Da quattro giorni da quando sono arrivato in Bangladesh, per svolgere i nove mesi di servizio civile come Casco Bianco nella missione della comunità Papa Giovanni XXIII.
Nella missione vivono e dormono circa 100 persone a cui è stato dato rifugio per i motivi più svariati. Ogni giorno arrivano dal villaggio altri 70 bambini che frequentano l’asilo e la scuola elementare e a pranzo la mensa, fornisce mediamente da mangiare a 500 persone.
Tra gli accolti ci sono cristiani, musulmani e hindu che vivono insieme in una meravigliosa sinergia interreligiosa.
La missione si trova a Chalna, un villaggio a due ore di strada dalla città di Khulna, a ridosso delle famose foreste fluviali chiamate Sundarbans, dove trovano riparo le leggendarie Tigri del Bengala. Sarebbe meglio dire trovavano riparo, perché moltissime, insieme ad un incalcolato numero di persone che popolavano la zona, sono state falciate via dalla potenza del ciclone Sidr che ha colpito la parte meridionale del paese lo scorso novembre.
Chalna, la missione e gli altri insediamenti vicini sono stati risparmiati dalla sua furia proprio grazie a queste foreste che hanno assorbito la maggior parte dell’urto. A Chalna è morta una sola persona, colpita da un albero sradicato dal vento mentre cercava riparo, ma numerosi sono stati i danni alle abitazioni e alle imbarcazioni.
I paesi più colpiti sono quelli della costa centrale, Barisal, Potuakhali, Bagerhat, Gopalgon, Borgun, Pirojpur dove è impossibile accertare il numero preciso delle vittime.
Nonostante tutto, quando chiedo agli abitanti di questa zona se adesso hanno paura della natura, mi sento rispondere che non ci può essere paura, che sono abituati, che ogni anno qualche calamità colpisce il paese.
Anche in Bangladesh è inverno, e la sera è necessario coprirsi con almeno un maglione.
La missione ha quindi organizzato la distribuzione di abiti caldi in cinque villaggi lungo il fiume, dove la comunità ha già fatto alcuni interventi di sistemazione case e, comprandoli a Khulna di varie traglie e colori, maglioni nuovi per i bambini e usati per i più grandi.
Ho così partecipato alla distribuzione dei maglioni al villaggio di Kaliganar a circa mezz’ora di barca da Chalna.
Le case di questi villaggi sono spesso costruite sul fango, il sistema fognario è inesistente e perciò tutto viene scaricato nel fiume, lo stesso in cui si fa il bagno e si pescano i pesci e i gamberetti. Questo crea diversi problemi di salute alla popolazione locale.
Essendo l’unico occidentale presente alla distribuzione vengo lusingato da decine di sguardi, ma è sufficiente un sorriso per mettere fine all’imbarazzo che una situazione del genere può provocare.
Non ci sono parole per descrivere la gioia che ti avvolge quando i bambini ti sorridono, a Milano come a Kalinagar.
Veniamo accolti dal catechista locale insieme a tutta la comunità cristiana. La comunità musulmana di questo villaggio è invece aiutata dal governo, che non sostiene i cristiani perchè c’è la missione vicino. Molti dei cristiani presenti in Bangladesh, mi viene spiegato, sono ex fuori casta convertitisi al cattolicesimo nel tentativo di mettere fine alla condizione di radicale ingiustizia a cui erano condannati.
La distribuzione dei maglioni ha luogo in una casetta di legno nel giardino antistante alla chiesa.
Il catechista ha in mano una lista con i nomi di chi ha più bisogno. E per un paio di ore sono stati distribuiti un centinaio di indumenti, tra i mille sorrisi per la ricerca della taglia giusta.
Durante il viaggio di ritorno alla missione, mentre osservo sulle rive del fiume alcuni barcaioli che trasportano lunghe canne di bambù, donne che trascinano i retini per la pesca dei gamberetti, alcuni alberi divelti dal ciclone Sidr, persone indaffarate a rimettere in piedi le case danneggiate, il pensiero mi porta a riflettere su quanta importanza hanno le condizioni naturali e climatiche di un luogo nel plasmare la mentalità della popolazione che ci vive, i comportamenti e la conseguente forma di organizzazione economica e sociale.
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