Caschi Bianchi Cile
Obiezione di Coscienza e Servizio Civile Alternativo: a che punto siamo in Cile? Dubbi di un cittadino del mondo
La presidente Bachelet presenta un progetto di legge che stabilisce un’obiezione di coscienza al servizio militare: un’analisi del progetto da parte di un giovane italiano che sta svolgendo il Servizio Civile Volontario del suo paese in Cile
Scritto da Marco Coscione (Casco Bianco a Santiago del Cile)
A giugno la Presidente Bachelet ha presentato al Parlamento un progetto di legge “che stabilisce un’obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio e crea un servizio cittadino alternativo”. Con questo progetto il chiaro intento del governo è quello di mettere in pratica le misure 33 e 34 del suo programa per i primi 100 giorni da inizio mandato, ma andiamo a vedere che tipo di progetto è questo.
Il primo paragrafo parla di “clausola di Obiezione di Coscienza al servizio militare obbligatorio”, e già mi vengono alcuni dubbi. L’Obiezione di Coscienza (OdC) non è un diritto? Vado a cercare aiuto nella legislazione italiana, quella del mio paese. Nel 1998, dopo molti anni di lotta e mobilitazioni, il diritto all’OdC è stato riconosciuto pienamente.
Si, va bene, ma adesso sono in Cile, che mi importa dell’Italia. Ok, però l’Italia è un esempio dei molti paesi al mondo che riconoscono l’OdC come un diritto vero e proprio dell’individuo. Si, ok, molti paesi, ma non tutti, ummm, fammi un pò pensare, andiamo a vedere cosa dice il diritto internazionale. Art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, caposaldo di questa umanità: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione[…]”, libertà di coscienza? Sarà questo? Non sono ancora convinto. Art. 18 del Patto Internazionale dei diritti Civili e Politici: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e
di religione […] Nessuno può essere assoggettato a costrizioni che possano menomare la
sua libertà di avere o adottare una religione o un credo di sua scelta[…]”. Libertà di coscienza? Che cosa significa? Cosa mi dice la mia coscienza? La mia patria mi sta obbligando per legge a svolgere un servizio militare per compiere il mio dovere di cittadino: ed io che faccio? Cosa faccio se credo che la patria si possa difendere anche senza armi? Che cosa faccio se le mie convinzioni religiose, filosofiche, etiche, morali e politiche sono contrarie a qualsiasi tipo di azione violenta o che implichi l’utilizzo delle armi? Che faccio?
Questa è la domanda che milioni di ragazzi in tutto il mondo si sono fatti di fronte ad una legge che li obbligava ad impugnare un’arma per difendere il proprio paese… una legge che con il tempo è stata riconosciuta ingiusta ed è stata cambiata. Però ci sono paesi dove il diritto ad obiettare in coscienza ad un servizio militare obligatorio (SMO), come unica forma per compiere un dovere verso la patria, non è ancora riconosciuto. Tra questi il Cile, un paese tanto avanzato, che si crede “il giaguaro dell’America Latina”, che ratifica gli accordi internazionali sui diritti umani, come ad esempio quelli che menzionavo sopra, per poi non applicarli. Un paese dove il Servizio Militare è ancora obbligatorio, adesso ancora più di prima, quando per lo meno con la vecchia legislazione un ragazzo che non voleva fare il servizio militare non si iscriveva alle liste di reclutamente, correndo però il rischio di essere chiamato lo stesso se il numero di soldati di leva stabilito per legge non veniva raggiunto con i soli volontari. Oggi tutti i maschi sono automaticamente iscritti nelle liste di leva.
Bene, ora il governo ha pensato che forse è meglio applicare questi accordi internazionli, ma non lo sta facendo nel migliore dei modi, che sarebbe anche il più facile, dato che nel mondo esistono paesi che hanno già vissuto tutte le tappe per arrivare ad una buona legislazione in materia di OdC e Servizio Civile Sostitutivo (SCS). Sembra che il Cile voglia ripercorrere gli stessi passi (ossia gli stessi errori) che altri paesi hanno percorso molti anni fa. Uno di questi passi, forse il più importante, è evidente nell’Art. 4 del progetto: “L’ esenzione dal Servizio Militare Obligatorio in virtù della clausola di obiezione di coscienza segnalata nell’Art. 1, dovrà essere sollecitata entro i 30 giorni dopo la pubblicazione del primo sorteggio pubblico al quale si riferisce l’articolo 30 del Decreto Legge 2306 del 1978, accompagnata dalle prove e dagli antecedenti necessari”. Prove? Mi chiedo come si possano questionare le convinzioni di un individuo: come si può provare una cosa tanto intima e riservata come la religione? E poi chi ha il diritto di giudicare le ragioni per l’esercizio di un diritto? Ah beh, è chiaro, dato che qui non si parla di diritto, tutte questi problemi non si pongono.
L’Art. 3 del progetto dice: “gli obiettori di coscienza al SMO avranno l’obbligo di realizzare una prestazione sostitutiva con il Servizio Cittadino Alternativo”. Che cosa sarà una prestazione sostitutiva? Ancora una volta mi vado a studiare il diritto internazionale. La Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite “[…] ricorda agli stati […] la sua raccomandazione affinchè stabiliscano diverse forme di servizio alternativo, per gli obiettori di coscienza, che siano compatibili con le ragioni dell’obiezione di coscienza, che abbiano un carattere civile e non combattivo, che risultino utili all’interesse pubblico e che non siano di natura punitiva[…]”. Adesso sembra più chiaro, o no? Una prestazione sostitutiva, quindi, non deve avere niente a che vedere con le armi, le guerre, i militari. Ma allora perchè all’art. 12 del progetto il Governo propone che “il ministero della difesa sia il responsabile amministratore del Servizio Cittadino Alternativo”?… dovremmo ripensare il concetto di “difesa”: dovremmo ripensarlo in un senso più ampio, che includa attività finalizzate allo sviluppo sociale, culturale, politico ed economico del paese, attività che aiutino la cooperazione tra i popoli, attività coerenti con gli ideali di pace e nonviolenza sui quali si fonda l’obiezione di coscienza. In nessun caso il SCS dovrebbe contemplare prestazioni nei corpi delle forze armate o che appoggino missioni militari, anche se queste prestazioni non prevedono l’uso delle armi. Penso alla missione cilena ad Haiti, ma anche alle parole di una amico che leggendo il progetto mi dice “alla fine gli obiettori diventaranno i veterinari dei cavalli dei carabinieri”. È una battuta che spiega molto bene ciò che molta gente pensa di questo progetto e più in generale di come si sta affrontanto in Cile il tema dell’OdC e del SCS.
Ripensare il concetto di difesa? WOW!! Incredibile a che punto siamo arrivati con il semplice fatto di parlare di obiezione di coscienza e servizio civile sostitutivo.
Ripensare la difesa significherebbe ripensare “l’attacco”, ripensare al perchè continuiamo a costruire e comprare armi, ripensare perchè i paesi del mondo continuano a credere nelle guerra come metodo di risoluzione dei conflitti. Penso a ciò che dicono i cileni sulle relazioni del loro paese con la Bolivia ed il Perù. Sarà l’ingenuità di un italiano in Cile, ma qui la maggioranza della gente vede ancora possibile un conflitto armato con la Bolivia o il Perù. E quindi qual è il miglior modo di difendersi se non quello armato? Il dialogo, la risposta diplomatica ad un vecchio problema ancora irrisolto, la cooperazione, la fratellanza tra i popoli latinoamericani non sono risposte contemplate.
Perchè no? Perchè la gente non pensa a questi aspetti della vita e della politica? Sarà un problema d’educazione? È perchè la gente continua a nascere e crescere in un mondo dove i mezzi di comunicazione parlano solo di guerre, violenza, insicurezza? Ripensare l’educazione? WOW, incredibile a che punto siamo arrivati.
Cara Presidente Bachelet, apprezzo il fatto che finalmente si voglia legiferare in materia di OdC anche in Cile, un paese dove le Forze Armate continuano ad avere un potere fondamentale e garanzie economiche enormi, ma non sarebbe forse meglio farlo in un modo più adeguato ai tempi che stiamo vivendo? O almeno farlo senza ripetere gli stessi errori che nel passato hanno fatto gli altri paesi? Ed infine, un Servizio Cittadino Alternativo non sarebbe meglio organizzarlo ascoltando i cittadini, i movimenti sociali, le associazioni ed organizzazioni cittadine che beneficeranno di questo servizio? O veramente questo servizio servirà solo a creare nuovi veterinari?
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