Inghila!(1)……: inizia la lezione.
Ba Teacher: Goodmorning class!
Children (gridando): Goodmorning teacher!
Ba Teacher: Today is Tuesday, 10th july 2007.
Numbers: let`s count! : 1, 2, 3, 4,..
Ecco cosa aspettarsi ogni mattina in classe, circondata a volte da 15, altre da 20 pazzi scatenati.
Il programma è abbastanza fisso: si ripetono i numeri, si contano prima i sassi, poi i fagioli e infine le matite e si disegna un insieme di palloni sul quaderno; si prova a scrivere qualche parola, raddrizzando qualche lettera, e si colora, cercando di rimanere all’interno delle linee: l’albero giallo, la mucca viola, la casa verde, testimoniano una spiccata fantasia.
In seguito, molto più disinvolti e sicuri, i ragazzi cominciano le attività manuali che comprendono le pulizie della classe e il giardinaggio. Ormai ognuno ha trovato il proprio ruolo: Francis corre da un lato all`altro del giardino spingendo la carriola, carica di foglie secche, mentre Bowa innaffia meticolosamente le verdure dell’orto. In classe invece un gruppetto di ragazze peperine si spintona per accaparrarsi chi la scopa, chi la spazzola per lucidare il pavimento, chi la pezza per pulire i banchi.
Qualche mattinata ci avventuriamo in esperimenti creativi con tanto di pennelli e tempere, carte o lana colorata, ma i risultati non sempre sono riconoscibili; tra una pennellata e l`altra infatti Gibson si è pitturato la faccia, mentre David ha attorcigliato il filo di lana: sarà un’impresa ricomporre il telaio! Ma non importa, come dice un noto detto, l’importante è partecipare!Tutto questo sembra essere pressoché insignificante, sembra non essere altro che una piccolissima goccia in mezzo al mare, ma ha qualcosa di straordinario.
Di fronte a bambine e ragazze come Sara e Jenipher, ci si accorge che la scuola rappresenta per loro una grande occasione: un`alternativa alla solitudine, alla monotona e passiva quotidianità, la possibilità di ricevere nuovi stimoli, di essere valorizzati per le proprie capacità!
Basta aggirarsi per i compound o intrufolarsi dentro le quattro mura di mattoni seccati al sole, dove questi ragazzi vivono, per intuire che cosa li aspetterebbe a casa. La povertà insieme all’emarginazione, se non addirittura all’abuso, impedirebbe a questi ragazzi una vita dignitosa.
E così affrontiamo con entusiasmo ogni nuova mattinata e ogni nuova lezione; ascoltiamo volentieri le ripetute spiegazioni e nei momenti di scompiglio totale, proviamo a far valere la nostra piccola autorità grazie alle quattro parole in chibemba (2) che abbiamo imparato: chapwa (3), ikala bwino (4), ichongo (5).
Per ora l’educazione speciale è tutto quello che viene offerto a questi ragazzi. Non sappiamo cosa il futuro riserverà loro; riusciranno a integrarsi un giorno nella società?
Forse tra qualche anno la loro nazione potrà garantire loro un posto di lavoro, una pensione, un’adeguata assistenza sociale…per il momento ci accontentiamo della nostra classe speciale.
2. chibemba: lingua locale parlata prevalentemente nella provincia del Copperbelt.
3. Chapwa: basta.
4. Ikala bwino: imperativo che invita a sedersi in modo adeguato.
5. Ichongo: silenzio.
Gli allievi hanno problematiche ed età diversificate (dai sette ai diciotto anni). L’accesso alla scuola avviene in seguito ad un colloquio e ad una valutazione da parte degli insegnanti.
Entrambe le scuole risultano essere semiprivate: i docenti e parte delle spese sono a carico del sistema pubblico, mentre il personale ausiliario e tutte le altre spese di gestione sono coperte da donazioni e dai fondi raccolti tramite le adozioni a distanza.
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