Caschi Bianchi Cile

Vita quotidiana nella toma

Cindy vive alla periferia di Santiago, violenza, uso di droghe, promiscuità nelle case e povertà estrema: da qui la vergogna, il senso di frustrazione e di impotenza. Un sogno? Una famiglia, una casa di cui i figli non debbano vergognarsi, e il desiderio di essere capita.

Scritto da Chiara Perego, Casco Bianco a Peñalolen

L’intervista a Cindy, una ragazza di 18 anni che vive nella toma (la baraccopoli di Peñalolen(1)), è stata realizzata da Cristian Troncoso, ex tossicodipendente riabilitatosi nella comunità terapeutica dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, qui a Santiago del Cile.

1. Come sei arrivata alla toma?
«Mia madre arrivò per prima. Quando venni credevo che mi sarei fermata solo per le vacanze: in realtà sono restata qui fino a oggi.»

2. Come hai vissuto gli anni della scuola?
«Non mi sono sentita discriminata. Riguardo alle cose materiali provavo rabbia dentro di me perché le mie compagne avevano sempre soldi e vestiti nuovi, e questo mi buttava giù moltissimo. Piangevo e mi sentivo impotente per il fatto che a me mancavano bagno, doccia o caldaia.»

3. Parlami della situazione di estrema povertà che si vive nella baraccopoli. 
«Quando arrivai, dovetti affrontare una situazione ripugnante, dovendo realizzare le mie necessità fisiogiche in un barattolo: qualcosa di denigrante cui tutti si dovevano sottoporre (…) Avevo un orecchino d’oro, un gran tesoro per me, lo persi in una specie di canale in cui scorreva l’acqua che fuoriusciva dalle case raccogliendo gli escrementi e i rifiuti.»

4. Che rapporto hai con gli altri adolescenti della baraccopoli?
«Quando avevo 14 anni avevo una buona relazione con gli amici, senza violenza. Credo di aver vissuto bene il mio rapporto con loro a quel tempo. Poi quegli stessi adolescenti crebbero e iniziarono a trasformarsi in delinquenti. Sono le cattive compagnie che danneggiano i bambini.»

5. Parlami della presenza di droga e alcol nella toma.
«La droga si trova ad ogni angolo. Molte persone sono coinvolte nel microtraffico: tentano di uscire dalla povertà e poter dar da mangiare ai loro figli. Ci sono anche parecchie persone che sono lasciate a se stesse e si buttano nell’alcool. Negli anni c’è stato un cambio nelle abitudini della gente: prima si consumava più alcool che droga, mentre ora l’uso della droga è incrementato. Il consumo di marijuana durante le molte feste che si tengono nella baraccopoli avviene con estrema naturalezza, così come nelle strade della toma. Mi sento impotente quando vado a comprare un dolce con mio fratello di due anni e passa un tipo fumando marijuana. I bambini della baraccopoli imitano i loro genitori e famigliari e imparano presto a fare spinelli di marijuana: ci sono adulti incoscienti che consumano droga di fronte ai minori.»

6. La violenza all’interno della toma.
«La toma si divide in zone che hanno i loro propri comitati. Come regola essi non si danneggiano all’interno dello stesso comitato, ma ciò non avviene tra comitati diversi. Entrano gli uni nelle case degli altri, rubano, litigano. Qui vige la legge della giungla, il più forte prevale. Nel fine settimana aumenta la violenza a causa dell’alto consumo di alcool e nelle liti capita anche di sentire spari di armi da fuoco. Occorre menzionare anche le violenze ai minori che si consumano all’interno della toma: l’omertà e la paura di rappresaglie impediscono la denuncia di tali fatti.»

7. Esiste la privacy in queste abitazioni?
«Assolutamente no. Ad esempio se mia mamma mi picchiava perché ero disobbediente, i vicini sentivano tutto e quando uscivo mi chiedevano perché ero stata picchiata. Ciò mi dava molto fastidio e mi faceva arrabbiare perché mi sentivo impotente.» (Cindy non parla dell’inquietante livello di promiscuità, caratteristico di tutti i quartieri poveri: è normale che due-tre persone anche di sesso diverso condividano lo stesso letto o che nuclei famigliari di sette o più persone vivano in abitazioni composte da due stanze. Non è raro che i bambini siano presenti quando i genitori hanno relazioni sessuali o che siano vittime di molestie. NdT.)

8. Cosa ti dà più fastidio del vivere nella baraccopoli?
«La mia casa. Perché la casa nella quale vivevo prima è come un castello in confronto a questa baracca di legno, questo mi fa vergognare a volte. Se uno alza il mio letto trova di tutto… e poi non c’è spazio.»

9. Quali sono le condizioni riguardo alla pulizia e all’igiene?
«È difficile mantenere pulito perché c’è molta terra e polvere nella baraccopoli; in inverno c’è fango ovunque. Mio fratello minore si ammala spesso perché ci sono buchi nel tetto e il freddo è terribile. La mia camera è un frigorifero… si è sempre salvata dalla pioggia, ma questa settimana che ha piovuto molto, una notte mi sono svegliata alle 12 perché ero tutta bagnata: la pioggia era entrata dal tetto che è in pessimo stato.»

10. La tua attitudine riguardo alle autorità.
«Mi sono resa conto che si stanno aprendo più opportunità, iniziano ad arrivare i sussidi. L’unico aiuto ricevuto finora dal governo è stato il nylon per coprire il tetto… mi dà fastidio che i volontari delle classi alte vengono nella baraccopoli a promettere cose che poi generalmente non portano a compimento.»

11. Quali sono i tuoi sogni?
«Farmi una famiglia e darle tutto ciò che io non ho mai potuto avere. Avere una bella casa, di modo che quando i miei figli tornano a casa non debbano vergognarsi di com’è. Sposarmi di sicuro. E che alcune volte mia madre mi possa capire.»

Note:1. Vedi articolo collegato “Venite a vedere il vero Cile”.

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