infanzia e l’adolescenza sono le più sfavorite in questo quadro di disuguaglianza economica, fatto che determina il loro anticipato e prematuro ingresso nel mercato del lavoro: il 19% della popolazione comincia a lavorare prima dei 9 anni di età ed il 50% tra i 10 e 14 anni. Altro dato fondamentale è che il tasso di analfabetismo dei bambini tra i 10 e 14 anni è del 17%, e nelle aree rurali sale al 70%.
Il “Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra” (Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra), la più grande organizzazione contadina latinoamericana, è oggi presente in quasi tutti i 26 stati del Brasile. Nasce nel 1985 su tre obiettivi fondamentali: la lotta per la terra, la riforma agraria e un’ampia trasformazione sociale.
Le rivendicazioni sociali più ampie, comuni a tutto il movimento popolare brasiliano e alle sue più significative componenti politiche e sindacali, ossia il diritto alla salute, all’educazione, alla casa, ecc. pongono le basi per una alleanza del MST con i settori urbani.
Una parte della nuova base del MST proviene proprio dalla massa indigente delle periferie urbane fuggita dalle campagne che, attraverso i risultati ottenuti con l’occupazione delle terre, può trovare una prospettiva di lavoro e di sopravvivenza negli insediamenti rurali. L’obiettivo di fondo del movimento è la ripartizione del latifondo sia di proprietà pubblica che privata e lo strumento à l’occupazione delle terre. L’aggancio giuridico su cui far leva è nella Costituzione Brasiliana, che prevede l’uso sociale della terra; per cui un terreno incolto o non pienamente utilizzato, offre l’occasione per ingaggiare una battaglia e una vertenza legale da parte dei contadini occupanti. La repressione è durissima perchè i latifondisti dispongono di vere e proprie milizie private e la polizia statale, quando era sotto la presidenza del “riformista” Fernando Henrique Cardoso, ha accumulato il maggior numero di morti con i massacri degli ultimi anni. Per cui lo scontro con il governo, con i cui enti ministeriali va poi condotta la trattativa, è quello principale.
Il MST organizza 1.600 accampamenti con 150.000 famiglie, sviluppando un’intensa campagna verso i circa 4.800.000 contadini senza terre. Negli insediamenti un’importante attività riguarda l’educazione, realizzata attraverso il lavoro di 600 professori che si occupano di 50.000 bambini, mentre viene condotta una campagna perchè la scuola pubblica sia presente negli insediamenti. Ogni insediamento ha la facoltà di organizzarsi in forma associata o individuale, ma la formula incentivata è quella della cooperativa che offre vantaggi indubbi nella produzione. La solidarietà popolare con il MST è molto ampia anche nei settori urbani, proprio per il freno all’urbanizzazione selvaggia e anche le stesse municipalità sono spesso avvantaggiate dagli insediamenti: multinazionali e latifondisti non pagano nulla e rapinano tutto, mentre gli insediamenti agricoli producono più contribuenti e stimolano il mercato interno. Il MST si batte contro la “colonizzazione interna”, attraverso le deportazioni di persone dal Sud al Nord (e viceversa) a seguito di azioni, ad esempio, di distruzione della selva per “liberare” aree per la produzione di carne da fast-food per le multinazionali: i lavoratori impiegati subiscono trattamenti schiavistici, gli indigeni vengono scacciati dalle loro terre e la distruzione della foresta provoca danni irreversibili all’ecosistema.
I sem terra della Bahia e quelli che vedo io ogni giorno, non si sa bene da dove vengano, da che parte del Brasile siano giunti, molti hanno viaggiato a lungo per cercare questi terreni, ma molti si considerano Bahiani, sono a contatto con questa terra, in questa regione in cui giunse il maggior numero di schiavi africani; sono neri come lo erano i loro avi, che sempre lavoravano nelle piantagioni e venivano sfruttati. Questa è la loro terra dove si è mischiato il loro sangue e il loro sudore. Tutta la storia del colonialismo è fatta di massacri, rapine di risorse naturali e sfruttamento del lavoro schiavo.
Come recita una canzone dei Sem Terra “il massacro dell’America Latina è stato progettato in Europa … vennero in nome della civiltà, impugnando in una mano la spada e nell’altra la croce”. Al Brasile per 500 anni è stato rapinato zucchero, caucciù, caffé, oro ecc., poi inviato in Europa. Anche dopo la fine della schiavitù legale nel 1888, la terra è rimasta nelle mani di pochi latifondisti e dei loro eserciti di pistoleros; per i poveri e gli ex-schiavi l’unica possibilità è stata quella di continuare a vendersi, a prezzo infimo e senza poter reclamare alcun diritto.
Dal 1964 la dittatura militare, creata dalla borghesia brasiliana per stroncare le lotte contadine per la riforma agraria, sviluppò: 1) l’industrializzazione, con l’urbanizzazione di milioni di poveri, che lasciarono le campagne del Nord e NordEst ( dove ancora oggi 50 milioni di persone soffrono la fame) e finirono il loro sogno nelle infernali favelas delle megalopoli. 2) la rivoluzione verde, cioè un’agricoltura intensiva e in monocultura, soprattutto ad uso esportazione, con un uso massiccio di erbicidi e sostanze chimiche, lasciando la proprietà della terra nelle mani di pochi latifondisti, liberi di coltivarla, usarla per l’allevamento di bestiame, o lasciarla improduttiva.
Negli ultimi 20 anni si è consolidata un’alleanza tra i latifondisti storici e le multinazionali della terra, il cosiddetto agrobusiness, che hanno bisogno di nuove e grandi estensioni di terra, per coltivare la soia transgenica, naturalmente sempre ad uso esportazione, e l’eucalipto. Negli ultimi decenni gli appetiti di questa alleanza si sono rivolti alle terre meno sfruttate, l’Amazzonia e il Mato Grosso, scatenando il fuoco contro la foresta per disboscarla e la violenza contro gli indios e i contadini che lì hanno sempre vissuto; infine si sono fabbricati falsi i documenti di proprietà delle terre (grilagem), in combutta con funzionari governativi e politici. Questo processo è in pieno sviluppo soprattutto nello stato del Parà (in Amazzonia), dove lo “Sviluppo” si manifesta in triplice combinazione: con il grilagem delle terre, l’erosione della biodiversità, il lavoro schiavo.
Tutto questo genera un conflitto sociale permanente (772 contadini uccisi negli ultimi 30 anni!), con un’impunità pressoché assoluta degli assassini (siano essi pistoleros o poliziotti) e dei mandanti. In Brasile la maggior parte della terra coltivabile è improduttiva, eppure da parecchi anni si violenta quel patrimonio di tutta l’umanità che è l’Amazzonia.
I movimenti contadini, tra i quali i più rappresentativi sono i Sem Terra, sono composti da persone povere che vogliono lavorare la terra, che non vogliono andare a vivere nelle favele vivendo di espedienti e finendo tra le braccia delle banda criminali. In questi ultimi anni parecchie persone fuggono dalle città, vogliono ritornare in campagna e si rivolgono al Movimento Sem Terra (MST) per poterlo fare. L’attuale costituzione brasiliana del 1988 riconosce la funzione sociale della terra e prevede la possibilità di esproprio di tutte le terre improduttive, attraverso un risarcimento in denaro al proprietario. L’esproprio di queste terre da parte dello stato e la loro distribuzione per realizzare una vera riforma agraria, è sempre stato l’obiettivo del Movimento Sem Terra. La dichiarata difficoltà dello Stato a trovare risorse per risarcire gli espropri ha spinto i Sem Terra anche su un altro percorso, occupare le terre grilate, cioè possedute impropriamente attraverso documenti falsi (e quindi di proprietà dello stato); lo scopo è di rivendicarne l’assegnazione collettiva in applicazione della legge federali di Riforma Agraria.
Concludo riportando particolari episodi che avvengono nel contesto della fazenda, a volte spariscono lampade dei porticati di casa, attrezzi non custoditi, persino un mulo che rimaneva legato all’aperto non è più stato ritrovato.
E’ facile dare la colpa alla gente dei sem terra, ma alla base di tutte le cose prima elencate, mi viene da pensare che siano azioni della violenza organizzata, che opera anche in un contesto così tranquillo come il nostro. Gesti non fatti dalle mani dei sem terra, ma dai latifondisti per mettere in cattiva luce proprio i lavoratori che abitano vicino a noi, gli ultimi, gli esclusi, i sem (senza), perché molti di essi, nonostante il loro movimento stia crescendo stanno combattendo per avere la propria dignità.

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