Caschi Bianchi Kenya
Dopo la speranza
Si può amare sempre e comunque? Si, se si capiscono le ragioni che causano determinati comportamenti a prima vista inconcepibili. Le radici della violenza risiedono nella povertà e sono di solito poco chiare a chi vive nel primo mondo, che non comprende come sia facile cadere nella spirale della povertà.
Scritto da Andrea Aspesi, Casco Bianco a Nairobi
ATTENZIONE: questo è un pensiero…
Che si è trasformato in esattamente non so cosa…
Non è semplice, anzi è molto crudo…
In alcuni punti scrivevo con le lacrime agli occhi…
La seconda parte non racconta una storia vera, ma è un insieme di cose che potrebbero succedere qua, ma non solo…
Se ci sono bambini lì intorno mettetegli le mani sugli occhi e le orecchie… anzi è bene che sappiano (la via della verità è sempre la migliore), quindi prima leggete voi, poi spiegatelo con la più volonterosa calma e saggezza…
Se non volete continuare a leggere, fermatevi pure, però almeno dedicatemi un pensiero, io queste cose le vivo tutti i giorni, dolori che mi pesano dentro come macigni sul cuore…
Amare… si possono amare i ciechi, gli storpi, gli emarginati, gli handicappati, gli zingari, i tossicodipendenti, gli alcolizzati…ma prova ad amare uno che ti prende per il culo in un’altra lingua, che vuole i tuoi soldi puntandoti un coltello in faccia, che, ubriaco, non ti lascia andare, che sul bus prova a metterti la mano in tasca per rubarti il portafoglio, o peggio che entra in casa tua e picchia il tuo figlio, o violenta tua moglie, prova tu ad amare anche in questi casi, mica semplice, mi chiedo se si può…
…credo di sì.
Chiaramente non gli fai una carezza, oppure “ti aspetto la prossima volta, sei il benvenuto”, certo che è difficile “amare”, la prima reazione è animalesca, in alcuni momenti mi verrebbe voglia di tirare due di pugni e stenderlo per bene quel bastardo che ha tentato di darmene uno, ma che cazzo vuole da me? Come si permette? Ti faccio vedere io così la prossima volta ci pensi due volte prima di rifare quello che hai fatto!
…poi però penso che dietro ad ogni azione c’è una causa, e la causa qui ormai ho imparato a conoscerla, in una parola, baraccopoli!
Allora, tu arrivi dalla campagna, non hai nulla, sei proletario, cioè sei solo proprietario dei figli, ti sposti verso la città perché ti hanno detto che sicuramente troverai benessere, lo vedi dalla poca, ma ricca “gente di città” che hai visto passare con il fuoristrada mentre tu coltivavi campi in cui per la troppa pioggia il raccolto ormai troppe volte è andato distrutto, allora arrivi e cerchi un posto dove stare, una casa, qual è quella meno costosa? Baracca singola per favore, ma qua niente favori e tutto si paga, tutto, il landlord (ricco signore delle terre che possiede non la terra ma le baracche e si arricchisce con i soldi del tuo affitto) ti propone pagamento posticipato per il primo mese, accetti subito, non hai alcuna alternativa… non puoi neanche tornare indietro perché gli ultimi soldi li hai spesi per il viaggio (sola andata naturalmente), non vorresti quella lurida baracca, ma NON HAI ALTERNATIVE… accetti!
Con tutta la tua buona volontà, ma anche con la tua ignoranza da contadino sperduto in Africa, cerchi lavoro, onestamente, lavori sporchi non ne vuoi, quello che tuo padre ti ha insegnato in campagna è che se lavori onestamente ne sarai ripagato (se hai avuto la fortuna di avere un padre), e inspiegabilmente non trovi nulla, nessuno che ha bisogno, cerchi imperterrito per giorni mentre i tuoi figli non mangiano, trovi magari solo qualche lavoretto a giornata nelle piantagioni di caffè, questo se sei uomo, se sei donna e il marito starà ormai uscendo dalla casa della quinta donna dopo due settimane che è scappato dalla tua, allora il problema è più grosso, i figli? Hai due bimbi piccoli e non potrai mica portarli sul posto di lavoro?! Nessun datore di lavoro accetterebbe mai: il figlio strilla, deve essere nutrito e cambiato, e così rallenta la tua capacità produttiva, assolutamente no. Ho detto che nessun datore di lavoro accetterebbe mai una dipendente con il figlio dietro la schiena, tranne… la soluzione c’è: potresti essere tu il datore di lavoro, beh, fatti venire un’idea, inventati un lavoro, benissimo, e il capitale iniziale? Scordati che qualcuno ti presti qualcosa, sono tutti ridotti come te e quelli che hanno i soldi non te li presteranno mai, tu non puoi dargli nessuna sicurezza che riuscirai a ripagare il debito, anch’io non so se te lo presterei. Allora guardati bene intorno e fai un po’ i conti di quello che hai, dunque dei vestiti (quelli addosso perché durante il viaggio ti hanno rubato la borsa), i tuoi figli, e te stessa, il tuo corpo, non vorrai prostituirti spero!!! Non esiste, so che non lo farai per niente al mondo, allora controlliamo le alternative:
A – Dunque, lavoro niente per via dei figli, bene potresti sbarazzarti dei figli, ma tu non ne vuoi neanche sentirne parlare, sono d’accordo.
B – Semplice, ti metti a rubare, ma attenta che se ti scoprono puoi finire veramente male… e tuoi figli morirebbero soli in casa dopo giorni senza acqua né cibo; puoi rischiare, ma non vuoi mettere a repentaglio la vita dei tuoi bimbi, dunque le prime due alternative sono state scartate, vediamo la terza…
C – Vuoi guadagnare qualche soldo senza abbandonare i bambini possibilmente lavorando in casa? Guarda che è molto semplice, io l’ho già detto, ancora rifiuti la mia offerta? Bene, puoi provare a stare qualche altro giorno senza cibo, inizierai e non riuscire più neanche a dormire dalla fame, ti sveglierai con la pancia vuota, mentre i tuoi adorati figli staranno piangendo per lo stesso motivo, e un altro pensiero ti assale, se tra due settimane non darai 200 Ksh (2€ ca.) al landlord questo ti sbatterà fuori senza nessuna pietà, perché ci sarebbe un sacco di gente che approfitterebbe di questo landlord troppo sensibile.
Bene, esattamente in quel momento capirai quanto ami i tuoi bambini, metterai sulla bilancia l’amore per te e l’amore per i tuoi figli: mamma, quanto ami le tue creature? Se la risposta sarà “tanto, ma non sono capace di sacrificare me stessa”, allora nella migliore delle ipotesi li lascerai davanti alla porta di una chiesa.
Ma se ami di più i bambini che te stessa, allora qui inizia un circolo vizioso a spirale, anche adesso mi vengono in mente i gironi dell’inferno, sempre più giù, fino a quando riesci a sopportare il male dentro il cuore.
In quel momento realizzi, dal giorno dopo agisci.
Ti senti mancare il fiato ogni volta che qualcuno comincia a toccarti, ti spoglia, questo sconosciuto di cui non sai neanche il nome sta violando il tuo corpo, sta distruggendo secondo per secondo ogni tuo sogno, sta violentando la tua anima, ti uccide dentro ogni volta e magari i tuoi figli piccoli guardano. Li guardi e pensi che un uomo ti sta “amando” per l’amore tuo verso i tuoi figli, ma fa male e piangi… e l’amore si trasforma in odio, pensi che loro sono la causa di tutto, però hanno la pancia piena e stanno bene, e questo forse ti fa calmare. Anche se il tuo essere donna sta per essere distrutto, e vorresti volare via con la mente, almeno con la mente. Dio dove sei? Portami via ti prego, non voglio, ti prego, fammi volare via lontano, e se non l’hai già capito scopri che un modo c’è. Dio proprio non riesci a trovarlo in tutto questo; è più semplice ricorrere all’alcol, tanto alcol, sempre di più. Intanto i giorni e gli uomini passano, i figli crescono, anche se uno è fortemente malato di tubercolosi e l’altro si è bruciato accidentalmente la faccia e tutto il braccio, tu ti accorgi di essere cambiata. Non te ne frega niente di ciò che hai intorno e anche i tuoi figli passano in secondo piano, non ti fidi di nessuno perché puoi ricevere solo fregature. Poi ti accorgi di sentirti sempre debole, per un raffreddore stai male per settimane, i tuoi occhi sono ormai rovinati dall’alcol e dalla malattia, ebbene sì, non hai la certezza, è inutile fare il test per l’HIV, la cura ti costerebbe troppo, ma sai di essere malata incurabilmente. Ecco allora che la poca speranza che avevi muore completamente. Si dice che la speranza è l’ultima a morire, e dopo?
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