Burundi Caschi Bianchi
Storie dal Burundi: un’adolescenza ritardata
L’incontro con A. apre alla conoscenza del mondo dei bambini soldato. A. ha combattuto con i rivoluzionari dai 16 ai 21 anni, poi se n’è andato dal Paese, lasciando con fatica tutti gli affetti. Per potervi tornare, abbandonare la logica militare e recuperare l’adolescenza perduta.
Scritto da Lucia Pezzuto
Non ho portato orecchini in Burundi perché ho pensato che in Africa non mi sarebbero serviti.
E poi se mi servissero, mi sono detta, li compro lì artigianali e a buon prezzo, insomma vero “African style”.
A due mesi dal mio arrivo a Bujumbura sento la necessità di comprare un paio di orecchini, infatti quando esco in città noto che le ragazze indossano bei vestiti e anche qualche accessorio ed io non vorrei essere da meno. Non ho portato vestiti eleganti ma almeno un paio di orecchini per le occasioni andranno benissimo…
Ora il problema che mi si prospetta è dove andarli a comprare, al mercato centrale rischio di perdermi tra le lusinghe dei commercianti. L’ultima volta che ci sono andata ho perso due ore per capire che quello che cercavo non c’era (un giocattolo in buone condizioni per il compleanno di un bimbo) ma in compenso mi hanno fatto provare cappellini, mi hanno portata a vedere delle stoffe, mi hanno fatto al momento un paio di pantaloni che alla fine però mi andava stretto…No! Ho solo una mattinata e vorrei comprare un paio di orecchini. Chiedo ad A., un ragazzo che fa il volontario presso il Centre Jeunes Kamenge di accompagnarmi.
Forse per questo tipo di acquisti sarebbe stato meglio rivolgersi ad una ragazza…ma alla fine la mia mattinata è risultata proficua (almeno dal punto di vista umano).
Ci facciamo lasciare in centro e da lì percorriamo la strada che porta al quartiere asiatico. Passando davanti al centro culturale islamico mi accorgo di un cambiamento d’aria, non avverto più il forte odore della manioca, ma quello tipico delle spezie e dei profumi orientali. Ci incamminiamo verso ovest, e scorgo il lago Tanganika.
Arriviamo finalmente, dopo un’ora di camminata, all’hotel-ristorante di cui è proprietario un console. Bah! Mi vergogno un po’ a dire di quale paese, perché non sapevo che i corpi diplomatici potessero avere tale giro d’affari. All’interno c’è un negozio in cui si vendono tutti orecchini in metallo di importazione…non era quello che cercavo e comunque la questione è da rimandare perché oggi il negozio non è aperto. Tra poco è già ora di pranzo, per cui chiamo un taxi per farci riportare a casa. Durante l’attesa guardo meglio A. Ha una cicatrice sul viso ed orgoglioso mi mostra un’ancora tatuata sul petto. Sul braccio ha tatuato la lettera A, ma non è riuscito a completare il suo nome a causa del dolore. Dice di voler fare un altro tatuaggio, magari sulla mano, sperando che faccia meno male. Un altro ancora?
In Burundi non c’è il mare e A. dice di voler fare il marinaio. E pensare che qui non ho trovato neanche una persona che sappia nuotare, nonostante lo splendido lago sia balneabile. Lui però l’oceano l’ha visto, e gli ha provocato un profondo sgomento, l’ha amato e ne ha avuto paura allo stesso tempo. E quando? Tra i 16 e 21 anni combatteva con i rivoluzionari per un’idea senza confini, mi spiega. Io non capisco bene che idea ma lo lascio continuare a parlare. È stato in Rwanda, Congo ed Angola. Mentre i giovani della sua età (queste sono le parole che ha usato) facevano l’amore, lui faceva la guerra. La Trascorreva la maggior parte del tempo a camminare, ma ogni 2 giorni di cammino ce n’era 1 di riposo. Viaggi a piedi di mesi per…per cosa? Per arrivare sul campo di battaglia. Che follia! dice lui ed io confermo.
Ma al tempo della guerra era così, si decideva di combattere per ogni dove o si rimaneva a casa e si assisteva inerti alla disfatta. Lui ha deciso di andare via. Lontano dagli affetti che avvertiva sempre più presenti e che significavano la sua unica ancora di salvezza, lontano dal suo paese…ma per cosa (non capisco)?
…per ritornarci e abbandonare la logica militare, frequentare il CJK, ed ora che per fortuna la guerra è finita (perché no?) ritrovare quell’adolescenza perduta.
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